La Grazia dei Re, la pandemia e la fantascienza: Ken Liu si racconta

ken liu

Scrittore, traduttore, ingegnere, avvocato. Ken Liu è una delle penne più importanti del genere letterario fantascientifico. Punto di unione tra la Cina, dove è nato, e gli Stati Uniti, dove vive tuttora. Noi di UltimaVoce lo abbiamo intervistato per voi in occasione dell’uscita dell’edizione italiana del suo “La Grazia dei Re



Ciao Ken, grazie di avere accettato di incontrare i tuoi sostenitori italiani sulle nostre pagine. Prima di iniziare, come stai? Come stai vivendo questo difficile momento in cui ci troviamo?

Grazie mille! E’ un vero piacere parlare con voi. Per quanto riguarda la scrittura, non è stato un anno molto produttivo. Infatti, per la maggior parte del tempo non ho scritto nulla. Era impossibile parlare di futuro, quando stiamo attraversando un evento che riscriverà il futuro per il resto della mia vita. Ma una cosa che ho capito e che possiamo vivere con meno produttività.

Le domande più importanti da farci non hanno niente a che fare con i traguardi, o il fare tante cose. Ma dobbiamo invece essere più comprensivi con noi stessi e accettare il bisogno di fare una pausa e lasciarci lavare dalle onde di questo mondo tumultuoso in cui viviamo. I valori che sosteniamo, le storie che raccontiamo ai nostri bambini, l’amore che meritiamo e desideriamo dare – queste cose sono molto più importanti di lavoro ed efficienza e tutto il resto delle cose senza senso che la modernità prova a richiederci. 

Molte persone riflettendo sulla situazione attuale hanno detto “Sembra di vivere in un libro di fantascienza”. Tu rappresenti una delle migliori espressioni del genere. Se dovessi dare un consiglio preso da uno dei tuoi libri che possa aiutare a superare questa pandemia quale sarebbe?

Io direi invece che il mondo che stiamo vivendo è quanto di più lontano possa esserci dalla fantascienza. Nella fantascienza, è luogo comune che quando l’umanità deve affrontare una minaccia globale, si mettano da parte le differenze per lavorare per il bene comune. Così tutte le nazioni  si unirebbero per costruire jaegers contro i kaijus,  o schiererebbero tutte le risorse scientifiche contro l’invasione aliena, per salvare noi e il pianeta dalla condanna.

Quando vediamo da vicino come invece le nazioni hanno reagito contro minacce globali, dal cambiamento climatico a questa pandemia, solo allora realizzi quanto ingenui e idealisti siano gli scrittori di fantascienza. Se davvero ci fossero kaijus furiosi, o una invasione aliena, o un asteroide pronto a colpire la terra, probabilmente avresti solo più intimidazione, accuse, teorie complottiste e forse anche guerra, con meno cooperazione possibile. L’umanità, almeno per quanto riguarda la geopolitica, si è rivelata deludente nei momenti di crisi. Penso che non si possa tenere il focus a livello di nazioni, stati, centri di autorità e potere concentrati che vogliono solo più potere per loro stessi.

La vera speranza, se c’è n’è una, è a livello degli individui, delle famiglie, dei vicini e degli amici, che non sono mere astrazioni l’uno per l’altro. Per quanto il governo mi abbia deluso, atti individuali di eroismo, sacrificio, e collaborazione mi hanno anche ispirato in questa pandemia. Si è rivelato che davvero siamo meglio quando rimaniamo persone, locali, distinte, reali, è solo quando siamo ridotti a identità di gruppo e nazioni – stato su larga scala che diventiamo mostri. Quindi questo è il mio consiglio: resistete ad ogni tentativo di definirvi come solamente un membro di un gruppo astratto e su larga scala

Personalmente non posso che concordare..Tornando all’ambito lavorativo, hai detto che la situazione di emergenza ha influito anche nel tuo lavoro.

Come ho detto, non ho scritto molto per buona parte dell’anno. Ma ho finito di perfezionare la conclusione della mia serie epica fantasyt he Dandelion Dynasty. I libri finali, The Veiled Throne e Speaking Bones, arriveranno ai lettori nel 2021 e 2022 ( Tra poco ne saprete di più). Più avanti invece, quando ho accettato il bisogno di riflettere, ho finito con lo scrivere diverse short stories molto soddisfacenti per me. Ad esempio, ho scritto una storia per una nuova antologia  dalla  MIT Press che sarà pubblicata nei primi mesi del 2021 sui cambiamenti sociali portati dalla pandemia. Ho provato a dare alla tecnologia  e ai tecnologi un ruolo nella storia che sentivo particolarmente adatto a questi tempi rivoluzionari.

