38 anni fa, il 14 giugno 1982, Margaret Thatcher metteva a segno la vittoria nella guerra delle Falkland grazie al suo famigerato pugno di ferro. Ma cosa causò la scintilla del conflitto tra Argentina e Regno Unito?
La guerra per il controllo delle isole Falkland tra Argentina e Regno Unito ha avuto da entrambe le parti un unico slogan: il nazionalismo dei due paesi. Entrambi i governi coinvolti hanno visto nel conflitto un’occasione per (ri)guadagnare consenso presso la propria popolazione, ed entrambi ritennero opportuni 77 giorni di guerra. Dietro al conflitto per l’arcipelago dell’Atlantico meridionale c’è tuttavia una storia più complessa, dalla quale emergono elementi fondamentali per comprendere le scelte dei due paesi.
Le Falkland fino al 1982
Data la sua posizione strategica per i traffici navali tra due oceani, l’arcipelago della Falkland era stato oggetto di disputa già nel XVIII secolo. Spagna, Francia e Regno Unito ne rivendicarono a turno il controllo fino al 1839, quando i britannici lo conquistarono in maniera definitiva. Tuttavia l’Argentina, indipendente dal 1820, continuò a ritenere le isole parte del territorio nazionale.
Il Regno Unito, d’altro canto, aveva trovato nelle Falkland un importante punto di appoggio per la marina militare, in particolare nei due conflitti mondiali. La vicinanza all’Antartide e a luoghi molto pescosi e ricchi di petrolio le rendeva ulteriormente interessanti per entrambe le parti. Nonostante ciò, i rapporti tra i due stati erano stati, negli ultimi decenni, sostanzialmente sereni.
La crisi economica argentina e l’orgoglio britannico
Il 24 marzo 1976 l’Argentina era caduta vittima di un golpe militare, il cui leader (il generale Jorge Rafael Videla) aveva demolito la fragile repubblica e istituito una dittatura, supportata dagli Stati Uniti in funzione anti-comunista. Il nuovo regime divenne famoso in tutto il mondo per lo sterminio degli oppositori, contro i quali sostenne un durissimo conflitto definito “guerra sporca”. Questa guerra civile ebbe, naturalmente, pesanti conseguenze sull’economia argentina, che visse il periodo peggiore proprio nel biennio 1980-82. Il governo, guidato allora dal generale Leopoldo Galtieri, era al punto più basso della sua popolarità, e decise quindi di rischiare la riconquista delle Falkland.
Dall’altro lato dell’oceano, il Regno Unito viveva a sua volta un periodo complicato, con l’economia in preda alla recessione e la disoccupazione in crescita. Il Primo Ministro Margaret Thatcher faticava a contenere il malcontento popolare e, come il suo corrispettivo argentino, accolse l’invasione delle Falkland come un’occasione di propaganda. I britannici, d’altra parte, non avevano mai accettato fino in fondo il loro ridimensionamento a livello globale dopo il 1945. Riaffermare il proprio dominio su quella che consideravano una parte del loro impero apparve loro un gesto assolutamente comprensibile.
La guerra e le conseguenze
L’attacco dell’Argentina alle isole, denominato Operazione Rosario, scattò il 2 aprile 1982 e fu un pieno successo, grazie all’effetto sorpresa nei confronti delle forze inglesi. La Thatcher sfruttò tutta la sua capacità oratoria per coinvolgere emotivamente la popolazione e inviò una task force navale per riconquistare le Falkland. Il successo dell’operazione (pur presentando alcuni punti oscuri, come l’affondamento dell’incrociatore argentino Belgrano, ordinato dalla Thatcher in persona) si concretizzò definitivamente il 14 giugno 1982. La vittoria permise alla Premier britannica di riconquistare un ampio sostegno popolare, che risulterà decisivo nelle elezioni dell’anno successivo. Per il governo argentino la sconfitta fu, al contrario, il colpo di grazia: le inchieste sui desaparecidos e le rivelazioni sulla guerra ne determinarono la caduta. Venne dunque ripristinata la democrazia.
Il dopoguerra
Pur vivendo due situazioni diverse, i popoli dei due paesi vissero con enorme trasporto (in entrambi i sensi) il conflitto: da entrambe le parti ci furono accaniti sostenitori dello scontro e altrettanto tenaci oppositori, tra cui numerosi artisti famosi come Morrissey, i Pink Floyd e gli Iron Maiden. L’eccesso di nazionalismo fu tale che quattro anni dopo, ai Mondiali di calcio, la partita tra le due squadre venne vista come un atto II. Quella volta non ci furono armi e proiettili, ma scarpe da calcio e un pallone, e il campo di battaglia fu il leggendario Stadio Azteca. Dentro al quale splendette al suo massimo fulgore un numero 10 dal nome quasi sconosciuto: Diego Armando Maradona. Al termine della partita il capitano argentino, protagonista con una doppietta storica, definì la vittoria argentina una vendetta per la guerra delle Falkland.
Due capitoli speculari e controversi del rapporto tra i due paesi, travagliato e complesso nella storia come nello sport più popolare.
Riccardo Ruzzafante