“It’s a Man’s Man’s Man’s World” cantava James Brown alla fine degli anni ’60.
E forse non aveva tutti i torti.
In una società che vede pian piano allinearsi i pari diritti di genere e che lotta sempre più per un nuovo ruolo della donna, meno allineato ai canoni sociali imposti per secoli, aumentano al contempo i casi di violenze sessuali e femminicidi. Come se la reazione diretta fosse lo smarrimento del maschio in quanto tale ed il rifiuto del nuovo gioco dei ruoli che l’evoluzione sociale cerca giustamente di portare avanti.
E’ proprio in questa logica che si sviluppano due nuove modalità d’aggressione, meno dirette e di difficile individuazione, ma che possono comunque ledere nel profondo la psicologia della vittima in questione.
Da un lato abbiamo lo “stealthing”, termine usato per definire la pratica in cui un uomo toglie il preservativo di nascosto durante l’atto sessuale, quando il consenso esplicito era stato dato solo per un rapporto protetto. Un inquietante fenomeno che colpisce maggiormente le donne, ma che non vede esclusi nemmeno i ragazzi omosessuali.
Lo stealthing è uscito allo scoperto solo recentemente, grazie allo studio americano condotto da Alexandra Brodsly per il Columbia Journal of Gender and Law, riportato dall’Huffington Post i primi di aprile. Nello studio si analizzano anche le numerose comunità online nate a difesa dello stesso, in qualità di “diritto naturale degli uomini”, al fine di difendere la “lecita diffusione del seme”. In queste comunità si consigliano i nuovi adepti sulle pratiche più funzionali e si incita all’utilizzo dello stealthing come forma di riconquista sociale.
Da rimarcare per correttezza, i pochi ma esistenti, casi di stealthing femminile: donne che bucano il preservativo al fine di rimanere incinte con l’inganno. Pochissimi e mancano totalmente di una rete di sostegno al riguardo: per ora si parla solo di casi singoli, che vedono più un’analisi psicologica individuale al loro seguito, che una diffusione sociale.
Violando fortemente il consenso condizionale e mettendo a repentaglio la salute, per l’esposizione a malattie sessualmente trasmissibili, lo stelathing è perseguibile e la difesa legale viene invalidata.
A gennaio 2017, in Svizzera, un uomo di quarantasette anni è stato condannato a dodici mesi con sospensione condizionale, aprendo il via alle prime sentenze.
Altra pericolosa pratica, venuta alla luce piuttosto recentemente ma che vede precedenti anteriori, è l’eiaculazione interna senza consenso della partner: quest’ultima vede vittime esclusivamente le donne e il motore psicologico nasce spesso dalla paura dell’abbandono, nella speranza che una gravidanza possa costituire una catena di costrizione efficace.
La Cassazione, con una sentenza del 7 marzo 2016 ha chiarito che l’eiaculazione non deve essere considerato un segmento “neutro” del rapporto, poiché può trasformarlo da voluto in non voluto. Non si può più dunque escludere l’ipotesi di violenza sessuale, laddove il consenso all’atto finale manchi.
Entrambi aberranti, i nuovi “trend” sessuali illegali mettono però in luce un forte disagio in espansione nel genere maschile, che nei secoli ha visto modificarsi il proprio ruolo dominante e l’ha probabilmente avvertito come una sovversione della sua mascolinità.
Una problematica sociale questa, assolutamente da non sottovalutare e che richiede maggiore analisi e prevenzione.
Isabella Rosa Pivot