La notizia delle nuove misure di sicurezza antiterrorismo sta passando inosservata, eppure il Ministro degli Interni tedesco Thomas de Maizière si appresta oggi a preannunciare le novità politiche all’insegna di un mantenimento dell’ordine pubblico efficace e costante.
Molteplici e, stando alle indiscrezioni, fuori dagli schemi talvolta, le misure faranno discutere probabilmente ed occuperanno buona parte dei dibattiti all’interno delle arene politiche nei prossimi mesi, a partire dal loro annuncio ufficiale all’interno di una Dichiarazione di Berlino entro il 18 agosto, sulla base della loro ragion d’essere e dell’effettiva necessità in taluni casi, per quanto allo stato delle cose non si possa propriamente parlare di eccesso di zelo.
Cade il fortino della Germania accogliente così, la Germania che aveva lanciato la sfida delle “porte
aperte” con decisione per voce della sua Angela Merkel, rassegnatasi di fronte a un’emergenza senza precedenti.
Stato di necessità che mette su un piano i continui attacchi terroristici, potenzialmente meditati anche da lupi solitari, dall’altro l’avanzare politico di un’estrema destra, nazionalista e senza scrupoli che ricorda tempi bui, che coinvolge tra l’altro un elettorato sconfitto dalla paura e dal degrado quotidiano.
Ma venendo alla Dichiarazione, le novità prevedono innanzitutto una velocizzazione nelle misure di espulsione, nonché maggiore flessibilità nella trattazione dei dati relativi ai sospetti. Abbiamo poi la possibilità per i professionisti di violare il segreto professionale nel caso vengano messi a conoscenza da eventuali clienti di situazioni controverse. Quest’ultima, specie in campo medico, è una questione che ha già trovato più opinioni contrastanti, tra cui, quella di chi avverte del rischio di una diminuzione nella cura della depressione, caratterizzante molti foreign fighters.
Fin’ ora nulla di strano, bando all’ultima proposta, se non fosse per delle misure complementari che, accanto a queste, completano il quadro della messa in sicurezza.
Parliamo di un aumento delle forze di polizia, stando ai dati di 15 mila unità entro il 2020, della videosorveglianza pubblica intensificata, piuttosto che, decisamente più controverso, del diniego di doppia cittadinanza per i cittadini tedeschi come dell’utilizzo del burqa, o “divieto di camuffamento completo”, misura che potrebbe scatenare non poche polemiche nella considerazione della questione morale a sé annessa, senza dimenticare il giudizio di “potenzialmente incostituzionale” già varato dal comitato governativo nel 2012 per quel che riguardava la messa a bando del velo in situazioni ed eventi speciali (partite…).
Nel clima di xenofobia generale, e del calo netto nei sondaggi della cancelliera Merkel, così ci si prepara a una Dichiarazione di Berlino dai toni forti, la quale nella frammentazione e nello scontro politico, potrebbe portare al contempo a un nulla di fatto o magari a un decollo.
Lo scopriremo prossimamente!
Di Ilaria Piromalli