La guerra ora è bella solo se fatta alla chetichella

La guerra ora è bella solo se fatta alla chetichella

Siamo onesti, noi non possiamo andare in guerra, non ne siamo capaci. Per noi – al massimo – ogni guerra è buona per poter aumentare le accise sulla benzina per un ottantennio. 

Infatti, “secondo dettame Costituzionale”, ripudiamo la guerra non solo come strumento di offesa  ma anche – udiamo udiamo – “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”; ciò vuol dire che se avessimo un minimo di “costituzionale coerenza” dovremmo immediatamente ritirare ogni singolo soldato da ogni operazione militare estera già in atto, però, au contraire, non paghi ci appropinquiamo anche a invadere … ops! Scusate è scappato … stabilizzare la vicina Libia.

Non è colpa nostra, noi -illo tempore liberati –  liberamente sottostiamo ai dettami dei fu liberatori, i quali – magnanimamente – ci accordano la libera opportunità, in assenza di qualsivoglia alternativa, della “guida” di un contingente militare impegnato a restituire libertà e stabilità alla Libia.

Se la cosa non dovesse risultare abbastanza chiara, facciamola “facile facile”; il tutto un domani potrà essere sintetizzato nei libri di storia così: “In Libia mica ci andammo convinti? Manco per niente! Diciamo che ci fummo mandati per non farci mandare da chi ci mandò. E poi, visto che stava tornando di moda il colonialismo con la scusa delle guerre di stabilità in Medioriente, mica potevamo fare la figura dei peracottari di provincia?

Anche sul concetto di stabilità non è che poi le cose vadano meglio, diciamo solo che il termine non è tanto chiaro nelle alte sfere.

L’Italia ha già contribuito enormemente alla “attuale stabilità” della Libia ai tempi di Gheddafi. Un lavoro a dir poco di fino, infatti ora le cose vanno decisamente meglio: la Libia è ora divisa tra due parlamenti e due governi diversi, duecento e passa milizie e 140 tribù, senza contare il califfato dell’Isis che entra ed esce da Bengasi quando può. Che dire, proprio un capolavoro!

E ora chi deve andare in Libia a portare ancora più stabilità? proprio l’Italia! Ovvio no? Se non è una decisione logica e coerente questa, quale? Non fa una grinza! E’ un po’ come nominare Scajola direttore generale di Tecnocasa.

Renzi a tal proposito può fare poco o niente, ammettendo che abbia cognizione della portata del danno. Il Coso di stato non può sottrarsi agli ordini Nato, e poi è già troppo impegnato a raccontare in giro che farà un culo così alla Merkel, se nel mucchio delle minchiate dovesse buttarci anche Obama va a finire che devono internarlo archiviando il caso come “rara sindrome da cazzaro ossessivo-compulsivo”.

Fatto sta che tutte le recenti rassicurazioni tese ad escludere ulteriori interventi delle nostre forze armate in nuovi scenari bellici si sono tramutate in farsa e noi, invece di sentirci per l’ennesima volta presi per i fondelli, subiamo il tutto con represso, ma rassegnato, disappunto.

E’ brutto, non ci piace, è anticostituzionale, siamo contrari, ma che ci possiamo fare? Le cose vanno così! Ci dobbiamo fare il callo, anche perché sulla nostra arresa rassegnazione ci contano in troppi e mica possiamo deluderli facendoci finalmente sentire una volta e per tutte? Il nostro è un vittimismo funzionale, connivente; saremo anche incazzati ma restiamo degli incazzati impotenti, quindi ottimi e preziosi alleati proprio di coloro che ci fanno tanto incazzare. Quanto è utile la resa sociale e civile noi non ne abbiamo idea.

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vignetta Mauro Biani 

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