Il 10 maggio 1957 nasce a Londra John Simon Ritchie, quello che passerà alla storia col nome di Sid Vicious, il bassista più punk del punk stesso.
Ci sarebbero tantissime cose da scrivere su Sid Vicious, dall’infanzia infernale, cresciuto senza padre e con una madre eroinomane, all’omicidio, di cui fu accusato tra tantissimi dubbi, del suo grande amore Nancy Spungen.
Sid Vicious, insieme ai Sex Pistols, band di cui è stato prima un fan invasato, bassista e frontman dopo, è stato il “peggior incubo dell’Inghilterra”. Sid ha vissuto la sua vita tra un estremo atto di ribellione, uno stile di vita completamente nichilista, “No future” come unica filosofia, svariati gesti di autolesionismo come sfogo dell’odio verso se stesso, e respiri di pura inquietudine placati solo dalla presenza della sua Nancy, l’unica che, forse, è riuscita a capire veramente la sua essenza.
Spirito ribelle, coraggio mostruoso, l’esperienza che segna di più la vita di Sid è, nel 1972, l’incontro con John Lydon, futuro fondatore dei Sex Pistols, presso l’istituto Hackney Technical College. I due ragazzi, a quel tempo quindicenni, stringono un’amicizia viscerale ed intensa, tra spaccio di speed, occupazioni abusive di case abbandonate, ed infinite giornate trascorse a suonare ininterrottamente “I Love The Dead” di Alice Cooper negli ingressi delle metropolitane.
Qualche anno dopo, Lydon diverrà il frontman dei Sex Pistols e Sid il loro primo fan, col sogno di far parte di quella band presto o tardi. Sogno che, meravigliosamente, si avvererà quando Glen Matlock, il bassista della band, decide di lasciare il gruppo, troppo estremo per lui. E così, chi altro meglio di Sid poteva ricoprire quel ruolo vacante? Chi altro se non quel secco ragazzo che incarnava più di tutti l’essenza punk?
Credo che il giorno più bello nella vita di Sid sia stato il 21 marzo 1977. Il posto è il Notre Dame e l’evento sarà regalato all’eternità perché sarà la prima volta che Sid Vicious stringerà tra le mani il basso che scandisce il tempo agli altri ragazzi che stanno suonando lì con lui. E’ il primo live di Sid Vicious da bassista dei Sex Pistols.
E’ sempre il 1977 l’anno che segna l’incontro tra Nancy Spungen, una ragazza americana che scappa dagli USA cercando se stessa nel suolo britannico, e Sid Vicious. Si è raccontato molto su questo amore; c’è chi ha sussurrato che Nancy sia stata la rovina di Sid, c’è chi ha affermato convinto che, di tutte le persone che si dovevano incontrare, quei due proprio no, si sarebbero autodistrutti a vicenda.
Sempre nello stesso anno, vissuto così velocemente da quel ragazzo coi capelli a porco spino, l’Inghilterra festeggia il venticinquesimo anno del regno della regina Elisabetta II. Occasione troppo grossa per i Sex Pistols. Così, mentre la folla festante è in corteo da Buckingham Palace alla cattedrale di St. Paul, sulle rive del Tamigi naviga, mai doma ed arrogante, una barca che, di fronte al Parlamento inglese, ruggisce a tutto volume “Anarchy In The UK” e “God Save The Queen” con uno striscione esposto “LA REGINA ELISABETTA DA IL BENVENUTO AI SEX PISTOLS”. Su quella barca, ovviamente, ci sono i membri dei Sex Pistols al gran completo. Dopo quel gesto i membri della band sono vittime di una grave caccia all’uomo dai parte dei nazionalisti inglesi che organizzano dei veri e proprio agguati contro le Pistole del Sesso, accoltellando Johnny Rotten e Paul Cook.
Anche a causa della paranoia e complice il fatto che nessuna etichetta vuole avere a che fare con una band schifata da tutta al stampa nazionale, i Sex Pistols vivono un momento di panico e di perdizione. Ed è proprio Sid a prendere in mano le redini del gruppo ed, in poco tempo, a divenire il loro leader tossico.
Poco dopo, la band parte per un tour americano che, paradossalmente, li disintegra. Tra litigi, scene di autolesionismo, violenza dettata dall’astinenza dall’eroina, i Sex Pistols terminano la loro assurda carriera musicale sul suono americano e, quando individualmente, tornano in Inghilterra, il gruppo è morto. Con quella decisione di sciogliersi, anche una parte di Sid inizia a morire.
