Rispetto all’Italia, che dall’inizio del 2023 ha registrato quasi 27mila arrivi di migranti, l’isola di Malta, situata nel pieno centro del Mediterraneo tra Sicilia e nord Africa, ha accolto un singolo migrante, continuando a far leva sulla politica di chiusura serrata dei confini e di respingimento di migranti che da tempo la caratterizza. Questo è quanto emerge dalla mappa della United Nations High Commissioner for Refugee
Un solo migrante a Malta contro i 27mila arrivi in Italia
Dalla mappa dell’UNHCR, ovvero l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, emerge il resoconto riguardante i dati degli sbarchi e dell’accoglienza dei migranti tra i Paesi nel Mediterraneo nei primi tre mesi del 2023. Tra i diversi dati restituiti dalla fotografia dell’UNHCR, due situazioni risultano particolarmente evidenti: quella di Malta e, in relazione ad essa, quella dell’Italia. L’Italia, infatti, con circa 27mila arrivi presenta il paese con il numero maggiore di sbarchi di migranti sulle proprie coste dall’inizio del 2023. Una cifra estremamente alta che rappresenta circa l’80% dei migranti via mare da inizio anno. Cifra che risulta già elevata se messa a confronto con i circa 3mila migranti sbarcati da gennaio 2023 in Spagna ed in Grecia. Il paragone più sconvolgente però lo si ottiene confrontando i dati dell’Italia con quelli dell’isola di Malta. Nonostante, infatti, Malta sia primo approdo nel Mediterraneo, essa in questi primi tre mesi dell’anno ha accolto un singolo migrante
Le acque maltesi teatro di naufragi
La politica di chiusura e, molto spesso, di vero e proprio respingimento nei confronti dei migranti non è nuova tra i metodi di gestione dei flussi migratori per l’isola di Malta. Analizzando i dati degli anni precedenti, infatti, vediamo come le cifre degli sbarchi a Malta siano state sempre estremamente basse. Parliamo di 104 sbarchi nel 2015, 25 nel 2016 e 23 nel 2017. Queste cifre appaiono ancora più sorprendenti, inoltre, se consideriamo la posizione e l’estensione della zona SAR, ovvero Search and Rescue, di Malta, in piena rotta del Mediterraneo centrale. Non è difficile immaginare come le conseguenze di determinate modalità e politiche adottate in relazione agli sbarchi dei migranti abbiano un impatto fortemente negativo sulla vita di questi ultimi. Le acque maltesi sono infatti spesso teatro di naufragi, gli ultimi avvenuti proprio qualche giorno fa e a causa dei quali continuano a comparire fra gli scogli, proprio in queste ore, i cadaveri delle vittime restituiti dal mare
La denuncia di Medici Senza Frontiere
Le organizzazioni impegnate nelle azioni di soccorso e salvataggio nel Mediterraneo centrale hanno più volte segnalato come Malta non adempia alle proprie responsabilità legali e non si impegni in operazioni di soccorso delle persone in pericolo in mare per limitare ed impedire gli arrivi nel proprio paese. A questo proposito, in relazione agli eventi risalenti allo scorso 26 settembre, l’organizzazione internazionale di Medici Senza Frontiere, insieme ad Alarm Phone, Mediterranea Saving Humans e Sea-Watch denunciarono la violazione del principio di non respingimento da parte di Malta. Il principio di non respingimento o non refoulement previsto dalla Convenzione di Ginevra del 1951 vieta agli Stati l’espulsione o il respingimento di un individuo “verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche”. Il 26 settembre 2022 invece, nonostante secondo le convenzioni marine il Centro di coordinamento dei soccorsi di Malta sia direttamente responsabile del coordinamento delle operazioni di soccorso interne alla sua zona SAR, Malta ordinò alla Shimanami Queen di portare i naufraghi in Egitto, i quali si trovavano in mare già da 4 giorni in condizioni di profondo disagio, a 1.400 km dalla zona di soccorso e in un paese che non dispone dei presupposti adeguati alla protezione dei rifugiati e dei richiedenti asilo.
Migranti alla deriva
Così facendo Malta ha innanzitutto violato il diritto marittimo ed internazionale, ma è ancor più grave come abbia violato i diritti umani ed abbia consapevolmente messo a repentaglio la vita di 23 persone. Questa pratica purtroppo, come dimostrano le varie testimonianze delle organizzazioni di soccorso, è molto comune alle autorità maltesi. Tra queste vi è la testimonianza del capitano della Ong Mediterranea, Luca Cesarini, il quale denuncia la completa omissione di soccorso da parte delle Forze armate maltesi, sottolineando come lascino le persone alla deriva. Egli riferisce inoltre che se interpellate, le autorità maltesi rispondono con: “Chiamate l’italia” e come esse siano disposte anche a dare carburante alle imbarcazioni per poter arrivare in Italia, pur essendo quest’ultime all’interno della zona SAR maltese.