Ho scritto un’altra storia, un fantasy, per Amazon Original Stories. La storia, The Cleaners, è una revisione moderna della Principessa sul Pisello che tratta il ricordo e la marrativa della persona in un mondo nuovo per me. Queste storie nuove, anche quando non trattano di pandemia, mostrano segni di come la mia psiche sia stata modificata da questa esperienza. Penso che questo valga per tutti noi. Gli effetti non saranno sempre chiari per gli altri, ma noi li conosceremo come conosciamo le nostre cicatrici. 

Abbiamo parlato del presente, ora cercheremo di conoscerti un po’ meglio parlando del tuo passato. Partiamo dal principio, come hai iniziato a scrivere e cosa ti ispira a continuare a farlo?

Ho sempre amato raccontare storie, ma inizialmente non mi affascinava particolarmente essere uno scrittore professionista. Ero un programmatore e un avvocato prima di essere uno scrittore, e ancora oggi non penso allo scrivere come alla mia professione, ma è un mezzo attraverso cui pratico l’arte della narrazione, il terreno su cui costruisco il mio personale viaggio. E’ questo che è la vita, penso, un tentativo di raccontare una storia su di noi che prova ad avere senso nella irriducibile casualità dell’universo. 

Mi piace costruire cose, che siano macchine fisiche o virtuali, a dire il verso penso che essere un avvocato ed un ingegnere sia un lavoro molto simile, entrambi riguardano la costruzione di artefatti simbolici che funzionano secondo sistemi di regole per produrre un particolare risultato. Come storyteller, penso molto a cosa significa costruire storie, e come il processo di costruzione di significato sia fondamentale per essere umano. 

Fantascienza e Fantasy: Quando hai iniziato ad amare questi generi e perché hai deciso di concentrarti su questi?

Confesso: da lettore, il genere importa poco per me, come autore, non mi importa nulla. Non mi prefiggo mai di scrivere fantascienza o fantasy. Le mie storie sono semplicemente classificate così. Se aiuta i lettori a scoprire il mio lavoro, bene. Altrimenti, non sono attaccato alle classificazioni. Mi piacciono storie in cui alcune metafore che abbiamo usato per capire la realtà diventano vere. Invece di parlare dell’alienazione della modernità, una storia può usare alieni veri per esplorare quella realtà psicologica. In un certo senso, tutte le finzioni funzionano dando priorità alla logica delle metafore, rendendole tangibili. Mi consente di rapportarmi alla realtà in un modo che altrimenti non sarebbe possibile.

Arriviamo a La Grazia dei Re. Lo hai definito un’opera “Silkpunk”

Grazie per avermi chiesto di questo libro! Sono emozionato e molto grato a Mondadori per aver portato il mio racconto ai lettori italiani (e voglio ringraziare in particolare il mio traduttore Andrea Cassini per l’incredibile lavoro). E’ il primo volume della serie the Dandelion Dynasty. Quando ho scritto questa storia di tecnologia e magia, unendo passato e futuro, facevo fatica a descriverlo alle persone. “Silkpunk” è il termine che mi sono inventato per descrivere l’estetica tecnologica che volevo per la serie e l’approccio letterario usato per scrivere questo libro.
Sono stato molto influenzato dalle idee di  W. Brian Arthur, di una tecnologia come linguaggio. 

Il compito dell’ingegnere è molto simile a quello di un poeta in quanto l’ingegnere deve combinare creativamente componenti esistenti per risolvere nuovi problemi, ideando così artefatti che sono nuove espressioni nel linguaggio tecnico.

Nel mondo silkpunk dei miei romanzi, questa visione della tecnologia è dominante. Il vocabolario del linguaggio tecnologico si basa su materiali di importanza storica per i popoli dell’Asia orientale e delle isole del Pacifico: bambù, conchiglie, corallo, carta, seta, piume, ecc. La grammatica della lingua mette l’accento sulla biomimetica– i dirigibili regolano la loro portanza per similitudine con le vesciche natatorie dei pesci, e i sottomarini si muovono come balene nell’acqua. Gli ingegneri sono celebrati come grandi artisti che trasformano il linguaggio esistente e lo evolvono verso forme sempre più belle.

Cosa ha ispirato questo racconto?