Probabilmente il suo grande rimpianto è che, alle sessioni di registrazione dell’album “Never Mind the Bollocks” si è presentato quasi sempre troppo ubriaco e stonato per suonare; infatti solo i primi due brani dell’album, “Holidays in the Sun” e “Bodies”, sono scanditi dal basso di Vicious mentre per le altre canzoni rientra come session man Glen Matlock, il bassista prima di Sid.
Sid e Nancy si rifugiano a New York e, dopo lo scioglimento della sua band, il bassista cerca di restare ancorato alla musica. Crea un album solista dove celebra cover di altre famose canzoni, fa qualche prova con altri gruppi, ma la droga lo ha annichilito, è un ragazzo poco più che ventenne completamente svuotato e dilaniato. Una piccola speranza nasce dentro Sid quando vive un riavvicinamento col suo amico ed ex compagno John Lydon, l’idea è quella di fare ancora musica insieme. Ma Nancy, a quei tempi fidanzata e manager di Sid, pretende che il frontman di quella nuova band sia il suo fidanzato. Davanti a questa richiesta, le trattative saltano e Sid si trova, dal punto di vista musicale, maledettamente solo.
Riscrive e riadatta alla sua vita il famoso pezzo musicale “My Way” di Frank Sinatra, ma la sua vita sta già giungendo al termine. Ha vissuto troppo velocemente.
Undici ottobre 1978. Chelsea Hotel, New York, stanza numero 100.
Nancy Spungen viene trovata morta a causa di numerose coltellate lungo il corpo; Sid è in stato confusionale per abuso di eroina e, anche se non ricorda nulla, pare che abbia confessato l’omicidio e, per questo, viene arrestato come unico indagato. I dubbi però sono tanti, nell’appartamento, oltre che i due ragazzi, uno senza vita e l’altro in stato di shock per eroina, pare che delle altre persone siano entrate ed uscite durante la notte. I sospetti aumentano quando la polizia si accorge che ben ventimila dollari, il corrispettivo fruttato a Sid delle royalties per le vendite di My Way, sono spariti dalla camera di albergo.
In molti affermano, ancora oggi, che sia stato proprio Sid ad uccidere il suo grande Amore poiché, tra lui e Nancy, era stato stretto un patto suicida e che l’ex bassista dei Pistols, dopo aver ucciso la sua ragazza, in pieno stato di shock, non sia stato in grado di togliersi la vita.
Altri, invece, restano convinti che l’assassino sia Rockets Redglare, spacciatore di fiducia di Sid&Nancy,
che, dopo aver visto Sid quasi in overdose ed incapace di muoversi, ha afferrato un coltello ed ucciso la ragazza pur di rubare quei ventimila dollari.
La stampa, ovviamente, si scaglia contro Sid, dipingendolo come un assassino; quello che però lacera Sid, non è ciò che strilla l’opinione pubblica, ma che, dentro di lui, non ricorda assolutamente niente di quella notte.
Non sa se è stata la sua mano ad aver impugnato il coltello che ha tolto la vita al suo grande Amore, l’unica persona che riusciva a placare la sua maledetta inquietudine. Nancy era come l’eroina: l’unico sedativo contro i tormenti quotidiani.
Il 23 ottobre, Vicious tenta il suicidio tagliandosi i polsi con una lampadina rotta ma, miracolosamente, riesce a salvarsi.
Gli ultimi giorni di Sid Vicious sono scanditi da attacchi masochistici, respiri inutili e presagi di morte.
Tra overdosi e frequenti arresti per episodi di violenza, Sid prova a cercare rifugio tra le braccia di Michelle Robinson, aspirante attrice. Ma Michelle non è Nancy.
Il primo febbraio 1979 Vicious esce dal carcere su cauzione e sua madre decide di organizzare una festa in onore della libertà di suo figlio.
E’ proprio questa la notte in cui Sid, probabilmente bramoso di raggiungere il suo amore, si inietta in vena così tanta eroina da cadere in un’overdose mortale.
Finisce così, a poco più di ventun anni, la storia del bassista più punk della storia.
In molte interviste, biografie, scorci di vita rubata a quei due, ho letto dichiarazioni di gente che affermava convinta che Nancy sia stata la rovina di Sid.
Sid, quello che ha espresso chiaramente come ultimo desiderio, prima di morire, di essere sepolto accanto la sua Nancy per riposare insieme nell’eternità.
Sono convinto che quei due abbiano vissuto un amore così intenso da esser talmente tanto raro da far invidia a tutti gli amori, finti ed artificiali, presenti su questo mondo. Per questo, buon compleanno Sid; spero che tu sia tra le braccia bucate della tua Nancy.
Matteo Ferazzoli