Legge Basaglia, che apriva le porte dei manicomi e regolamentava il trattamento sanitario obbligatorio, ridando dignità umana ai pazienti.
13 Maggio 1978, in questa data è stata varata la Legge 180 “Accertamenti e trattamenti sanitari e volontari obbligatori”. La Legge 180, conosciuta come Legge Basaglia dal nome dello psichiatra Franco Basaglia. Oggi rimane ancora l’unica legge a cui fa riferimento la psichiatria italiana.
L’Italia è stato il primo paese a varare una legge che regolamentasse l’assistenza psichiatrica. L’intento di Basaglia fu quello di aprire le porte dei manicomi e di ridare la dignità umana alle persone che lì dentro erano segregate.
Franco Basaglia s’impegnò a superare la logica del manicomio come luogo di prigionia e di trattamenti disumani. Egli volle concepire le case di cura come luoghi di riscatto sociale, abolendo i farmaci e i trattamenti sanitari come l’ellettroshock e gli psicofarmaci.
Basaglia ispirandosi alle teorie dello psichiatra statunitense Thomas Szasz, puntava sullo sviluppo di una psichiatria sociale a livello territoriale. La Legge Basaglia infatti demandava l’assistenza terapeutica alle strutture territoriali, Regioni e Comuni e si basava sull’instaurarsi di rapporti umani con i pazienti, riconoscendone i diritti.
Molte critiche sono state avanzate alla legge già sul finire degli anni ’70. Ad oggi viene considerata per molti aspetti approssimativa perché non c’è stato in effetti una concreta chiusura dei manicomi. Inoltre, si lamenta il fatto che le cure dei degenti sono state affidate ai servizi pubblici e alle famiglie relativamente impreparate per farsene carico.
Questo ha fatto sì che i pazienti una volta dimessi, sono stati scaraventati in una società di cui non si sentivano di far parte rimanendone così ai margini. Dall’altro lato, l’effettiva chiusura di tutti i manicomi italiani è avvenuta solamente nel 1999 perchè bisognava consolidare la rete dei servizi ambulatoriali a cui la legge demandava le cure degli ex-pazienti.
Sicuramente la Legge Basaglia ha avuto il grande merito di ridare dignità all’essere umano. Prima dell’impegno di Basaglia, le persone smettevano di essere tali una volta entrate in manicomio. La malattia mentale veniva trattata e curata alla stregua di una malattia di origine fisica.
Una malattia considerata uno stigma per la persona che ne soffriva. Bisogna pensare che era relativamente semplice finire in manicomio. Il manicomio era il luogo deputato a contenere tutte le paure della società. Tutte quelle condizioni mentali che facevano paura, che erano inspiegabili e per tale motivo dovevano essere tenute lontane agli occhi dei “sani”.
Si ride amaramente se si pensa come oggi, chiunque potrebbe finire chiuso in uno di quei manicomi. Ognuno di noi si trova a vivere condizioni di malessere psicologico che è la stessa società e i suoi ritmi frenetici a generare.
Tuttavia Basaglia era consapevole che questa legge non avrebbe sicuramente risolto il problema della malattia mentale, anzi egli sosteneva che forse avrebbe causato l’esatto opposto. Bisognava però agire, pensare che un’altra strada era possibile, anzi che sicuramente quel modo di curare non era affatto quello giusto.
« Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o meno manicomi e cliniche chiuse, è importante che noi adesso abbiamo provato che si può fare diversamente, ora sappiamo che c’è un altro modo di affrontare la questione; anche senza la costrizione. »
La Legge Basaglia ha permesso a tutte quelle persone che erano diventate una sola cosa con la struttura manicomiale, i cossiddetti “istituzionalizzati”, di riprendersi la propria dignità .
“Entrare fuori, uscire dentro” è l’ossimoro coniato da Franco Basaglia che riassume bene lo scopo della Legge 180. L’uomo è invitato ad “entrare” nella realtà per riappropriarsi delle sue radici, attraverso il contatto con il suo territorio. Uscire dentro, significa infatti abbandonare, uscire da quel “dentro”, che è sinonimo di costrizione e alienazione.