L’influenza della rete ha drasticamente cambiato le modalità di lettura e di consumo dei prodotti di narrativa. Dove in Italia il romanzo resta la forma egemone di consumo, negli alveoli di internet nuove forme di scrittura prendono forma. In questo articolo, un’esplorazione dei più interessanti esempi di letteratura digitale
La letteratura digitale e i nuovi orizzonti della lettura – Una volta, non troppo tempo fa, si leggevano libri e giornali. Per quanto banale possa suonare questa affermazione, il drastico cambiamento in come quotidianamente leggiamo e ci approcciamo al mondo dello storytelling non può che avere influito anche sulle abitudini letterarie alla scrittura.
E proprio nell’ambiente digitale nascono nuove forme di letteratura, precedentemente impensabili o pressoché impossibili. Si tratta di prodotti particolari, spesso e volentieri proprio per via della gigantesca massa di testi prodotti quotidianamente, di qualità discutibile, ma non meno affascinanti per questo.
Autopubblicazioni e fanfiction sono fra i più famosi casi di letteratura digitale, ma il campo si estende verso forme inedite: Misteri aperti e caccia agli indizi nella rete, scrittura collaborativa a migliaia di mani, racconti non lineari miscelati a immagini e storie vere, impiego dei social media in strane e affascinanti commistioni fra realtà e fantasia.
Di seguito, si esploreranno alcune delle forme più affascinanti della letteratura digitale, desiderose di abbracciare le potenzialità di un mezzo radicalmente diverso da quello del romanzo, e i loro successi e fallimenti.
La letteratura digitale degli albori: il sogno del romanzo ipertestuale
Prima dei social media e del web 2.0, la rete possedeva una speciale caratteristica di frontiera inesplorata. Il web design dei primi anni dalla democratizzazione di internet era variegato e non orientato a una navigazione “buona”. Era, insomma, facile perdersi.
una visita a siti come 404pagefound permette di ritrovare reperti di un’era nostalgica, esempi di grafiche rozze e inesperte e, proprio per questo, di grande fascino. Ma il sistema di navigazione della prima rete è lo stesso che usiamo oggi quotidianamente: l’ipertesto.
Spiegato molto semplicemente, l’ipertesto è il quotidiano e banalissimo hyperlink: una parola o blocco di parole che rimanda ad altre. Per quanto oggi sia un elemento così ovvio della nostra società, l’ipertesto fu teorizzato per decenni in diverse maniere (fra l’altro da figure come Italo Calvino) prima della sua realizzazione, e per i primi anni di internet, venne reputata l’innovazione capace di rivoluzionare la letteratura come precedentemente immaginata, e nominata “letteratura elettronica”.
Data in mano al lettore, una storia ipertestuale permetteva di farsi esplorare in modo autonomo, passando da link a link in maniera non lineare, prospettando un nuovo rapporto fra autore e lettore. Fra i romanzi ipertestuali più famosi vi sono quelli di Michael Joyce, pubblicati negli anni novanta e gratuitamente fruibili adesso, come Twelve Blue o Afternoon, a story.
il romanzo ipertestuale non ha sradicato il libro, come ai tempi ci si aspettava. È anzi un genere praticamente scomparso oggi. ma le sue innovazioni sono passate nelle narrative di oggi, e come si vedrà più avanti, hanno gettato le fondamenta per la letteratura digitale del nuovo millennio.
50 sfumature di autopubblicazione: la peculiarità delle fanfiction e dei romanzi autopubblicati
Fra i millennials, c’è chi aveva un blog su MySpace e chi mente. Con l’iniziare del ventunesimo secolo, internet si democratizzò. I personal computer entrarono nella casa di tutti, e i giovani di allora videro la possibilità di esprimersi in forme nuove. La nascita del blogging, e della condivisione di pensieri quotidiani favorirono una passione per la scrittura nei giovani e giovanissimi.
il primo decennio del 2000 vede internet standardizzato. I Social Media cominciano a venire usati en masse, ci si incontra su forum online dei più vari argomenti, si discute di cultura pop, di musica. Il fenomeno di Tumblr sostituisce MySpace come spazio di elaborazione del personale, e soprattutto, la fanfiction imperversa.
