La mascotte “Luce” del Giubileo 2025 è bersaglio di critiche

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La recente presentazione della mascotte “Luce” per il Giubileo 2025 ha immediatamente generato un acceso dibattito all’interno e all’esterno della comunità cattolica. La mascotte, progettata da Simone Legno, noto per il suo marchio “Tokidoki“, ha colpito nel segno, ma ha anche generato domande scomode riguardo alle scelte artistiche e alle implicazioni culturali del Vaticano.

Simone Legno, il disegnatore della mascotte “Luce”

Simone Legno non è un nome sconosciuto nel panorama del design contemporaneo. Il suo lavoro spazia dalla creazione di gadget per eventi come i Gay pride a collaborazioni con marchi globali di alta moda e intrattenimento, come Karl Lagerfeld, Marvel e Hello Kitty. La sua fama è legata a un’estetica che combina elementi della cultura giapponese con la cultura pop occidentale, rendendolo un designer apprezzato nel mondo dei fumetti e del merchandising.

La mascotte Luce è stata presentata durante una conferenza stampa tenutasi a Roma, dove monsignor Rino Fisichella ha sottolineato l’importanza di un coinvolgimento dei giovani attraverso riferimenti alla cultura pop. La mascotte è stata descritta come un simbolo di speranza, indossando un impermeabile giallo e presentando elementi tipici del pellegrinaggio, come gli stivali sporchi e una croce missionaria.

Polemiche e similitudini

Tuttavia, la scelta di un designer con un passato così variegato ha incomprensibilmente sollevato interrogativi sulla coerenza del messaggio del Giubileo. La figura di Luce presenta una sorprendente somiglianza con Greta Thunberg, l’attivista per il clima, non solo per l’aspetto fisico, ma anche per l’immancabile impermeabile giallo. Questo legame visivo ha scatenato ironie e battute, mettendo in evidenza il potenziale di ridicolizzazione della figura sacra in un contesto che dovrebbe essere di venerazione.

Ma ciò che, per alcuni, suscita ancor più scandalo è il curriculum di Simone Legno, che include collaborazioni per il Gay pride e una linea di prodotti che abbracciano il mondo del sesso, come vibratori a forma di unicorno. Come può il Vaticano, un’istituzione che ha sempre avuto una posizione conservatrice in merito a tali temi, affidarsi a un creativo che ha forti legami con il commercio e la promozione di prodotti discutibili?

Un mercato in evoluzione

Le scelte artistiche del Vaticano sembrano seguire le regole di un mercato in continua evoluzione. La decisione di affidarsi a un artista come Legno suggerisce un tentativo di modernizzare l’immagine della Chiesa, rendendola più accessibile ai giovani e attrattiva per un pubblico più vasto. Sembra incredibile, ma questa strategia commerciale potrebbe risultare controproducente, poiché molti fedeli potrebbero non vedere di buon occhio un simbolo sacro associato a un brand che ha esplorato temi controversi.

Il Vaticano spera chiaramente di attrarre un nuovo pubblico, ma i rischi associati a questa operazione sono evidenti. La critica alla scelta di Luce non è solo una questione di immagine, ma coinvolge profondi valori religiosi e culturali. L’associazione di Tokidoki con eventi del Gay pride e la vendita di merchandising legato a temi LGBTQ+ potrebbe apparire come una contraddizione rispetto ai valori tradizionali della Chiesa.

Un’immagine per riflettere la cultura pop

Monsignor Fisichella ha descritto Luce come un personaggio concepito per riflettere la cultura pop, ma questo non significa che tale rappresentazione sia esente da critiche. C’è chi osserva che il design di Luce potrebbe offuscare il messaggio di speranza e accoglienza, relegandolo a un mero strumento di marketing. La scelta di un designer con un curriculum così poliedrico non può essere vista come una semplice coincidenza, ma piuttosto come una strategia deliberata per attrarre l’attenzione mediatica.

Inoltre, la pubblicazione di immagini di Luce su Instagram da parte di Simone Legno ha ulteriormente alimentato le polemiche. Legno ha condiviso con orgoglio il suo coinvolgimento in questo “storico progetto” per il Vaticano, ma questo potrebbe sembrare più una mossa commerciale che un gesto di devozione. La mascotte potrebbe diventare un prodotto da vendere, anziché un simbolo di speranza spirituale.

Riflessioni finali

La scelta di un designer come Simone Legno ha aperto un dibattito su ciò che significa rappresentare valori cristiani in un contesto moderno e commerciale. C’è il rischio che il messaggio spirituale venga offuscato da considerazioni puramente mercantili, minando l’autenticità del Giubileo stesso.

La Chiesa cattolica, di fronte a una società in rapida evoluzione, sta cercando di reinventarsi, ma questo processo non è privo di rischi. L’adozione di simboli e figure che possano essere percepiti come non ortodossi può creare dissonanza tra la tradizione e le nuove realtà. Mentre il Vaticano si prepara a lanciare la mascotte Luce, resta da vedere se questa strategia porterà a una connessione autentica con le nuove generazioni o se si tramuterà in una opportunità di profitto a breve termine.

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