L’Assemblea Generale dell’ONU ha approvato la sospensione universale della pena di morte: nuovi Paesi membri hanno aderito quest’anno.
L’iniziativa dell’organizzazione nasce nel Dicembre 2007 per abolire definitivamente la pena capitale. La moratoria universale della pena di morte è stata ratificata all’Assemblea Generale a maggioranza. Sono stati 104 i voti dei Paesi favorevoli, con 54 contrari e 29 astenuti. Da quel momento si tengono ogni due anni le riunioni per ratificare la moratoria, in cui l’Italia ha sempre un ruolo attivo. Continua a crescere il numero dei nuovi Paesi aderenti, e insieme ad esso cresce la speranza del raggiungimento dell’abolizione della pena di morte dell’unanimità.
Una questione etica
La pena capitale risale al 1700 a.C. Il primo documento a testimoniarlo è il Codice di Hammurabi. Sono ancora 56 gli Stati in cui è ancora in vigore oggi. Tra i più attivi Cina, Iran, Arabia Saudita, Iraq, Egitto. Anche in questi Paesi è diventato più difficile giungere ad una condanna estrema. Il merito va alle associazioni internazionali come Amnesty International, in lotta per la tutela dei diritti umani. Anche questo Dicembre 2020 la risoluzione biennale dell’ONU è stata ratificata da nuovi Paesi. L’organizzazione non emette decisioni vincolanti, ma il valore politico dell’adesione di nuovi Stati testimonia l’importanza di abbracciare un cambiamento.
Cos’è cambiato questo 2020
Questo 2020 la moratoria è stata approvata da 123 Paesi, superiori ai 121 sì del 2018. 38 sono stati i no e 24 i Paesi astenuti. Dicono per la prima volta sì Gibuti, Libano e Corea del Sud. Tornano a favore Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, Eswatini, Guinea, Nauru, Filippine e Sierra Leone. Tra i contro Dominica, Libia e Pakistan. Si astengono dal voto Antigua e Barbuda, Sud Sudan, Isole Tonga e Uganda. L’ONU non si ferma e procede sicura, attraversando le oscillazioni.
Elena Marullo