È di pochi giorni l’estensione dell’uso della pena di morte in Bielorussia contro funzionari e membri dell’esercito colpevoli di tradimento.
La notizia dell’estensione dell’uso della pena di morte in Bielorussia è dello scorso 9 marzo. A firmare la legge è il presidente Aljaksandr Lukašėnka. Questa nuova norma fa parte delle modifiche al codice penale volte a rafforzare la lotta della Bielorussia contro i crimini di orientamento terroristico e antistatale. Approvato il 7 dicembre 2022, il disegno di legge include anche un’azione penale detentiva da tre a dieci giorni per la diffusione di informazioni false che screditano le forze armate del Paese.
La pena di morte è consentita dal sistema legale bielorusso dall’indipendenza dall’Unione Sovietica del 1991. La condanna è utilizzata contro l’omicidio aggravato e gli atti terroristici con perdite di vite umane. La notizia sull’estensione della pena di morte anche ai funzionari e ai membri dell’esercito ritenuti colpevoli di tradimento si pone in linea con le modifiche dell’ultimo periodo. Infatti, lo scorso anno le leggi sulla pena di morte in Bielorussia hanno subito alcune aggiunte, vedendo l’estensione della sua applicazione anche ai tentativi di compiere atti di terrorismo.
Secondo alcuni, le modifiche alle norme in materia di pena di morte sono correlate alla guerra in Ucraina. Anche se non ha inviato truppe, la Bielorussia ha permesso alla Russia di usare il suo territorio come base di lancio per la prima invasione del febbraio 2022. Da allora ha lasciato che aerei da guerra e droni russi usino il suo spazio aereo per attaccare l’Ucraina.
Le controversie sull’applicazione della pena di morte in Bielorussia
La Bielorussia è l’unico Paese europeo ad ammettere legalmente la pena di morte e l’unico in Europa ad aver effettuato esecuzioni nel 21° secolo. Secondo Marie Struthers, direttrice di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale, la legge sulla pena di morte è contraria agli obblighi internazionali della Bielorussia ed è dimostrazione di un profondo disprezzo per i diritti umani.
Come riportano gli ultimi studi dell’OSCE (Organization for Security and Cooperation in Europe), le condanne a morte e le esecuzioni in Bielorussia mancano di trasparenza. Infatti, secondo la legge del Paese le informazioni sulla pena di morte sono classificate come “segreto di Stato”. Oltre a complicare il monitoraggio e la rendicontazione delle pene e delle esecuzioni, l’assenza di trasparenza ha impatti fortemente negativi sugli individui coinvolti. Infatti, la persona condannata, il suo avvocato e la sua famiglia non sono informati su quando avviene l’esecuzione. L’incertezza sul momento della minaccia di morte causa sofferenze psicologiche assimilabili alla tortura. La mancanza di trasparenza può costituire una violazione dell’articolo 7 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, firmato dalla Bielorussia nel 1973.
Secondo un recente report delle Nazioni Unite, un’ulteriore problema riguarda l’applicazione della pena di morte in Bielorussia. Si tratta dell’assenza di indipendenza della magistratura sulle condanne. Questo fattore mette in pericolo il rispetto della presunzione di innocenza e dei diritti umani delle persone coinvolte. Si tratta di una questione che aggrava una situazione già di per sé controversa. In riferimento alle modifiche sulle leggi sulla pena di morte dello scorso anno, Amnesty International afferma che le autorità bielorusse hanno adottato una definizione pericolosamente vaga di “terrorismo”.
In un clima politico repressivo e soffocante in Bielorussia, gli oppositori del governo rischiano ora di essere fucilati se osano parlare.
L’ultima estensione dell’uso della pena di morte in Bielorussia rende questo rischio sempre più tangibile.