Di Leoluca Armigero
Si discute in queste ore alla Camera del disegno di legge Zan, la legge contro l’omofobia ma anche contro la misoginia. Il dibattito parlamentare è inquinato dal benaltrismo e dalla malafede nel fingere di credere alle fake news che avvolgono il dl: non si fa che ripetere frasi come “finiremo in carcere per aver espresso un’opinione contro l’utero in affitto” (pratica assai più diffusa fra le coppie etero, in verità, e comunque cosa non vera perché – se dovesse essere approvato – sarebbero puniti solo gli atti di violenza e l’istigazione, non l’espressione di liberi convincimenti personali).
Ma soprattutto, il leit motiv dell’opposizione è letteralmente la sagra del benaltrismo:
“Sembriamo marziani, non parliamo di quello che interessa a tutto il paese in questo momento”.
Viene quasi da credere a chi parla così, a furor di popolo; la retorica populista esercita sempre il suo fascino. Eppure chi si esprime in questi termini sa molto bene cosa è andato in scena nelle ultime settimane: il ddl Zan è stato rimandato più e più volte, da ultima proprio la scorsa settimana, quando il Presidente della Camera Fico ha accettato la richiesta delle opposizioni di rinviare la discussione sulla legge contro l’omofobia per via del Covid. Solo quella però. Tutti gli altri lavori parlamentari sono andati avanti come da calendario.
L’ultimo rinvio dunque, e conseguente programmazione dei lavori sul ddl Zan al 27 ottobre, è intervenuto ben prima del dpcm che ha disposto un nuovo semi-lockdown; ben prima che le categorie interessate (in minima parte), insieme a ultras ed esponenti di Forza Nuova, occupassero le strade delle maggiori città italiane in maniera violenta. Viene da pensare che queste frange facinorose dell’estrema destra tengano il gioco alla destra che occupa gli scranni del parlamento, la quale potrà così – di volta in volta – giudicare la cattiva gestione dell’emergenza (salvo poi scambiarsi abbracci in parlamento: i richiami di Rosato ai deputati della Lega ne sono la testimonianza), ed eventualmente ricorrere alla tecnica che meglio conoscono: il benaltrismo.
Il motivo per cui discutere della legge contro l’omofobia e la misoginia in questo momento non è una mancanza di rispetto è che, se vogliamo ogni volta individuare qualcosa di ‘ben più importante’, se vogliamo ogni volta anteporre i diritti sociali a quelli civili, il tempo dei diritti civili non arriverà mai. E per di più, è disonesto credere che la discriminazione non sia in qualche modo collegata con le difficoltà materiali: se c’è qualcuno che sta guadagnando meno del solito in questo periodo, a causa della pandemia e delle misure di sicurezza (più o meno discutibili) adottate da questo governo per arrestare l’effetto domino dei contagi, esiste qualcun altro in questo paese che conosce un problema sistemico di discriminazione.
La discriminazione genera disoccupazione, la disoccupazione genera indigenza, l’indigenza genera convivenze forzate, finché esplode la violenza domestica e il pater familias ti mette alla porta. Oppure puoi vivere in segreto, reprimere ogni comportamento sospetto, sperare che non ti scoprano e rinunciare a quello che sei per avere un tetto sopra la testa. L’autodeterminazione e la libertà di essere se stessi hanno molto a che vedere con la materialità dei bisogni. E finché non ci sarà una legge che tuteli le minoranze dal rischio che tutto questo accada, una legge che tuteli le minoranze dopo che tutto questo è accaduto, tutto questo continuerà ad accadere.
Continueranno ad esserci famiglie che mandano il fratello maggiore, l’uomo di casa, a speronare e uccidere la propria sorella e picchiare il suo ragazzo trans. Continueranno ad esserci 24 casi di omofobia solo a luglio. Continueranno ad esserci vicini di casa che ti spaccano l’auto e ti forano tutte e quattro le ruote perché sei lesbica, proprio com’è accaduto a Camilla. Ma non è urgente. Aspettiamo di risolvere tutti i problemi del mondo prima. Aspettiamo finché non ci sarà più “ben altro” a cui pensare. Intanto contiamo le violenze e moriamo di vecchiaia, se non di omofobia.