La Nasa ha dato vita a una diretta-show con l’annuncio dei sei esopianeti simili alla Terra che potrebbero ospitare la vita : se è vero lo scopriremo nei prossimi decenni
Ma la ricerca di altre civiltà è antica come l’uomo
La Nasa, come ha raccontato Ultima Voce, è tornata al centro dell’attenzione con la sua diretta-show con cui ha dato l’annuncio dei sei esopianeti – orbitanti in un altro sistema della nostra galassia, a 40 anni luce circa – che potrebbero ospitare la vita.
Ma il sogno (o l’incubo) di altre civiltà come la nostra è molto più antico.
E ha segnato il passaggio dalla civiltà tradizionale a quella moderna.
Sì, perchè il concetto, anzi il sentimento che sta alla base della modernità – che nulla è eterno e che niente si trova davvero al centro di niente – per consolidarsi, per diventare “luogo comune” sia dei dotti che degli incolti, è dovuto passare attraverso un confronto con le scoperte astronomiche.
Antichi alieni
Il tema di forme di vita, o di civiltà, diversa dalla nostra è stato presente già dai tempi antichi: ma sempre un po’ sottotraccia.
Anche perché, dopotutto, quelle antiche erano culture che davano per scontati dei e dee, ninfe, centauri, creature bizzarre o mostruose – o piuttosto, ondine, elfi, folletti, giganti eccetera.
Insomma, per i pagani che ci fossero “altre forme di intelligenza” oltre a quella umana era una faccenda banale.
Non c’era da metter su programmi di ricerca come quelli della Nasa o del SETI : era una nozione naturale del senso comune. Gli “alieni” erano tra noi.
E un baraccone (detto con simpatia) come quello che la Nasa ha inscenato, non avrebbe attirato troppa attenzione.
Dopotutto, che ci fossero uomini con la testa a forma di cane, draghi e lotofagi, al di là del mare, lo sapevano tutti.
L’astrologia come scienza
Certo, alle origini il confine fra astronomia e teologia è stato labile, per cui la riflessione su abitanti o presenze del cosmo remoto ha occupato menti scelte.
E in questo territorio incerto ha potuto prosperare la astrologia, o astronomia predittiva com’era chiamata, cioè un discorso che si basava sul legame strettissimo fra Lassù e Quaggiù, il Cielo e la Terra, le Stelle e la nostra vita.
E’ bene chiarire che questo atteggiamenti di fondo è lo stesso che caratterizzava tutte le religioni, per cui ciò che a noi pare ovvio – che l’astrologia non abbia a che fare con le religione – fino al Seicento non lo era affatto.
Possiamo citare miti, ancora dalla ardua interpretazioni, come quello dei Kundingas australiani (i creatori dell’universo aborigeno, che avevano visitato la Terra per poi tornarsene nello spazio) o dei Nefilim della Bibbia, in cui la presenza di figure che sembrano uscite da un film di fantascienza occupano un gran ruolo.
Ma in generale, il principio che “ciò che sta in alto nei cieli, comanda e dispone ciò che sta qui sulla Terra” si è perpetuato nei secoli nella trama delle religioni come la Cristiana e la Islamica.
La scienza moderna
E lo stesso sviluppo della scienza moderna è partito da questo scenario, per poi districarsene con difficoltà.
Copernico, per dire, si volse allo studio dell’ipotesi eliocentrica, abbandonata dai colleghi, spinto dalla fede nella religione solare – che nel Rinascimento rifulse di nuova gloria.
L’astronomo polacco era un adepto del Pitagorismo e del culto di Ermes, tanto di moda all’epoca.
Come per gli scienziati della Nasa è ancora un caposaldo la fiducia nel progresso basato sulla scienza (e sono ormai fra i pochi rimasti, della loro specie).
Dicevo, Cielo e Terra erano legati.
A un certo punto, ipotizzare altri pianeti abitati, altre civiltà, come qualche era capitato di fare a scrittori e filosofi, questo concetto divenne fonte di allarme.
Altri mondi, voleva dire che altri mondi erano possibili.
Anche qui sulla Terra.
E quindi che quello presente, la civiltà presente, fosse criticabile e migliorabile.
Giordano Bruno fra scienza e religione
Ecco perché, in definitiva, Giordano Bruno venne arso vivo : perché ipotizzava, anzi nel suo filosofare religiosamente ( o esser religioso filosoficamente, tipico della sua epoca) dava per certo che esistessero infiniti modi in un universo infinito .
Infiniti mondi, abitati da innumerevoli civiltà.
Se le cose stavano così, se Dio aveva creato e permesso questo, con che ragione i Papi i Principi e i Signori potevano pretendere di conservare in eterno gli ordinamenti terrestri?
Bruno pagò la propria audacia, ma il problema non si spense con lui.
Ecco perché quando Galileo, dopo aver abbracciato la teoria eliocentrica, che contraddiceva la Bibbia, spiegò che la religione debba predicare “come si vadia al cielo, non come vadia il cielo” questo non gli bastò a evitare i rigori dell’Inquisizione.
L’intreccio fra morale e scienza
Morale e scienza non potevano essere separate.
Ma ormai la trasformazione culturale stava superando ogni opposizione: nel Carnevale 1632 nella popolarissima sfilata dei carri di Viareggio comparvero allegorie del sistema eliocentrico che vinceva sul tolemaico.
Le idee della scienza diventavano quasi di massa.
La razionalità, la scienza che separa natura e umanità, cielo e terra, scienza e coscienza, celebrarono la propria affermazione però solo dal 1682.
Quando Pierre Bayle scrive i Pensieri diversi sulla cometa.
Era passata la cometa di Halley (non ancora così battezzata) e le genti erano state prese dall’angoscia quando non dal panico: al pensiero di fine del mondo o quantomeno sciagure, carestie ed epidemie che il passaggio della cometa avrebbe determinato.
E Bayle scrisse che non c’era ragione di preoccuparsi: perché è semplicemente assurdo pensare che quanto accade lassù, negli spazi remoti, influisca sulla nostra vita e i nostri comportamenti, insomma sulle nostre anime quaggiù.
Quando Fontenelle, suo amico, scrisse le Conversazioni sulla pluralità dei mondi nessuno si angosciò, nei salotti dell’aristocrazia, anzi le dame e gentiluomini rimasero affascinati.
Eppure quelle parole prepararono, insieme ad altre, il terreno alla Rivoluzione.
Il nostro medio-evo tecnologico
Discorso scientifico e discorso politico rimangono intrecciati anche oggi–anzi ora anche di più che all’epoca in cui a far da mediazione c’era la religione, nella sua versione formalizzata.
Scienza e politica, in un modo complicato e ambiguo, si parlano e si influenzano.
Parafrasando Orwell, chi controlla il cielo, controlla la Terra : chi decide quello che dice l’astronomia e l’assetto dei pianeti – fuor di metafora, che cosa il complesso delle scienze debbano cercare, valorizzare, considerare – decide anche la geopolitica e l’assetto dei nostri pensieri.
Ricordiamocelo, ogni voto che sentiamo parlare della Nasa, o degli Elon Musk o di altri eroi del nostro evo tecnologico.
ALESSIO ESPOSITO