La firme contro l’aborto da parte del VI Municipio a Roma

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L’iniziativa del Municipio Roma VI solleva polemiche riguardo a una raccolta  firme contro l’aborto contro l’aborto, suscitando reazioni e discussioni in un dibattito sempre più acceso sul tema dei diritti delle donne in Italia.


Le tensioni si accendono a Roma, a seguito di un controverso annuncio da parte del Municipio Roma VI delle Torri. L’accusa mossa dagli esponenti del Partito Democratico è quella di promuovere una proposta di legge contro l’aborto. La proposta, intitolata “Un cuore che batte,” è di iniziativa popolare ed è sostenuta dall’associazione “Ora et lavora in difesa della vita.” La sua disposizione principale si concentra sull’articolo 14 della legge 194 sull’interruzione di gravidanza, proponendo l’obbligo per i medici di mostrare alla donna intenzionata ad abortire il feto tramite esami strumentali e farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso.

Mentre i promotori sostengono che ciò possa scoraggiare le donne dall’abortire, altri lo considerano una pratica crudele inflitta a chi sta già affrontando un momento delicato.

L’annuncio dell’iniziativa del Municipio Roma VI ha scatenato polemiche e critiche da parte di esponenti del Partito Democratico, sconvolti dal fatto che un profilo istituzionale possa promuovere tale causa. Emanuela Droghei, consigliera regionale e coordinatrice della segreteria Pd Roma, ha dichiarato:

“Sono rimasta sconcertata dalla scelta del Municipio VI, unico guidato dalla destra a Roma, di pubblicare sul proprio profilo Facebook, che rappresenta un canale istituzionale, la raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare ‘Un cuore che batte’. È inaccettabile che un profilo istituzionale sponsorizzi una raccolta firme di iniziativa popolare e che lo faccia con tanto di locandina che rilancia la proposta. Ma d’altronde questa è la destra, da sempre contro le donne.”

Allo stesso modo, il presidente del Pd romano, Enzo Foschi, ha condannato il comportamento del Municipio VI, accusandolo di fare propaganda per una causa contro le donne. Ha suggerito invece che la destra organizzasse proiezioni pubbliche di film sulla questione dei diritti delle donne.

“Nella giornata in cui l’Associazione Italiana per l’Educazione Demografica compie settanta anni, il VI Municipio si macchia di una grave offesa nei confronti di tutte le donne, pubblicando sulla propria pagina istituzionale la raccolta firme proposta da un’associazione antiabortista. Non solo una grave mancanza da un punto di vista politico e una assurda presa di posizione nei confronti di un diritto diventato legge dello Stato quarantacinque anni fa, ma anche un ritorno al Medioevo in piena regola.

Obbligare le donne che vogliono esercitare questo diritto ad ascoltare il battito del cuore del feto, come propone il contenuto shock della petizione, significa, infatti, a mio avviso azzerare anni di lotte e sofferenza e rappresenta un bieco tentativo di colpevolizzare una scelta che non può che essere solo della donna”.

Così Flavia De Gregorio, capogruppo capitolino di Azione.

Anche il Comune di Roma Capitale ha reso nota l’iniziativa. Benché non sia stata promossa attraverso i canali social, il Comune ha annunciato l’avvio della raccolta firme, sottolineando che il termine ultimo per la raccolta è il 7 novembre. Pertanto, questa iniziativa ha sollevato una serie di questioni riguardo la promozione di cause controversie tramite canali istituzionali e il coinvolgimento dei comuni.

Questo episodio fa emergere tensioni politiche e culturali in un momento in cui il dibattito sull’aborto è particolarmente acceso in Italia. Con il rischio di polarizzazione sempre in agguato, l’equilibrio tra il rispetto dei diritti delle donne e le posizioni pro-life rimane un tema di grande rilevanza.

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