La forza di chi nonostante tutto sorride ancora

Ti trovi sola a fare i conti con te stessa, con il tuo presente e il tuo futuro. Allora sei costretta a salire su una nave, una barca, un gommone, sola, insieme a persone che hanno fame, come te, di libertà, di vita, e speri… speri per lo meno di arrivare in una terra più sicura della tua. Quando arrivi trovi davanti a te tutto, tranne quello che avevi immaginato. Dopo qualche giorno ti trovi a raccogliere le pietre nei campi, hai poco più di vent’anni.. Ogni mattina sali su quel furgoncino sporco stretto e puzzolente, guardi fuori dal finestrino e vedi delle ragazze, della tua stessa età che passeggiano ridendo, hanno i panni puliti e la  spensieratezza negli occhi, forse vanno a bersi qualcosa al bar, oppure vanno a lavorare, tu continui a guardarle, invidiosa, ma non di quell’invidia sporca e cattiva, è un misto di ammirazione e rabbia, vorresti semplicemente avere la fortuna che hanno loro: passeggiare nel proprio paese, con la spensieratezza dei vent’anni. Arrivi in quel maledetto campo, sotto al sole, ti spezzi la schiena, e sei sempre pronta a scappare in caso arrivasse qualche controllo. A pranzo mangi quel misero panino con dentro quello che capita, e poi si riparte, fino a quando il sole tramonta, senza staccare le mani ormai nere di terra. A fine giornata, se ti va bene ti danno la 20 euro e ti scaricano dal furgone. Entri in una stanza piena di persone, le stesse persone che sognavano insieme a te in quella barca; la puzza è asfissiante e tu non sei da meno. Ti addormenti con la faccia bagnata dalle lacrime e con la speranza di giorni migliori, per lo meno la faccia sei riuscita a lavarla. Il giorno dopo è come quello prima, se non peggio.

Quando hai la fortuna di fare una passeggiata, sempre sola, passi davanti al bar, dove puntualmente incontri chi gridando ti dice di tornare al tuo paese, che qui rubi il lavoro a chi ne ha bisogno; tu continui a camminare, e ridendo pensi “glielo ruberei volentieri il lavoro  seduto davanti al bar a  guardare la gente che passa”… Continui a camminare e incontri le belle signore (quelle con i mariti in giacca e cravatta) con le mani curate e le facce soddisfatte, non hanno niente di cui preoccuparsi allora ti guardano, ti squadrano,  e tra di loro dicono “eccola, è arrivata un’altra poco di buono, guarda poi come va vestita“… Loro non le invidi affatto, pensi a tua figlia, che probabilmente in quel preciso istante starà piangendo perché tu non ci sei. La rabbia e la speranza sono le uniche cose che ti permettono di andare avanti. Torni in quella che dovrebbe considerarsi una casa, mangi quello che c’è, se c’è, altrimenti ti metti a dormire, sperando che il domani non arrivi.

Passano i mesi e la ruota della tua giornata gira intorno ai campi, non sai nemmeno più chi sei, non hai più il tempo nemmeno di pensare.

Un giorno, mentre passeggi nella solita indifferenza e ignoranza che ti circonda incontri lui, la persona che farà tornare la luce nel tuo viso ormai arrugginito e nella tua anima vuota. Insieme a lui non sei più sola, inizi di nuovo a pensare al futuro, a sognare, a costruirti la tua nuova vita, degna di essere chiamata tale. Inizi a lavorare, a fare lavori più dignitosi, la gente inizia a guardarti con altri occhi, inizia a chiedere il tuo aiuto e premia le tue capacità. I pregiudizi continuano a perseguitarti, ma ora sei  felice, e sei forte, hai lui e tutta la sua famiglia, hai la stima di molti e l’invidia di altri; ti guardi allo specchio e sei tu, sempre tu, quella che sognava una vita migliore, quella che andava a spaccarsi la schiena nei campi e che ogni sera piangeva.. Ora non hai una vita come quelle signore che passeggiano per il corso, non vuoi neanche averla una vita come la loro, hai la tua vita, piena di sfumature e piena di persone intorno a te, e tu con tutte le tue cicatrici sorridi, perché dentro di te hai la forza di chi si piega ma non si spezza.  Tu sorridi, e alzi la testa davanti a chi ancora si allontana mentre passeggi, perché dall’altra parte hai la sua mano che ti stringe… 

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