Ognuno di noi ha dei rituali che fanno del risveglio una cosa positiva e non la solita cosa odiata perché il sonno ancora campeggia su di noi. Il mio rituale che mi rende le giornate più leggere e piacevoli è andare a prendere il giornale. L’edicola, l’odore della carta, il mio bel Manifesto che leggo comodamente dalla sedia del bar con un ottimo cappuccino davanti. Una goduria. Questo rituale però potrebbe stare agli sgoccioli. Purtroppo la carta stampata sta imboccando una strada che la sta portando alla rovina. I giornali stanno morendo e con loro anche la cultura segue a ruota, ma vi spiego meglio.
Secondo i dati del ADS le copie vendute in edicola sono in calo. La Repubblica è scesa sotto le 200 mila coppie vendute ( 197 mila per la precisione), superata dal Corriere della Sera che ne conta 202 mila giornaliere. Per la prima volta nella sua storia recente la Repubblica ha venduto così poco, ma il Corriere non ha tanto da festeggiare visto che con questo trend anche loro tra poco saranno sotto la soglia delle 200 mila. La Stampa di Torino nel 2009 vendeva 224 mila copie adesso ne vende 121 mila, le copie vendute sono scese del 50% percento in 7 anni. Il dato sconcertante è quello dei quotidiani sportivi che vendono in tre ( Corriere dello Sport, Gazzetta e TuttoSport) 300 mila copie e solo di lunedì, il giorno di punta. Per una cosa prettamente personale vi dico che il Manifesto dopo la liquidazione, le battaglie legali, e tutti i problemi che ha affrontato negli anni passati è ancora in vita e vende poco più di 8000 mila copie, poche ma sono sufficienti per andare avanti spero per molto. Un altra tegola sull’editoria nazionale è l’Unità. Il primo febbraio si deciderà se mettere in liquidazione, e quindi far sparire per sempre il giornale fondato da Gramsci nel 1924, oppure ricapitalizzare e andare avanti. Solo il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio sembra non subire troppo la crisi. Vende 35 mila copie solo 230 in meno di un anno fa, ma non arriva alle 50 mila di 4 anni fa.
Queste sono cose che interessano più ad un pubblicitario che non ad una persona che legge i giornali. Ma è un dato preoccupante. La maggior parte delle persone legge le notizie sul web e spendere 1,50 euro per leggere notizie già note non ne ha intenzione. Il web da la possibilità a chiunque di scrivere qualsiasi cosa, riscontrata o no. Per stare al passo i giornali si sono messi a fare la stessa cosa perdendo di credibilità e inseguendo solo le notizie che fanno leggere di più. Il problema è che le pubblicità che trovate sul sito non pagano nello stesso modo di quelle che trovate sulle belle pagine cartacee e questo con il tempo porterà alla morte dei giornali. La morte dei giornali porterà la morte delle inchieste, le redazioni verranno liquidate e tutti saranno considerati giornalisti senza nessun titolo. Sarebbe sopratutto la morte della mia oasi mattutina e non è poco.
Oltre a questa brutta strada che sta portando alla fine dei quotidiani cartacei, siamo anche un paese che non vuole la cultura. L’ISTAT ha calcolato che l’anno passato il 18,6% delle persone ( 1 su 5 per capirsi) non ha mai aperto un libro, non ha mai letto un giornale, non è mai stato in una libreria o in una biblioteca, mai in un cinema, mai in nessun posto che si possa ritenere di interesse culturale. 13 miliardi di italiani vivono in paesi che non hanno neanche una libreria. Lo stato investe molto poco in confronto agli altri stati europei, che di soldi per la cultura ne investono, non menziono quanto per evitare l’imbarazzo. La cultura è una cosa che se vuoi te la fai altrimenti chi se ne frega, un popolo ignorante si governa meglio forse.