“Le fotografie mostrano non dimostrano”
Questa breve frase racchiude il pensiero sulla fotografia di Ferdinando Scianna. L’intenzione di questo fotografo e della sua macchina fotografica non è quella di creare un supporto visivo a concetti e pensieri già esistenti, ma immortalare la realtà stessa. La fotografia coglie frammenti del reale. Queste istantanee scorrono negli occhi del fotografo che ne cattura una rappresentazione autentica, mediata soltanto dalla messa a fuoco dell’obiettivo sulla realtà visibile che lo circonda. Una fotografia rivela la tangibilità di un istante percepito, immortalandolo, regalando a questo istante autenticità storica.
Secondo Scianna, la fotografia è per natura fedele alla realtà e di fonte attendibile. Alla fotografia non bisogna attribuire un significato metaforico ma semmai metafisico. Questa sua visione deriva probabilmente da un percorso professionale e di vita che l’ha portato ad essere un fotoreporter che non ama essere considerato un artista della fotografia. Fu significativa una delle sue prime esperienze come fotoreporter, presso il settimanale italiano di attualità l’Europeo nel 1967. L’essere un fotoreporter non è stato l’unico incipit che ha reso la fotografia la sua vocazione estetica.
Ferdinando Scianna, originario della Sicilia, terra del sole perenne ricca di contrasti di luce e colore, ha vissuto la sua gioventù nella città di Bagheria. La sua vita, raccontata nella sua autobiografia, intitolata “Autoritratto di un Fotografo”, l’ha fatto gravitare attorno a questo mezzo, così affascinante, che è la macchina fotografica. La sua prima macchina fotografica l’ha avuta in regalo all’età di quindici anni. Con il passare del tempo si accorse che quel mezzo era diventato una passione ed ossessione. Uno strumento con cui comunicare e creare una relazione e un confronto con il contesto sociale e culturale che lo circondava.
Le sue idee sono sempre state chiare, lui voleva diventare un fotografo:
“La scena me la ricordo come se la stessi vivendo. Mio padre mi guardava attonito. Il fotografo! Continuava a ripetere: il fotografo! Ma che mestiere è? Non si capacitava. Non riusciva a capire da dove saltasse fuori questa idea che distruggeva tutte le speranze da lui riposte sul mio avvenire. Il fotografo! E fu a quel punto che pronunciò una frase straordinaria: fotografo, uno che ammazza i vivi e resuscita i morti”.
Con queste parole Scianna ricorda il momento in cui disse ai suoi genitori cosa voleva fare da grande. Nonostante le difficoltà e incomprensioni familiari, dovute alle diverse aspirazioni professionali che i suoi genitori avrebbero preferito per il loro figlio, è riuscito, con caparbietà e passione, a diventare quello che oggi è considerato uno dei più grandi fotografi italiani.
Il primo incontro importante nella vita di Scianna fu quello con lo scrittore Leonardo Sciascia. L’incontro con Sciascia fu uno slancio e un incoraggiamento per la fotografia di Scianna. Lo scrittore non solo lo motivò a continuare con i soggetti che aveva scelto di rappresentare, che in quell’epoca erano le feste religiosi e popolari siciliane, ma lo spinse ad unire la sua fotografia con la scrittura. Sciascia fu la fortuna di Scianna, lo introdusse nell’ambiente culturale dell’epoca e lo aiutò a pubblicare il suo primo libro.
“Diffido di chi utilizza una lingua urlata solo per farsi sentire più lontano, per attirare l’attenzione. Il problema, ho sempre pensato, non è quanto forte urli; è quello che ci metti dentro l’urlo, dentro la densità estetica del tuo linguaggio. Lo stile va distinto dagli stilismi. Lo stilismo, mi spiegò una volta Sciascia, si nutre di trovate, lo stile di idee”.
L’autorità del fotografo e della sua foto si affermò sempre di più, non solo in Italia ma in tutto il mondo. Fu il primo italiano a fare parte della prestigiosa Magnum Photos e vi entrò nel 1982, su invito del fotografo francese Henri Cartier-Bresson. La Magnum Photos è nata nel dopoguerra grazie all’intraprendenza e passione di un gruppo di fotografi come Robert Capa, George Rodger, William Vandivert e Henri Cartier-Bresson. La Magnum Photos è stata la prima società a introdurre il diritto d’autore nel mondo della fotografia, contribuendo così a dare più autonomia e libertà ai soci della Magnum. Con il tempo, questa società è diventata un riferimento per la fotografia che si rifà al reportage.
Scianna ha anche collaborato con la moda, negli anni ottanta con Dolce e Gabbana, e con il cinema: l’ultima collaborazione è stata con il regista Giuseppe Tornatore.
In questo periodo le foto di Ferdinando Scianna sono esposte a Roma al MAXXI, all’interno della mostra “EXTRAORDINARY VISIONS. L’ITALIA CI GUARDA”, e anche a Venezia, presso la Casa dei Tre Occi, in occasione della mostra “RENE BURRI. FERDINANDO SCIANNA”.
La mostra a Venezia è stata organizzata in occasione del cinquecentesimo anniversario della istituzione del Ghetto ebraico. A Scianna è stato chiesto di creare un reportage sul ghetto di oggi. Ha creato un servizio fotografico in bianco e nero, descrivendo con spontaneità espressiva e stilistica i protagonisti di questo storico quartiere veneziano, dando risalto agli abitati che da secoli vivono questo spazio urbano.
Giulia Saya