La fanfiction è un genere del tutto particolare, che poteva nascere solo all’interno del web. Una scrittura giovanile, ai limiti del plagio, piena di errori e fisime adolescenziali, di scoperta sessuale e di veri e propri primi approcci alla scrittura, la fanfiction prende a piene mani personaggi, luoghi e tematiche dei franchise in voga (Twilight e Harry Potter, per dirne due) per rielaborare le storie, spesso facendo sì che l’autore inserisca se stesso come protagonista della sua storia, intrecciando rapporti erotici e sempre complicati con i personaggi oggetto del desiderio.
La fanfiction a sfondo erotico-adolescenziale è la più famosa all’interno del genere, tanto da creare uno dei successi editoriali dei tempi (nel bene, ma soprattutto nel male): 50 sfumature di Grigio. Il romanzo di E.L. James incapsula completamente le tendenze del genere e i suoi grandi difetti (si invita a leggere solo alcuni degli atroci dialoghi scritti) proprio perché altro non è che una leggera rielaborazione di una fanfiction di Twilight scritta dalla stessa autrice, precedentemente intitolata Master of the Universe, riscritta per evitare denunce legate al copyright.
La fanfiction esiste ancora, sebbene sia un genere decisamente più ridotto in fama rispetto a un tempo, e contiene in sé tendenze nuove della letteratura digitale del Web 2.0: la bassa età di consumo, la volontà di autoespressione e di self-insertion.
Autore non pervenuto – Il Copypasta e l’eliminazione dell’autore nella letteratura digitale
Pochi anni dopo l’avvento della fanfiction, su forum e social media racconti brevi e brevissimi cominciano a spopolare per via di un’altra tendenza semi-plagiaristica, la riappropriazione della storia. La copypasta ( termine derivato da Copy and Paste) altro non è che questo, un racconto fatto e scritto per perdere l’autore, essere preso e ridistribuito copiandolo e incollandolo dove si voglia.
Le copypasta sono solitamente a tono ironico e nonsensico (creato solo per essere inteso da un gruppo ristretto di persone) o orrorifico in prima persona, anche in questo di qualità sempre discutibile, ma di grande successo e circolazione fra i giovani consumatori della rete. Per citare l’esempio più famoso (e tragico), è il caso di Slenderman, una figura di mitologia urbana nata da una copypasta e diventata un franchise di serie B.
E proprio per via di uno dei casi legali più inquietanti avvenuti negli Stati Uniti che si palesa un nuovo trend della letteratura digitale, e in generale della rete stessa: la capacità del genere di mischiarsi con la realtà. Il fatto che l’autore si perda copiando e incollando il testo – unito alla narrazione in prima persona – fa sì che il testo sembri più vero. Un elemento interessante del genere, capace però di influenzare chi ne è più particolarmente suscettibile
Così, nel maggio 2014, due ragazzine di 14 anni nel Wisconsin hanno accoltellato una loro compagna di scuola, pensando si trattasse di un sacrificio allo Slender man, da loro considerato reale. Si tratta di un esempio limite, ma capace di ritrarre quanto risulti difficile a chi è poco competente o si trovi in condizioni di suscettibilità discernere al giorno d’oggi fra realtà e finzione.
Una storia scritta da migliaia di mani – la fondazione SCP
Fra gli esempi più maturi di letteratura digitale, vi è quello della fondazione SCP, un esperimento di scrittura collaborativa di gigantesco successo e caratterizzato da un’etica alla scrittura profondamente ottimista.
L’archivio, in cui ora sono presenti oltre settemila racconti, si basa su una premessa più complessa dei precedenti casi citati: ciascun autore presente nel catalogo deve rifarsi, nel raccontare la sua storia, allo stesso universo creato collaborativamente, quello appunto della fondazione SCP, una sorta di organo governativo internazionale il cui compito è di gestire materiali e situazioni anomale e sovrannaturali.
