La morte di un ragazzino

Sembra che tutti si stiano sbracciando adesso a dire che bisogna ripristinare la legge. Già la Legalità, con la L maiuscola. Che scoperta. Si capisce che siamo tutti dalla parte dello Stato e della Legge. Dove poi? A Napoli, dove meno di un anno fa Noemi una bambina di 4 anni per poco non ci rimaneva secca nella sparatoria tra balordi a piazza Nazionale. E poi le tante stese dimenticate, raid violenti ad opera di minori contro altri ragazzi, semplici cittadini o ignari turisti che, dette così, sembrano quasi un gioco da ragazzi.



No! sarebbe troppo semplice liquidare il tutto dicendo che Ugo Russo se lo è meritato, che si tratta solo di una banda di violenti padri e figli. E non basta a confortarci neanche il ricordo dell’ironia di Massimo Troisi che diceva
se uno lo chiami Ugo, ne viene un bambino ubbidiente; perché sono 3 lettere, subito lo dici, Ugo! Vuoi mettere Massimiliano…
No. Chissà chi ha fallito con il piccolo Ugo.
Io non posso fare a meno di provare un grande senso di pena per questo scugnizzo, figlio abbandonato di Napoli, che poche sere fa è morto per strada impugnando un’arma giocattolo, come fosse un criminale incallito.
Attenti, ché innanzitutto è la morte di un ragazzino e come tale è un fatto triste. È il fallimento delle istituzioni: scuola, comune, regione, stato, ed in primis della famiglia. Non dimentico che avvenne già 6 anni fa con Davide Bifolco, pure di 16 anni ucciso al Rione Traiano in circostanze simili. Allora nessun politico della città parlò per paura di schierarsi contro la legalità. Ricordo solo gli interventi tardivi, pur positivi, di un paio di parlamentari che ebbero il coraggio di dire qualcosa e rompere il muro del silenzio. Tant’è che il giorno dopo De Magistris fece bene ad andare a casa ad incontrare la famiglia, mostrando perlomeno il volto umano delle Istituzioni, e quando poi si appurò che l’agente era stato troppo “solerte” fece pure una bella figura.
Invece niente oggi bisogna parlare, anche a rischio di sbagliare. Sapendo e dicendo che è innanzitutto una tragedia se a morire sotto il piombo delle forze dell’ordine è un ragazzino, uno stronzetto, sì è vero, ma pur sempre un ragazzino che ha scambiato la vita criminale per un gioco.
Ho letto di una buona iniziativa del PD Napoli che andrà in delegazione dal Prefetto con Siani, il segretario ed altri per proporre iniziative ecc. Ecco questo si deve fare, chiunque lo faccia, destra/sinistra, ma cose concrete. Non può stare tutto sulle spalle di Don Loffredo parroco della Sanità e di quattro altri uomini e donne di buona volontà. Ci vuole uno sforzo di moltiplicazione di questi buoni esempi. Il problema principale è questo: l’assenza della politica unita ad un arretramento dell’ordine pubblico e del grado basso di civiltà raggiunto dalla città.
Di molto di questo dobbiamo ringraziare il sindaco che parla in modo insensato di città liberata, di rivoluzione, di autodeterminazione del popolo. Con questi chiari di luna. Basti dire che 9 anni fa le stese non c’erano. Quindi la situazione è peggiorata caro sindaco.
Convegni, riunioni, comitati, denunce e inchieste se ne sono fatti tanti in 9 anni ma iniziative concrete non so, non credo. Una quota notevole di responsabilità vale anche per la politica di tutti i partiti, che qui è stata brava in particolare a litigare e a dare pessimi spettacoli tra primarie annullate, consigli comunali deserti, fallimento dei servizi, dei trasporti in particolare e poi i nodi: zona Est, Scampia, Bagnoli e il rogo a città Scienza, ancora tutti irrisolti. Ma c’è anche la quota nostra, della società civile ovvio, che di chiacchiere ne facciamo tutti abbastanza.
Nel merito, sulla questione credo bisognerà aspettare che si esprima la magistratura. Ovvio che il carabiniere si è difeso e non poteva sapere dell’arma giocattolo. Adesso sarà in crisi anche lui credo, che pure è un ragazzo di 23 anni. Bisogna vedere il secondo colpo esploso (…ho letto sembra di spalle? mentre il ragazzo scappava?) È chiaro che bisogna anche considerare la componente paura e agitazione del militare. Specialmente se il rapinatore aveva il casco e se erano in 2.
Poi ovvio è da condannare in toto la violenza al pronto soccorso e sui medici come pure gli spari contro la caserma, atti gravissimi. Tutti già annunciati in 1000 altre prove generali cui abbiamo assistito in questi ultimi anni, senza che si facesse nulla.
Napoli è arrivata a questo, e pare che nessuno lo voleva accettare fino ad ieri.
Adesso le elezioni suppletive per il seggio senatoriale si sono fatte, spero che dopo tante contrarietà, una volta che è stato eletto, il neo senatore Ruotolo, che dice è esperto, si impegni proficuamente a far diminuire questo fenomeno delle stese, non solo con le solite inchieste ecc. che ormai sappiamo tutto e ne abbiamo le scatole e biblioteche piene. Sennò saranno le solite inutili ennesime chiacchiere e se nessuno farà niente, le stese continueranno e la situazione si aggraverà ulteriormente.
Proprio ieri leggevo dell’ex boss dei quartieri Ciro Mariano, 69 anni, uomo libero, che dopo 30 anni di carcere, di cui 13 al 41-bis, si è dissociato dalla vita del fuorilegge e consigliava ai ragazzi di prendere la via della legalità e del lavoro, ecco il lavoro, dicendo: «quando finiscono in carcere, questi ragazzi sono abbandonati e trovano solo esempi negativi, basta stese, non fate come me». Perché quella della malavita organizzata, lo diceva anche un mio vecchio amico che ne sapeva qualcosa: “è na via ca nu’ sponta”, è una strada senza uscita.
Giuliano Morlando
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