L’approccio letterario mischia e mette insieme elementi di diverse tradizioni che sento mie, e le tecniche dei romanzi storici dell’Asia orientale sono deliberatamente giustapposti e combinati con elementi delle narrazioni epiche occidentali. Il testo stesso riflette la stessa visione di poeta-ingegnere. L’Eneide, Memorie di uno storico, il paradiso perduto, Beowulf, la poesia della dinastia Han … tutti serviti come fonti di ispirazione, reinventati e ri-proposti per raccontare una storia nuova di zecca. Infine, il suffisso “-punk” in questo caso è funzionale. I romanzi silkpunk parlano di ribellione, resistenza, riappropriazione e ringiovanimento della tradizione e sfida all’autorità, pilastri chiave dell’estetica “punk”. 

La Grazia dei Re e il seguito the Wall of Storms sono parte della serie The Dandelion Dynasty. Cosa possiamo aspettarci dal resto della saga?

Nel corso del tempo, soprattutto nel terzo e quarto libro, la saga si è evoluta in una meditazione sul costituzionalismo e nella formazione di una nuova narrativa nazionale. L’ossessione per le mitologie nazionali è, suppongo, una preoccupazione molto americana nel fantasy. Ogni nazione ha il suo mito nazionale, ma il mito americano è unico. La cultura americana ha le sue radici in altre culture e altre storie. È una nazione fondata sull’idea che sia possibile portare individui e idee con radici diverse altrove e metterli insieme in una nuova terra, trovare nuovi usi, fondendo così tutto in una nazione completamente nuova.

In questo senso, l’America è la nazione silkpunk originale, ed è il prototipo di Dara, l’arcipelago immaginario della serie. Una caratteristica notevole della storia della fondazione americana, ovviamente, è quanto sia contestata. Per molto tempo, solo alcune persone hanno potuto scrivere “Il grande romanzo americano” e solo le persone che sembravano in un certo modo hanno avuto modo di parlare con la voce dell’America. Abbiamo invocato modelli greco-romani e anglosassoni e ci siamo designati come eredi di una tradizione specifica in letteratura, arte, lingua, politica. Chi non conosce avrebbe potuto supporre che l’America fosse uno stato nazionale bianco con una sola lingua e un’origine singolare.

Ma non è mai stato vero per l’America. Non esiste un’unica origine per la nazione americana. Il nuovo mito americano deve riconoscere questo fatto e abbracciare la realtà che l’America è il potente e turbolento Mississippi, che mescola molte fonti diverse e, una volta mescolato, traccia nuovi corsi e scolpisce nuovi canali.

The Dandelion Dynasty è una storia sul costituzionalismo americano, sia letteralmente che figurativamente. Usando il mito della fondazione della dinastia Han (invece della leggendaria storia greco-romana o anglosassone) come ispirazione, la serie punta a un nuovo modo di intendere la storia dell’America, per dare la priorità alle voci americane che sono state messe a tacere nel passato.

Dara e l’America sono correlate, quindi

Le lotte di Dara fanno rima con le lotte d’America. È una storia di come un popolo diventa We, the People. Riguarda il modo in cui capiscono la propria storia e come immaginano il futuro. Dara è composta da individui i cui antenati sono stati sulla terra per secoli, persone che sono arrivate di recente e nuove persone che stanno ancora arrivando: come li metti tutti insieme in una storia nazionale? Questa è la grande domanda epica con cui l’America sta lottando oggi, e la serie mette in mostra un filone del mito americano che dovrebbe essere centrale piuttosto che reso periferico.

Anche The Paper Menagerie ha avuto un grande successo di pubblico

Sono contento che i lettori abbiano apprezzato la mia narrativa breve, raccolta in The Paper Menagerie and Other Stories e The Hidden Girl and Other Stories. Anche se queste raccolte non hanno ancora edizioni italiane, Francesco Verso, editore di Future Fiction, ha pubblicato diverse mini-antologie della mia narrativa breve nella vostra lingua. Sono molto grato per il suo aiuto, e spero che i racconti arrivino ai i nuovi lettori. Anche se mi fa piacere come il mio lavoro viene ricevuto, tengo in mente che i motivi per cui io scrivo non sono sempre quelli per cui il pubblico apprezza la storia.

Come ho detto nella prefazione a The Hidden Girl and Other Stories: Come autore, costruisco un artefatto con le parole, ma le parole sono prive di significato finché non sono animate dalla coscienza del lettore. La storia è co-raccontata dall’autore e dal lettore, e ogni storia è incompleta finché non arriva un lettore e la interpreta. Ogni lettore arriva al testo con le proprie strutture interpretative, ipotesi sulla realtà, idee di base su come il mondo è e dovrebbe essere. Questi vengono acquisiti attraverso l’esperienza, attraverso la storia unica di incontri con la realtà di ogni individuo. ltà irriducibile. La plausibilità della trama viene giudicata in base a queste cicatrici di battaglia; la profondità dei personaggi viene misurata rispetto a questo; la verità di ogni storia è valutata dalle paure e dalle speranze che risiedono in ogni cuore.

