La lingua quechua nelle canzoni: il sogno di riportarla in auge

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Dopo decenni di discriminazioni, alcuni giovani cantanti stanno lottando per riportare in auge la lingua quechua tramite le loro canzoni.

La lingua per un popolo è uno strumento fondamentale, in quanto veicola le tradizioni e i valori stessi della sua comunità. L’identità di una civiltà è la lingua, quindi, perdere la tradizione di una lingua significherebbe perdere la tradizione di una civiltà culturale. Così come la lingua italiana è l’espressione della cultura italiana, anche la lingua quechua non è altro che espressione dell’Impero inca. E se la nostra lingua fosse in pericolo, come reagiremmo? Ci hanno pensato alcuni giovani cantanti che hanno deciso di utilizzare la lingua quechua nelle canzoni da loro scritte. Una vera e propria lotta contro le discriminazioni, le quali hanno accompagnato per decenni questa lingua.

Una lingua discriminata da decenni

La lingua quechua, o runa-simi, è una famiglia di lingue native americane, che sono parlate principalmente nella regione andina dell’America del Sud. Si suddivide in diversi dialetti, e da sempre ha una grande valenza culturale, essendo stata la lingua ufficiale dell’Impero inca. Forse non tutti sanno che molti indigeni sono stati discriminati solo perché parlavano questa lingua, ossia la loro lingua madre, subendo anche delle torture. Nemmeno le donne indigene sono state risparmiate, le quali sono state sottoposte alle sterilizzazioni forzate in Perù sotto il governo di Alberto Fujimori.

Per fortuna, gli anni sono passati e i sentimenti verso gli indigeni in Perù sono in parte cambiati, nonostante esistano tuttora forme di razzismo e di discriminazione nei loro confronti.

La lingua quechua nelle canzoni

Alcuni giovani cantanti hanno deciso di riportare in auge la lingua quechua nelle canzoni da loro scritte. Un gesto per niente banale e nemmeno scontato, dimostrando come sia necessario mantenere in vita la propria lingua madre. Tra questi cantanti, bisogna ricordare Ricardo Flores Carrasco, meglio conosciuto con il suo nome d’arte di Liberato Kani. Cantante e compositore hip-hop quechua che, oltre al suo lavoro, è anche un’attivista culturale per le lingue indigene.



Tra le numerose canzoni che ha scritto, “Tukuy Llaqtakuna Hatarisunchik” è la più importante, che tradotta significa “che tutti i nostri villaggi si sollevino”. Rappresenta un omaggio alle famiglie che hanno perso i loro cari durante le rivolte del 2022 in Perù. Questa canzone nasconde anche un significato più profondo. Infatti, è rivolta anche a tutte le comunità che hanno manifestato contro la discriminazione etnica nei confronti delle popolazioni indigene.

Insieme a Liberato Kani anche Renata Flores, la regina del rap quechua in Perù, sa cosa significa la parola discriminazione. Tuttora, i suoi genitori, per paura di essere discriminati, non parlano la loro lingua madre. Ciononostante, Renata Flores non si è fatta intimorire negli anni, piuttosto ha accolto la sua cultura e la lingua quechua nelle canzoni da lei scritte. Il suo album “Isqun” è dedicato interamente alle donne che hanno lottato in nome di questa lingua.

Introdurre la lingua quechua nelle canzoni potrebbe essere un passo avanti?

La lingua quechua è la seconda lingua più diffusa in Perù dopo lo spagnolo. Purtroppo, ciò non basta, poiché chi la parla viene, tuttora, sottoposto a innumerevoli forme di discriminazione. Una lingua ormai destinata a estinguersi, non essendo insegnata nemmeno a scuola. La si può ascoltare qua e là dagli anziani delle Ande rurali, sebbene i loro figli o nipoti abbiano rinunciato a impararla.

Renata Flores ha ammesso che:

«La gente pensa che sia sinonimo di povertà e non gli dà valore, ingiustamente».

Anche Liberato Kani, che ha lottato finora per la normalizzazione dell’orgoglio indigeno tramite la sua musica, ha ribadito l’importanza della propria lingua. Nel 2017, la sua musica è stata accolta a braccia aperte dalla famiglia dello scrittore peruviano José María Arguedas, morto nel 1969. Lo possiamo ricordare come una delle figure letterarie più importanti del XX secolo, il quale ha dato voce alle comunità indigene del Perù, grazie soprattutto all’uso della lingua quechua nei suoi scritti.

Nonostante le continue discriminazioni, c’è chi non si tira indietro ma lotta per la sopravvivenza della propria lingua, e perché no, tramite la musica. Del resto la speranza è l’attesa fiduciosa e l’ultima risorsa che rimane all’uomo.

 

Patricia Iori

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