La notte dei retori morenti

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Ultimamente ho sentito che in una università milanese si terrà un master in retorica. Inutile dire che tale prestigioso “corso di approfondimento” è sponsorizzato da un arcinoto, provinciale e strapotente network televisivo.

Obiettivo del master  consiste nel dar vita ad una retorica 2.0, grazie allo studio di new entry della comunicazione di massa del calibro di Aristotele, Cicerone e Quintiliano.

Precisiamo, ognuno è libero d spendere i propri soldi come vuole, e di certo tale titolo aprirà delle porte; neanche voglio star lì ad evidenziare l’inevitabile contradictio in adiecto, infatti se vogliamo parlare seriamente di retorica non possiamo non prenderne in considerazione i padri; quindi ben venga l’antica e sempre attuale novità che non ha reso celebre Bernardo di Chartres ai più: siamo nani sulle spalle dei giganti. In realtà quello che mi preme evidenziare è l’impossibilità di una “fantomatica” nuova retorica … di una retorica 2.0.

Oggi è impossibile fare retorica vera, il tempo a disposizione, la forza degli argomenti e il bagaglio culturale per  esporli non ce lo permettono. Gli esempi di retori contemporanei che abbiamo sottomano sono una triste dimostrazione della mia dichiarazione. Prendiamo una frase di Renzi, pronunciata durante la presentazione di un libro, e che ha fatto il giro del web un paio di settimane fa: “Il mondo contemporaneo è fatto su misura  per Italia” ( banale pausa di suspance e sventolata spavalda di un libro che non leggerà mai) “però l’Italia deve cambiare.” Errore blu! Da sottolineare dieci volte!

Renzi in questa frase commette un errore fondamentale: la secondaria contraddice in toto la primaria in nome dell’effetto, anche banale ad onor del vero.  Perché bisogna cambiare per vestire qualcosa che è fatto già su misura per noi?

Regola basilare della Retorica consiste nel sapere che chi enuncia non è mai solo e che i fatti non sono più importanti delle parole e le parole non sono più importanti dei fatti. Qualsiasi  affermazione, per esser credibile e convincente, deve evitare in tutti i modi lo scandalo della contraddizione.  Se Renzi, ad esempio, avesse detto: “se l’Italia continuerà a cambiare, il mondo sarà a misura dell’Italia” allora sì che che c’è un’utile coerenza. Infatti, in questo caso, la primaria avrebbe mantenuto non solo la captatio benevolentiae di ciceroniana memoria, ma Renzi si sarebbe anche assicurato – in modo sotteso ma evidente – la paternità del cambiamento in atto (se proprio ci tiene) e, infine, la secondaria sarebbe andata addirittura rafforzare (come dovrebbe essere)  l’incipit.

Perché Renzi ha sbagliato? Perché si è contraddetto? No, questo è un effetto di risulta di cui (siamo certi) non ha neanche consapevolezza, il problema è altrove.

Renzi ha sbagliato perché è erroneamente convinto – come la maggior parte di tutti noi – che una comunicazione veloce e di impatto, anche se ferocemente esposta alla contraddizione, è preferibile ad una corretta  e con meno effetti speciali.  Sacrifichiamo la solidità di un’ argomentazione sull’altare dell’effetto e del tempo reale. Due veri assassini della retorica.

La retorica non è l’arte di ammaliare, ma quella di convincere: il pathos convive serenamente con il logos e l’ethos, non li assassina appena girano le spalle.  Se non fosse stato così gli stoici sarebbero morti di fame, e forse – a voler esser “cinici” – alcuni se lo sarebbero anche meritato.

Veniamo al colpo di grazia, la regola di Teofrasto, ossia quella del buon senso: mai essere prolissi e restare sul “pezzo”, tenendo ben presente che in una sola disquisizione non si può infilare tutta la complessità del reale.

Ebbene, oggi accade esattamente il contrario: nei tempi strettissimi della contemporaneità i novelli retori vogliono:1) Far bella figura. 2) Esser convincenti. 3) Non esser contraddetti. 4) Rispondere da soli anticipatamente ad eventuali critiche senza far parlare nessun’altro (si fanno domande da soli e si rispondono da soli) 5) Convincere in due parole un’intera platea muta che tutto ciò che hanno fatto o detto sino ad ora (anche in altri luoghi, casi e tempi) è giusto.

Cinque caotici punti per dire che “se la suonano e cantano da soli”  perché evitano in tutti i modi il contraddittorio.

Ecco l’elemento finale: non esiste il “dibattito”, il confronto; al massimo rispondiamo dietro ad uno schermo dopo aver fatto una ricerca veloce su Wikipedia. Oggi sarebbe impossibile vedere Nixon con le mani sudate mentre Kennedy smonta punto per punto le sue dichiarazioni. Il presunto retore contemporaneo rifiuta il confronto: preferisce  rendersi ridicolo e darsi all’onanismo linguistico di bassa lega anziché affrontare un contraddittorio, e quando sfortunatamente per lui il confronto c’è – e non è già stabilito a tavolino-  si butta a peso morto sull’avversario parlandogli addosso. Strano, per non far parlare l’altro il tempo si trova sempre.

Allora … a che ora cominciano le lezioni di Paolo Liguori, Mario Giordano e Paolo Del Debbio? Non posso mancare … ho pagato in anticipo!

Fonte immagine: Cicerone Incazzato Nonciclopedia

 

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