Nel caso specifico di “The Paper Menagerie”, è una storia ispirata dalle storie personali scritte da alcune delle donne etichettate come “spose per corrispondenza” dalla nostra società, che è ancora piena di ingiustizie e oppressione. Parla del loro loro coraggio e la loro forza e il razzismo che in America si estende ovunque  e viene interiorizzato da alcune delle sue vittime.

Hai avuto anche la possibilità di partecipare al fenomeno Star Wars con The Legends of Luke Skywalker, come è stata quella esperienza?

Sono un fan di Star Wars da quando ho letto il romanzo di “L’impero colpisce ancora” da bambino. In effetti, ero solito fare nottata al college per leggere i libri di Star Wars invece di studiare per gli esami. Dopo decenni in cui sono stato un fan, è stato davvero incredibile quando la Lucasfilm Publishing mi ha invitato a raccontare le storie dell’universo di Star Wars.

E’ stata una esperienza fantastica. Mi hanno dato tutto il supporto necessario, ed ero davvero felice di dare alla “vertigine effervescente” (il termine usato da Lucas per indicare il nucleo di Star Wars) la mia personale interpretazione.

The Legends Of Luke Skywalker è molto Star Wars ma anche molto “me”. Fa domande su cos’è regola e perché ci interessa? Chi era Luke Skywalker? È un uomo o molti, a seconda di chi racconta? È, alla fine, una poesia d’amore per l’atto stesso di raccontare.

Hai una visione molto particolare del concetto di progresso e tempo che si trova spesso nelle tue storie. Ti va di spiegarcela?

Recentemente ho avuto la possibilità di raccogliere i miei pensieri in un saggio, “In the Beginning Is a Story”, che discute, tra le altre cose, il rapporto tra narrazione e costruzione di futuri sostenibili. Non ripeterò gli argomenti qui, ma mi concentrerò invece su un solo aspetto di quei pensieri.

Come risultato del mio background come tecnologo e scrittore speculativo, lavoro molto come futurista, consigliando governi, corporazioni, università e simili. Dopo aver viaggiato in lungo e in largo e parlato con molte persone, mi sono convinto che le buone storie contano molto di più delle buone istituzioni per il futuro. Quando parliamo di società sostenibili e progresso, spesso parliamo in termini di buone istituzioni, leggi chiare, la “tecnologia sociale” che consente al governo di funzionare (ad esempio, gli organi per il processo decisionale collettivo e la risoluzione delle controversie, il check and balance,  meccanismi per lo svolgimento di elezioni, ecc.).

Tuttavia,  per la mia formazione da avvocato, so quanto siano fragili le leggi e le istituzioni. Molti stati che non funzionano hanno costituzioni scritte meravigliosamente e molte delle democrazie più stabili e funzionali del mondo hanno costituzioni “obsolete” o nessun documento scritto che serva affatto da costituzione. Questo perché la componente più importante del funzionamento delle società è una storia: una storia sulle persone di quella società. È una storia su chi sono, come sono diventati, cosa li distingue (e li unisce con) altri popoli nel tempo e nella geografia.

Solo quando la maggior parte delle persone condivide lo stesso mito fondamentale, la stessa storia, la società può funzionare. Quando c’è una buona storia condivisa, i difetti nelle istituzioni possono essere riparati e risolti da persone che hanno fiducia in Noi. Ma quando non c’è una buona storia condivisa, le istituzioni più perfette saranno sovvertite e saranno impotenti contro la divisione in Noi e Loro

Cosa prospetta il 2021 per Ken Liu? Cosa ci dobbiamo aspettare?

Attualmente sto progettando il mio prossimo romanzo. Ma sebbene sia ancora nelle prime fasi, ho scritto diversi racconti che usciranno il prossimo anno. Questi rappresentano una nuova direzione per me, poiché molti di loro sono destinati principalmente ai mercati audio o sono classificati in generi in cui non ho scritto prima. Sono estremamente grato per il sostegno dei miei fan di lunga data e dei nuovi lettori e non vedo l’ora di condividere le nuove storie con loro.

Grazie mille Ken!

Grazie mille per questa intervista! Chi volesse sapere di più su di me e sul mio lavoro può andare nel mio sito (https://kenliu.name), iscriversi alla mia newsletter (The Lion’s Teeth), o seguirmi su Twitter (@kyliu99).

Beatrice Canzedda

 

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