Dopo quasi due decenni dall’invasione, la guerra in Iraq è ancora una realtà.
Il rapporto del 2022 di Iraq Body Count mostra un quadro di violenza quotidiana e una pace ancora lontana
Iraq Body Count, progetto non governativo che si occupa di tenere conto delle vittime della guerra dal 2003 ha oggi, ha pubblicato un rapporto con i dati del 2022.
Il quadro mostra un Paese ancora effettivamente in guerra, con una sensibile crescita dei casi di terrorismo.
Guerra in Iraq nel 2022: instabilità e violenza
Rispetto ai periodi peggiori della guerra in Iraq, tra il 2003 e il 2008, e tra il 2014 e il 2017, il livello del conflitto è sceso, lasciando spazio a una quotidiana violenza che non da segni di volersi placare.
Dopo l’invasione degli USA e gli UK, che ha portato al rovesciamento del regime di Saddam Hussain, l’Iraq ha visto nascere intense lotte armate anti-occupazione e anti-governative contro governi giudicati illegittimi dalla popolazione.
Sorprendente è il modo abituale in cui le potenze occidentali e i governi clienti iracheni descrivono la lotta armata contro di loro come “terrorismo”, indipendentemente dal fatto che la sua violenza colpisca o meno i civili. In tal modo, distolgono l’attenzione dal loro ruolo nel creare le condizioni per il conflitto in corso
Nonostante la successiva riduzione della presenza di forze militari di occupazione, si sono perpetuati cicli di violenza che hanno fatto da barriera alla transizione del Paese verso un ambiente sicuro e pacifico.
I governi che si sono succeduti si sono sempre trovati nella difficile situazione di ottenere legittimità pubblica, rimanendo quindi in costante instabilità e incapaci di fronteggiare il problema della violenza persistente.
Le vittime del 2022 secondo IBC
In relazione alla guerra in Iraq nel 2022, IBC ha registrato 740 morti civili, tra cui 74 bambini.
I dati rimangono sulla scia degli anni precedenti.
Nel 2021 si contavano 669 morti, nel 2020 sono stati 908.
Dei 740 morti, 338 sono stati attribuiti ad atti di gruppi terroristici, tra cui l’ISIS.
159 sono stati torturati e fucilati, alcuni recuperati da macerie o fosse comuni in aree precedentemente controllate dall’ISIS.
125 civili sono stati uccisi in scontri tra clan che cercavano di “risolvere le controversie“. Quello della violenza civile è un fenomeno in crescita allarmante, che si deve all’assenza di un governo che offra soluzioni giudiziarie.
I restanti 118 morti civili sono vittime dell’esercito iracheno e dei gruppi armati affiliati allo Stato. Nel Kurdistan iracheno, sono incluse anche le vittime delle forze armate turche.
Tra le vittime della guerra nel 2022 ci sono anche 1273 iracheni segnalati come combattenti.
Tra questi:
- 521 combattenti dell’ISIS uccisi dall’esercito iracheno e da attori affiliati allo Stato (oltre 200 dei quali uccisi in operazioni congiunte con l’esercito statunitense)
- 506 membri del PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan) uccisi dall’esercito turco
- 97 soldati turchi
- 80 soldati iracheni
- 30 membri delle PMF (Forze di mobilitazione popolare)
- 23 membri della polizia federale
Terrorismo in Iraq: dall’ISIS alla violenza civile
Nel 2018, l’ISIS è stato sconfitto come significativa forza detentrice di potere in Iraq.
In realtà, è tutt’oggi presente e attivo nel Paese.
Nel 2022, IBC ha registrato 261 attacchi terroristici che hanno causato la morte di 338 morti. Dato che non si discosta da quello dell’anno precedente, con 247 attacchi terroristici e 414 vittime.
Questo, nonostante il 2022 abbia visto un impressionante aumento degli arresti con accuse di terrorismo.
Stando ai dati del servizio antiterrorismo iracheno, tra il 2020 e il 2021 sono stati arrestati 622 membri dell’ISIS con accuse di terrorismo. Altri 343 sono stati uccisi.
Nel solo 2022 il dato si è quadruplicato rispetto alla media degli anni precedenti, con 1332 arresti e oltre 500 morti.
Quello degli arresti per terrorismo, in realtà, è un dato considerato preoccupante da IBC.
Gli arresti avvengono ai sensi della legge antiterrorismo del 2005, approvata quando il Paese era sotto occupazione. Il concetto di terrorismo appare equivoco, e quindi incline ad abusi politici e vendicativi.
Nell’ottobre 2022, ad esempio, alcuni manifestanti sono stati arrestati da un governatore provinciale con l’accusa di terrorismo e di vandalismo.
Il sistema giudiziario iracheno è stato criticato anche dall’ONU, che ha espresso preoccupazione per gli arresti arbitrari con accuse di terrorismo.
I procedimenti giudiziari nell’ambito del quadro giuridico antiterrorismo – con la sua definizione eccessivamente ampia e vaga di terrorismo e reati correlati – si sono concentrati sull'”associazione” o “appartenenza” a un’organizzazione terroristica senza distinguere sufficientemente tra coloro che hanno partecipato alla violenza e coloro che si sono uniti all’ISIS per sopravvivere e / o attraverso la coercizione, e con pene severe che non sono riuscite a distinguere i gradi di colpevolezza sottostante
Successivamente, sono stati denunciati anche abusi e violenze durante i processi.
Ai detenuti viene spesso negato un giusto processo.
Le confessioni arrivano attraverso la tortura, in modo che i detenuti finiscano per firmare documenti che ammettono crimini che non hanno commesso.
Pochi detenuti hanno la possibilità di incontrare un avvocato prima del processo.
I metodi di abuso includono gravi percosse, alcune sulla pianta dei piedi, così come scosse elettriche, posizioni di stress e soffocamento.
Sono state segnalate anche violenze sessuali, mentre alcuni detenuti hanno riferito di trattamenti di cui “non possono parlare”
In alcuni episodi, le accuse di terrorismo sono stati rivolte anche a casi di violenza tra clan.
In questi casi, si tratta di gruppi o individui che attuano azioni terroristiche e mortali per vendicare torti subiti da se o dai proprio cari.
Negli ultimi sei mesi del 2022, il dato è più che raddoppiato.
In Iraq, la pace è ancora lontana
Come osserva IBC, l’aumento degli arresti non è la via per il raggiungimento della pace.
Il fatto che in media un incidente attribuibile al terrorismo si sia verificato ogni giorno nel 2022 (353 in totale) – in concomitanza con tutti questi arresti – suggerisce che qualunque altra cosa queste uccisioni e arresti di “terroristi” stiano ottenendo, non è pace
Secondo l’organizzazione, la riconciliazione tra i gruppi sociali dell’Iraq non può avvenire solo attraverso tattiche che ignorano i percorsi di riconciliazione e mantengono irrisolti gli abusi del sistema giudiziario.
La motivazione e il desiderio di perseguire la riconciliazione nazionale devono naturalmente provenire dal popolo iracheno ed essere realizzati da esso. Ma deve esistere anche lo spazio per tale risoluzione dei problemi, e questo spazio è difficile da creare finché la guerra rimane la soluzione ufficiale e preferita