Viviamo nell’era della tecnologia, di internet, del “digitale”, dei “Social Networks”: oggi siamo tutti tecnologici.
E’ in questo mondo così tecnologicamente avanzato, che si scopre, o meglio si riscoprono i benefici terapeutici della narrazione. Ognuno di noi infatti, ogni giorno racconta qualcosa: raccontiamo di noi stessi, raccontiamo avvenimenti del nostro passato, raccontiamo le nostre aspettative per il futuro. Da questo raccontarsi nascono le basi di una nuova forma di medicina: la Medicina Narrativa.
Cosa sia e cosa si intenda per medicina narrativa lo spiega la Conferenza di consenso tenutasi nel 2014 nel corso del II Congresso Internazionale: Narrative Medicine and Rare Disease, organizzato dall’Istituto Superiore di Sanità con il CNMR (Centro Nazionale Malattie Rare).
Definizione di Medicina Narrativa
“Con il termine di Medicina Narrativa (mutuato dall’inglese Narrative Medicine) si intende una metodologia d’intervento clinico-assistenziale basata su una specifica competenza comunicativa. La narrazione è lo strumento fondamentale per acquisire, comprendere e integrare i diversi punti di vista di quanti intervengono nella malattia e nel processo di cura. Il fine è la costruzione condivisa di un percorso di cura personalizzato (storia di cura). La Medicina Narrativa si integra con l’Evidence-Based Medicine (EBM) e, tenendo conto della pluralità delle prospettive, rende le decisioni clinico-assistenziali più complete, personalizzate, efficaci e appropriate. La narrazione del paziente e di chi se ne prende cura è un elemento imprescindibile della medicina contemporanea, fondata sulla partecipazione attiva dei soggetti coinvolti nelle scelte. Le persone, attraverso le loro storie, diventano protagoniste del processo di cura”.
Scopo e obiettivi
Il suo obiettivo è clinico– assistenziale e il suo scopo è quello di sviluppare un percorso di cura personalizzato, appropriato e in linea con le indicazione dell’Evidence Based Medicine (EBM). Inoltre mira a migliorare l’alleanza terapeutica (condivisione di obiettivi tra paziente e terapeuta) e la partecipazione del paziente. Nasce quindi l’acronimo NBM (Narrative Based Medicine), in cui la narrazione della patologia del paziente al medico è considerata fondamentale al pari dei segni e dei sintomi clinici della malattia stessa. La Medicina Narrativa, dunque, permette ai medici ed agli operatori sanitari di acquisire gli strumenti pratici e concettuali per comprendere il paziente e la sua malattia riuscendo a prendersi cura della persona con le sue emozioni, paure, speranze, oltre che curarne la malattia sintomatologica.
“L’evidenza scientifica – precisa Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) – ci dice che dove è praticata bene ha risultati straordinari, sia dal punto di vista degli esiti che dal punto di vista economico, in quanto riduce una serie di trattamenti costosi, non necessari e pieni di effetti collaterali per il paziente”.
Iniziative sulla Medicina Narrativa
Nei nostri giorni il suo uso trova sempre più spazio in tanti campi medici, dall’oncologia al diabete, all’Alzheimer e alle malattie rare. Dalla sua nascita fino ad oggi tante e variegate sono le iniziative sorte intorno alla medicina narrativa: documentari, progetti fotografici, calendari, percorsi di formazione, laboratori e applicazioni sperimentali.
Tra le varie iniziative:
- Una piattaforma online, Osservatorio di Medicina Narrativa Italiano (OMNI), che, attraverso il suo giornale omni-web.org, consente di far incontrare chi vuole occuparsi delle narrazioni in ambito sanitario.
- Due nuovi master universitari, a Novara e Ancona, che si affiancano a quello, storico, della Fondazione Istud a Milano.
- La prima piattaforma digitale italiana, Digital Narrative Medicine, per l’applicazione nella pratica clinica.
- La Società Italiana di Medicina Narrativa (SIMeN) nata nel 2009, con l’obiettivo di promuovere il dibattito e la ricerca scientifica sulla Medicina Narrativa.
Tutto questo va di pari passo con un aumento degli articoli scientifici, dei saggi, dei manuali, dei romanzi. Per non parlare dei blog personali e degli spazi su testate giornalistiche come ANSA, in collaborazione con l’Associazione Oncologia Medica (Aiom) o lo spazio Viverla Tutta su Repubblica.it.
“In molti di questi casi – commenta Virzì, presidente del SIMeN – non si tratta di medicina narrativa intesa come metodologia d’intervento clinico. Ma tutte queste esperienze fanno parte di un più ampio movimento culturale, in cui narrazioni e salute sono strettamente legate tra loro”.
Va, comunque specificato che la Medicina Narrativa non vuole contrapporsi alla medicina tradizionale basata sull’evidenza. Essa vuole essere uno strumento di supporto poichè, quando la sofferenza viene inserita in racconti reali e diventa condivisibile si trasforma in risorsa.
Maria Di Naro