Il racconto deve inoltre essere redatto usando la stessa struttura, ossia quella di un documento tecnico contenente nome, misure di precauzione, descrizione dell’oggetto, eventuali addendum. E ogni articolo nel database contribuisce alla storia collettiva dell’universo creato, radicato nelle teorie complottiste di un Deep State oscuro e totalizzante.
La forza dell’archivio, quella della collaborazione, è anche la sua debolezza. Nonostante i racconti vengano controllati da un gruppo di moderatori, la qualità dei testi è altalenante, variando dal brillante al banale senza nessun tipo di accorgimento. La grande massa disorganizzata di testi non è inoltre di facile consumo o approccio.
La fondazione SCP è fra i principali esempi di scrittura collettiva utilizzante il Creative Commons, un tipo di licenza che abbandona parzialmente il diritto d’autore per permettere a chiunque di trarne ispirazione e utilizzare i propri contenuti, come è stato per il titolo videoludico Control, sviluppato da Remedy International e dichiaratamente ispirato alla fondazione.
Disperso in rete: novelle disperse e misteri online, la letteratura digitale del racconto da trovare
L’aspetto di internet ai nostri occhi, oggi, è quello di un luogo dove è possibile trovare ogni risorsa. L’idea dell’indagine e del lavoro collaborativo di scoperta di informazioni volontariamente nascoste è, in un modo o nell’altro, uno dei grandi fascini dell’ambiente virtuale. Con abbastanza impegno, si può trovare tutto quello che si desidera in rete.
Buona parte della letteratura digitale recente assume, proprio per questa caratteristica, i tratti della caccia al tesoro. le storie si fanno nascoste, e richiedono al proprio pubblico di trovarne gli stracci e cercarle.
è il caso di Mother Horse Eyes, altrimenti noto come The Flesh Interface, un racconto disperso in frammenti per lo più insensati in rete, ritrovabili in maniera apparentemente casuale su commenti, forum e thread, e la cui lettura completa richiede lo sforzo interpretativo di un gruppo di lettori, impegnati a trarne non solo un senso, ma una modalità di lettura.
E come per quanto riguarda la fondazione SCP, la narrativa di Mother Horse Eyes presenta una forte componente di complottismo misto ad esoterismo, rimarcando quell’aspetto di commistione fra realtà e finzione che si vedrà culminare in uno dei più utilizzati sistemi di narrazione non-lineare: L’ARG
Radicato nel complotto: L’Unfiction
Nel 2012, la foto di una falena viene condivisa su Twitter, seguita da un commento: “cerchiamo individui altamente intelligenti. Per trovarli, abbiamo congegnato una serie di test. C’è un messaggio nascosto in quest’immagine. Trovarlo, e ti condurrà sulla strada per trovarci. Siamo ansiosi di conoscere quei pochi che riusciranno ad arrivare fino in fondo. Buona fortuna”.
È l’inizio di Cicada 3301, uno dei più famosi prodotti di Unfiction mai creati. Per anni, agli enigmi proposti dal misterioso gruppo ne seguono altri, attorniati da storie sull’identità dei creatori e sullo scopo nella selezione dei supposti “individui intelligenti”. Nessuno sa dove vada a finire. Nessuno sa se si tratta di una storia di finzione, o di un vero progetto di reclutamento.
l‘ Unfiction, genere transmediale anche conosciuto come ARG (Alternate Reality Game) ha come obiettivo la completa rimozione di quello che in letteratura viene definito come Patto Narrativo, l’insieme di regole stabilite fra autore e lettore per far sì che sospenda la propria incredulità, pur sapendo che sta leggendo un oggetto di finzione. Nell’Unfiction, realtà e fantasia si mescolano continuamente in maniera confusa.
