La Papessa

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Mario Piazza ultimavoce.it

di Mario Piazza


Sul palco degli Stati Generali della Natalità c’è la premier e “Papessa” Giorgia Meloni vestita in bianco con Papa Francesco che scherza: “Oggi ci siamo vestiti uguali”.


Mi ha divertito la Meloni di bianco vestita accanto al Papa.

Avrebbe potuto appendersi al collo un bel crocifisso dorato, calzare babbucce, mettersi una papalina sulla capoccia e avanzare ieratica verso Francesco benedicendolo. Già pregusto la scena di quando incontrerà il Dalai Lama vestendosi di arancione e il Mullah di Teheran appiccicandosi una barba finta.
Perché lei è Giorgia, è donna, è madre, è italiana ma quel che più conta è una bravissima cabarettista. Per coronare degnamente la sua carriera sarebbe dovuta finire al Bagaglino con Pippo Franco e Pamela Prati. E’ solo un karma disgraziato (il nostro, non il suo) che l’ha portata a Palazzo Chigi.
L’argomento trattato invece, la natalità, è serissimo e coinvolge ogni aspetto della nostra vita presente e futura, culturale, sociale, economico e politico. Da serio si trasforma in tragico quando un tema etico ma del tutto marginale come il cosiddetto “utero in affitto” viene infilato a viva forza nel dibattito con il solo scopo di criminalizzare l’omosessualità in una società che di libero, liberale e liberista sembra ormai avere soltanto l’economia e lo sfruttamento.
Procreare è una funzione naturale che fa parte della vita stessa come mangiare e respirare, funzioni che non possono essere regolate con una legge. Una legge può però vietare lo sfruttamento di un corpo altrui con qualsiasi forma di coercizione, ma come si può considerare il denaro una forma di coercizione quando con esso si mandano i soldati a morire in battaglia e i braccianti a crepare nei campi e per esso ci sia campo libero alla prostituzione, sul marciapiede o sul divano di un produttore, nel cesso di una discoteca o nell’ufficio del proprio capo?
Ma qua c’è in ballo la vita del nascituro, qualcuno potrà pensare per censurare queste gravidanze a pagamento. Certo, il quale nascituro potrà averne una fortunata o disgraziata come chiunque altro a prescindere dalla omogenitorialità. Mi pare molto meno immorale delle vite già in essere sacrificate in guerra, sul lavoro o ancor peggio sull’altare della sanità privata a cui chi non possiede il denaro per “coercizzare” la propria morte non ha accesso.
Il Papa fa il Papa e la sua dura condanna morale ci può anche stare, ma se la stessa condanna proviene da un politico c’è da preoccuparsi per l’ipocrisia, la superficialità e la strumentalizzazione di una questione tanto complessa.
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