La Generazione Z: giovani che “navigano” senza mete

Sono nati tra il 1998 e il 2004 e la loro esistenza, personale e relazionale, è spaventosamente basata sull’utilizzo dei social media.

Probabilmente non conoscono il profumo del pane appena sfornato perché non sono mai entrati, entrate in un panificio o non ne subiscono la delizia; probabilmente non sanno se il nome del mittente di una lettera deve essere scritto sul fronte o sul retro della busta perché la pratica della mail non lo prevede; probabilmente non conoscono il senso di nostalgia che suscita il paesaggio che si lascia dietro mentre il treno corre, perché il loro capo è sempre chino sullo smartphone… non sono degli esseri appartenenti a chissà quale lontana popolazione: sono i ragazzi e le ragazze che costituiscono la cosiddetta Generazione Z.

Sono il gioiello del sistema economico americano ma non sanno splendere e non sanno riconoscere lo splendore che è negli occhi altrui perché sono aggrappati ad una rete internet 24 ore su 24; sono la carta vincente del mercato ma non hanno appreso la cultura, la filosofia del gioco e non hanno mai assaporato il sapore della vittoria né quello della sconfitta; sono la conferma che gli acquisti online riscuotono più successo di quelli tradizionali ma non possono raccontare di un divertente pomeriggio trascorso in compagnia di un amico o di un’amica alla ricerca di qualcosa da indossare…

Sono i ragazzi e le ragazze dei selfie dai finti sorrisi e delle frasi fatte, sono i ragazzi e le ragazze dei reality in cui di reale c’è solo la tristezza di non potersi realizzare davvero, sono i ragazzi e le ragazze delle connessioni sempre attive, dei cellulari sempre trillanti e dei cuori vuoti.

Generazione Z: circa due miliardi di persone che vagano per il mondo come su internet, perdendo il senso della realtà e di loro stessi, di loro stesse e credendo che tutto ruota attorno al commercio e al guadagno. Conteggiati(e) ed etichettati(e) come se fossero il prodotto di una industria o di un’agenzia pubblicitaria: senza voce perché basta digitare per dire quel che si vuole comunicare , senza mani perché una stoffa vale l’altra purché sia quella più venduta, senza gambe perché di saltare e di correre non hanno il tempo e senza sogni, senza progetti perché ci sarà qualche grande informatico che si occuperà di inventare dispositivi e applicazioni sempre al passo…

E mi viene in mente il famoso ed inquietante video che fa da sfondo alla suggestiva canzone Another Brick In The Wall dei Pink Floyd: giovani in fila verso l’ingranaggio che li(le) renderà uguali nella nullità, nell’annullamento, nel silenzio assenso e privo di senso.

La Generazione Z: sembra il titolo di un film di fantascienza e invece indica la gioventù che ha tanto da dire, da fare, da realizzare e da cambiare. Se solo avesse il coraggio di spegnere il cellulare e il computer, se solo avesse la voglia di allontanarsi da qualsiasi rete internet per ascoltare il vento e chi vive accanto a loro e per vivere, con consapevolezza e con la felicità di farlo.

 

Deborah Biasco

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