La percezione della criminalità straniera in Italia: i numeri raccontano una storia diversa

percezione della criminalità straniera in Italia

La percezione della criminalità straniera in Italia è da tempo oggetto di dibattito, un argomento che attrae l’attenzione mediatica e politica e suscita un’ampia gamma di reazioni nella società. Tuttavia, una recente analisi dei dati del rapporto “La criminalità: tra realtà e percezione” pubblicato dal Ministero dell’Interno nel 2023 rivela una narrazione più complessa e sfida le convinzioni comuni.


Nel panorama mediatico e politico italiano, il dibattito sulla criminalità degli stranieri sembra dipingere il quadro di una nazione ansiosa e preoccupata per la propria sicurezza. Tuttavia, un’analisi attenta dei dati rivela una realtà contraddittoria che sfida le impressioni comuni. Secondo il rapporto “La criminalità: tra realtà e percezione“, recentemente pubblicato dal Ministero dell’Interno nel 2023, solo il 4,7% degli italiani individua l’eccessiva presenza di immigrati come una causa significativa della diffusione della criminalità nel paese. Questo dato sorprendente indica un netto calo rispetto al 2017, quando il 12,5% degli italiani sosteneva questa tesi, e al 2019, quando la percentuale era ancora significativamente più alta, ossia l’11,4%.

La percezione dell’immigrazione come un pericolo per la sicurezza pubblica è variegata tra i diversi gruppi politici. Il 6,3% di coloro che si identificano con le correnti di sinistra o centrosinistra attribuisce la crescita della criminalità agli immigrati. In contrasto, il 16,5% di chi si schiera con la destra o il centrodestra ritiene che l’eccessiva presenza di migranti sia responsabile della criminalità, mentre il 5,1% dei sostenitori del Movimento Cinque Stelle condivide questa opinione.

Un’analisi più approfondita dei dati rivela una correlazione tra livello di istruzione e percezione della criminalità legata agli stranieri. Il 2,8% di coloro che non hanno alcun titolo di studio o possiedono solo la licenza elementare attribuisce la criminalità agli immigrati. La percentuale sale al 7,9% tra coloro che hanno completato la scuola media, e al 4,5% tra coloro in possesso del diploma di maturità. Sorprendentemente, solo il 3,0% di coloro che hanno conseguito una laurea, un master o un dottorato sostiene questa tesi, suggerendo che un livello più elevato di istruzione è associato a una visione meno allarmista del fenomeno.

Inoltre, soltanto l’8% degli intervistati ritiene che limitare l’accesso agli immigrati sia la chiave per risolvere il problema della criminalità. Questo dato indica che la maggioranza della popolazione riconosce che la questione è più complessa e richiede soluzioni diverse.

Infine, quando si tratta di identificare gli autori dei crimini, il 6,1% degli italiani ritiene che siano prevalentemente i connazionali a commettere atti illeciti, mentre il 20,7% attribuisce la responsabilità principalmente agli stranieri. La maggioranza, pari al 47,0%, crede che le due componenti abbiano un peso simile nella commissione di reati, mentre il 26,2% si dichiara incerto.

In sintesi, nonostante il costante clamore mediatico e politico intorno alla presunta correlazione tra l’immigrazione e la criminalità, i dati presentati dal rapporto del Ministero dell’Interno nel 2023 suggeriscono che una fetta significativa della popolazione italiana non attribuisce alla presenza degli stranieri la colpa dei problemi legati alla criminalità. Inoltre, l’istruzione sembra giocare un ruolo importante nella percezione di questo fenomeno, con chi possiede un livello di istruzione più elevato che guarda alla questione con meno apprensione. Questi dati pongono l’accento sulla necessità di un approccio più sfaccettato e informato nella discussione sulla criminalità in Italia, incoraggiando una visione basata su fatti concreti piuttosto che sulla paura e la percezione distorta.

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