Gli ARG sono storie in divenire, il cui proseguo è stabilito dalla ricerca attiva dell’utenza, che deve ritrovare informazione, inserire password, aprire siti internet bloccati per permettere alla comunità di accedere a una nuova sezione della storia. La narrativa digitale si trasforma in una caccia al tesoro mista al teatro di improvvisazione, in cui i partecipanti diventano parte della storia, in grado di manipolarla in divenire.
Ed è proprio nell’era più contemporanea e a noi vicina che il genere trova il suo punto di forza, infilandosi nelle pieghe di un’informazione sempre meno affidabile e onesta. Utilizzando i sistemi di comunicazione della “realtà”, quelli dei social media e della comunicazione in prima persona, ma anche della geolocalizzazione o dell’accesso a siti attraverso codici QR posti in locali o in zone in seguito condivise, pone le basi di un mistero a cui si accede attraverso punti di accesso denominati Rabbit Holes, termine non a caso riconducibile alla sfera del complottismo.
E infatti, gli ARG presentano numerosissimi punti in comune con la sfera online del complottismo, separati solo dalla sottilissima linea di chi si rende conto di stare prendendo parte a una storia di finzione, e chi invece no. Nel suo saggio Life in an Alternate Reality Game, il professore Jon Askonas, ritrova somiglianze notevoli fra i sistemi di partecipazione del gruppo complottista-esoterico qAnon e i partecipanti di un ARG: lo sforzo interpretativo di segnali criptici inviati da un coordinatore della storia, la ricerca di informazioni e il tentativo di connettere fra loro le più disparate informazioni, al fine di ottenere un’immagine di insieme.
Notoriamente, gli oggetti di Unfiction indipendenti partono in quinta e si disperdono progressivamente. Così come le storie di cronaca, la loro durata è breve ed effimera, incapace di ottenere quello che potremmo definire un finale soddisfacente. Il fascino del mistero in un ARG è l’enigma più che la sua soluzione, e raramente prodotti di questo tipo, richiedenti un enorme impegno nella pianificazione e nella continuità della storia, trovano risoluzioni memorabili, o risoluzioni e basta. Spesso, con l’affievolire dell’interesse comunitario, si spengono prima di concludere, il loro scopo ormai terminato.
Eppure, quello dell’ Unfiction è un genere particolarmente apprezzato a livello di marketing, apparendo spesso come metodo promozionale per film e serie TV (uno dei primi ARG fu per A.I. Intelligenza Artificiale di Spielberg, e più recentemente, la terza stagione di Stranger Things permise attraverso codici QR nascosti in locali a tema costruiti Ad Hoc per pubblicizzare il franchise, di prendere parte a una storia di Unfiction) a causa dell’elevato engagement dei partecipanti, unito alla promessa – spesso vacua – di una ricompensa finale.
Modelli di linguaggio, la macchina scrittrice, e il futuro della letteratura digitale
Un tema che collega i precedenti esempi – solo alcuni fra le migliaia di esperimenti di narrativa nel mondo digitale – è quello della confusa commistione di realtà e fantasia. La letteratura digitale calca sulla sostanziale sfiducia nei confronti della verità online, pone le premesse per contaminarsi continuamente di veridicità e menzogna, richiede partecipazione attiva e interpretativa per essere distinto come nulla di più di una storia, e cammina sulla labile separazione fra fiction e fake news.
Così, l’entrata in gioco negli ultimi anni delle intelligenze generative permette di discutere del suo futuro. Come si affronterà in un articolo futuro, la rete è già piena di testi generati artificialmente attraverso risorse come ChatGPT o Google Bard. Articoli finti, truffe, persino libri pubblicati su Amazon scritti interamente da una macchina.
E la macchina non sa di stare mentendo, fa solo il suo lavoro. Gli oggetti di narrazione dei modelli di linguaggio sono basici, le loro strutture al momento semplici ed elementari. Ci vuole davvero poco attualmente per capire dove un’IA sia stata o meno utilizzata per scrivere un testo. Nondimeno, l’avvento delle nuove tecnologie permette di muovere il discorso sulle sorti dell’informazione fattuale e della finzione nel futuro prossimo.
Roberto Pedotti