La Legge Varchi sulla maternità surrogata: una polemica di costituzionalità e coerenza

La Legge Varchi sulla maternità surrogata

La Legge Varchi sulla maternità surrogata ha suscitato un acceso dibattito, con voci critiche che sollevano interrogativi sulla sua costituzionalità e coerenza. L’approvazione da parte della Camera dei Deputati ha messo in evidenza le controversie riguardanti questa normativa, che introduce il reato universale per la maternità surrogata svolta all’estero.

La recente approvazione della proposta di legge del centrodestra sulla maternità surrogata da parte della Camera dei Deputati ha scatenato un acceso dibattito. Con 166 voti a favore, 109 contrari e quattro astenuti, i gruppi di opposizione Pd, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra si sono schierati contro la legge, mentre Azione-Italia Viva ha concesso libertà di coscienza ai propri deputati, e quattro di loro (Mara Carfagna, Giuseppe Castiglione, Antonio D’Alessio, Maria Chiara Gadda ed Ettore Rosato) hanno votato a favore.

Conosciuta come la “legge Varchi,” questa normativa introduce il reato universale per la maternità surrogata svolta all’estero, sanzionando con pene detentive da tre mesi a due anni e sanzioni pecuniarie da 600.000 a 1 milione di euro coloro che seguono regolamentazioni legali di paesi democratici riguardanti la commercializzazione di gameti o la surrogazione di maternità. Tuttavia, è emersa una forte critica riguardo alla costituzionalità e all’applicabilità della legge, in quanto il Codice Penale italiano normalmente si applica solo all’interno del territorio dello Stato, salvo casi gravi come il terrorismo o i crimini di genocidio.

La legge Varchi ha sollevato interrogativi sulla sua coerenza, dato che non estende la punibilità ad altri reati gravi compiuti all’estero, come la tratta di esseri umani o la pedopornografia. Questa mancanza di coerenza e l’incertezza riguardo alla sua applicabilità hanno portato a preoccupazioni sulla sua efficacia e sostenibilità, poiché i tribunali potrebbero trovarsi coinvolti in lunghe battaglie legali.


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Al momento, molte persone che desiderano accedere alla maternità surrogata sono costrette a cercare soluzioni all’estero, ma questa opzione comporta spesso costi proibitivi che sono alla portata di pochi. Inoltre, la mancanza di una disciplina chiara per la gestazione per altri espone donne e minori a un alto rischio di assenza di tutele.

Sebbene siano emerse critiche e proteste da parte di coloro che scelgono la surrogazione come via per realizzare il desiderio di genitorialità, i sostenitori della legge sostengono che essa sia finalizzata a proteggere i diritti dei bambini nati tramite questo processo. Tuttavia, il ricorso a termini come “criminali universali” ha suscitato preoccupazione riguardo alle conseguenze negative che ciò potrebbe avere su questi bambini, che meritano un ambiente di crescita amorevole e privo di stigmatizzazione.

In conclusione, la “legge Varchi” ha scatenato un acceso dibattito sulla maternità surrogata e ha messo in luce l’importanza di affrontare questa delicata questione con approcci chiari e riflessivi. La necessità di regolamentazioni valide ed equilibrate per la gestazione per altri dovrebbe essere una priorità, garantendo la protezione dei diritti e della sicurezza delle persone coinvolte. La legge, così come approvata, solleva interrogativi sulla sua coerenza e sulla sua applicabilità, richiedendo una riflessione più approfondita sull’equilibrio tra protezione dei diritti e libertà individuali.

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