Nel panorama digitale cinese, il problema del razzismo online contro i neri è una sfida cruciale. Le piattaforme di social media sono diventate terreno fertile per la diffusione di contenuti discriminatori, mettendo in evidenza la necessità di un intervento urgente per promuovere un ambiente digitale più inclusivo e rispettoso delle differenze etniche.
Negli ultimi anni, si è assistito ad un diffondersi preoccupante di contenuti razzisti indirizzati ai cittadini di origine africana all’interno e all’esterno del territorio cinese attraverso i canali digitali. I risultati di una dettagliata analisi condotta da Human Rights Watch su centinaia di video e post, a partire dal 2021, hanno rivelato una realtà allarmante: le piattaforme social cinesi di maggior rilevanza spesso ignorano la questione dei contenuti discriminatori. Purtroppo, non sono rari i casi in cui gli individui di origine africana sono stati rappresentati tramite stereotipi offensivi, alimentando l’odio e la diffidenza.
In particolare, sono emerse situazioni gravemente diffamatorie riguardanti presunti legami sentimentali tra uomini di origine africana e donne cinesi. Spesso, le donne coinvolte in tali relazioni sono diventate oggetto di commenti umilianti e persino di molestie online quando hanno condiviso foto con i loro partner neri. Questi comportamenti sono in netto contrasto con l’obiettivo principale delle piattaforme di social media, che dovrebbe essere quello di favorire la comunicazione e l’interazione pacifica tra culture diverse. È sorprendente che, nonostante il ruolo sociale e tecnologico di queste piattaforme, la lotta all’odio razziale sia ancora lontana dalla sua completa realizzazione.
Un altro aspetto preoccupante è l’ampia pratica di impersonificazione di individui neri attraverso account falsi. Questa situazione sottolinea con urgenza la necessità di interventi mirati da parte delle autorità e delle piattaforme stesse.
Sebbene le piattaforme di social media cinesi abbiano formulato linee guida che vietano espressamente i contenuti che promuovono odio razziale ed etnico, l’applicazione coerente di tali regole sembra ancora una sfida irrisolta. Ad esempio, Xiaohongshu ha introdotto il divieto di impersonificazione e ha incoraggiato gli utenti a evitare commenti che si basino sull’aspetto fisico delle persone. Tuttavia, la verifica dell’osservanza di queste regole sembra ancora insufficiente.
È importante riconoscere che il governo cinese è noto per il suo sistema di censura online altamente elaborato, spesso chiamato “Grande Firewall”, che controlla attentamente la diffusione delle informazioni e delle opinioni online. Le principali piattaforme di social media cinesi impiegano un gran numero di moderatori di contenuti per identificare e limitare la diffusione di contenuti politicamente sensibili. Tuttavia, sembra che l’attenzione rivolta ai contenuti razzisti sia ancora inadeguata rispetto alle aspettative.
Anche se alcune reazioni da parte delle autorità cinesi contro il razzismo online sono state documentate, spesso queste risposte sono scaturite da reazioni negative e critiche pubbliche, piuttosto che da un vero e proprio impegno costante nella lotta contro l’odio. Diversi cittadini di origine africana che hanno vissuto in Cina hanno segnalato contenuti discriminatori alle piattaforme di social media, ma hanno ricevuto risposte automatizzate anziché azioni concrete.
La Cina è una firmataria della Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, il che sottolinea l’importanza di contrastare l’odio online attraverso azioni positive anziché punitive. Organizzazioni come Human Rights Watch hanno sollecitato un intervento deciso da parte delle autorità cinesi per affrontare il problema. È necessario garantire che le linee guida esistenti vengano applicate coerentemente e che le piattaforme di social media si assumano la responsabilità di creare un ambiente online inclusivo e rispettoso.
La questione dei contenuti discriminatori su Internet in Cina richiede un approccio globale che coinvolga sia il governo che le piattaforme di social media. Solo attraverso un impegno concreto e coerente, affiancato da misure positive per contrastare l’odio, sarà possibile aspirare a un ambiente digitale più aperto, tollerante e rispettoso delle diversità culturali ed etniche.