La miniera di piombo di Kabwe: un caso di Davide contro Golia

La miniera di piombo di Kabwe: un caso di Davide contro Golia

Sono ancora ignoti i responsabili dell’avvelenamento di centinaia di bambini attorno alla miniera di piombo di Kabwe, in Zambia.

È del maggio 2022 l’adesione di Amnesty International e del Southern Africa Litigation Centre (SALC) alla class action  della popolazione di Kabwe contro la compagnia mineraria Anglo American South Africa Limited. Come afferma il direttore di Amnesty International per l’Africa orientale e meridionale, si tratta di “un caso emblematico di Davide contro Golia”. La lotta contro questo gigante continua a 30 anni dalla chiusura di Broken Hill: la miniera di piombo che ha causato e ancora provoca l’avvelenamento delle migliaia di persone che abitano Kabwe e i territori limitrofi.

Oggi Kabwe conta più di 250.000 abitanti. A causa dell’altissima concentrazione di piombo che ancora inquina aria, suolo e acqua fino a 20 chilometri dal centro abitato, è una delle città più tossiche del mondo.

Dal colonialismo britannico a oggi: storia di una miniera di piombo

I giacimenti di piombo dei territori di Kabwe vennero scoperti nel 1902, quando la città faceva parte della colonia britannica chiamata Rhodesia Settentrionale. Le autorità del tempo inaugurarono uno sfruttamento delle risorse che diventò via via più intensivo. Nel 1904 la gestione della miniera di piombo passò dalla Rhodesian Broken Hill Development Company di Londra alla sudafricana Anglo American (poi spostatasi a Londra) che l’ha amministrata per circa settant’anni. Grazie al prezzo medio vertiginoso che il piombo aveva raggiunto nel 1964 (secondo la London Metal Exchange, 118 sterline per tonnellata), la Anglo American ha guadagnato dalla miniera miliardi di dollari. Come riporta la Minerals Yearbook, nei suoi anni di attività il gigante minerario ha superato le 800mila tonnellate di piombo e gli 1,8 milioni di zinco prodotti.

Dopo una prima chiusura, nel 1974 il governo dello Zambia ha nazionalizzato il controllo della miniera di piombo concedendolo alla Zambia Consolidated Copper Mines (ZCCM). La miniera di piombo è stata chiusa definitivamente nel 1994, quando le estrazioni hanno incominciato a non essere più redditizie come un tempo. Oggi è la Jubilee Metals Group  a essere incaricata del controllo delle estrazioni e del risanamento dei territori che circondano Kabwe. Infatti, le conseguenze degli inadempimenti nella gestione passata della miniera sono ancora devastanti e questi territori sono saturi di pericolosi residui di metalli le cui emissioni non sono mai state regolamentate e controllate a dovere.

Giochi velenosi e bambini intossicati

Secondo uno studio della Banca mondiale (2016), i livelli di piombo nel sangue dei bambini a Kabwe superano mediamente il limite di sicurezza di 5 microgrammi per decilitro di sangue. Le analisi evidenziano come la maggioranza dei casi supera i 45 microgrammi e otto casi oltre i 150 microgrammi per decilitro. Si tratta di quantità che possono causare danni irreversibili al cervello, al fegato e all’udito e che, nei casi peggiori, possono portare alla morte. Come rilevato dal Copperbelt Environment Project (2015), il progetto del governo zambiano finalizzato a risanare queste zone, sono 340mila gli abitanti di Kabwe colpiti dai livelli tossici di metalli nel suolo. Tra questi, 68mila bambini che, giocando all’aperto e mettendo spesso le mani in bocca, ingoiano terra avvelenata.

Avvelenamento sociale da miniera di piombo

Oltre all’inquinamento ambientale e all’avvelenamento delle comunità locali, la cattiva gestione della miniera di piombo ha causato ampie problematiche anche livello sociale. Dopo la chiusura della miniera del 1994, molte persone hanno perso il lavoro. L’aumento della povertà ha spinto i minatori a raccogliere abusivamente il piombo, destinandolo al mercato nero. Questo lavoro è svolto spesso a mani nude, scavando in un terreno altamente inquinato e portando queste persone a mettere in pericolo la loro salute per pochi dollari al chilo. Inoltre, questi minatori disperati rischiano di essere arrestati arbitrariamente dalla polizia e costretti a pagare per il proprio rilascio. Quella che un tempo era la prima fonte di ricchezza della Zambia si è trasformata in un disastro ambientale e sociale che  ha portato alla rovina delle sue comunità.

Sulla miniera di piombo di Kabwe continua la lotta tra Davide e il gigante

Le problematiche ambientali e sociali innescate dalla cattiva gestione della miniera di piombo di Kabwe hanno spinto alcuni residenti a intentare una causa presso l’Alta Corte di Johannesburg. Iniziata nell’ottobre 2020, la class action ha lanciato al gigante minerario Anglo American l’accusa di non aver adottato misure di prevenzione tese a tutelare la popolazione locale tra il 1925 e il 1974.

Rifiutando di essere coinvolta, la Anglo American si definisce non responsabile dell’attuale presenza di piombo nel territorio, insistendo sul fatto di essere stata solo una degli investitori della miniera di piombo e dirigendo la colpa sulla ZCCM. Tuttavia, dalle accuse si evince il ruolo chiave che la compagnia avrebbe svolto nel controllo, nella gestione e nella supervisione delle attività, dunque nella responsabilità di prevedere i rischi e di garantire un adeguato livello di protezione. Per questo motivo, l’accusa chiede un risarcimento e la presa in carico delle operazioni di pulizia nella zona.

La speranza che la popolazione di Kabwe possa avere giustizia

L’adesione di Amnesty International e del Southern Africa Litigation Centre è importante per far sì che la situazione abbia sviluppi positivi. Le analisi fornite sugli standard internazionali dei diritti umani e e sulle protezioni costituzionali del Sudafrica sono finalizzate a orientare le decisioni della Corte di Johannesburg e a supportare la popolazione delle zone di Kabwe.

Quello della miniera di piombo di Kabwe è un esempio di “zona di sacrificio” che ancora oggi minaccia Paesi in via di sviluppo, proprio attraverso lo sfruttamento delle risorse naturali. Il riconoscimento dell’obbligatorietà della decontaminazione dei territori avvelenati, nonché di un adeguato risarcimento, potrebbe costituire un importante precedente in materia di regolamentazione della condotta delle grandi aziende, anche a distanza di molti anni. La lotta tra i Davide di Kabwe e il gigante Anglo American continua, con la speranza che alle comunità siano finalmente garantiti i propri diritti e l’accesso a un ambiente sano.

Stella Canonico

 

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