Da secoli la donna è la figura e la fonte d’ispirazione privilegiata nelle opere dei letterati e dei poeti e l’amore è il tema più affrontato nella storia della letteratura mondiale, e in particolare quella italiana.
La donna come figura nella poesia
La lirica di soggetto amoroso e la lode della donna occupano un posto centrale nella storia della letteratura. Numerosi sono gli artisti che esaltano la figura della donna nella poesia, la quale viene quasi trasfigurata e divinizzata. In questo senso il sentimento amoroso è in qualche modo oltrepassato verso un sentimento ancora più alto; il poeta, spesso, si serve della donna come figura retorica che aiuti il suo spirito a innalzarsi fino a Dio, alla perfezione, all’assoluto.
Le origini della lirica amorosa in Italia
La poesia lirica si afferma in Italia, a metà del duecento, con la celebre scuola siciliana alla corte di Federico II di Svevia. L’imperatore favorì la nascita di forme liriche in volgare ispirate alla tematica amorosa della tradizione dei trovatori provenzali. Dalle ceneri della scuola siciliana nacque in toscana il movimento poetico chiamato “Dolce stil novo” che aveva in Dante Alighieri il suo personaggio più illustre.
La “donna angelo”
Gli stilnovisti ragionano profondamente sulla tematica amorosa. L’amore, come concetto supremo, è ricercato da questi poeti al di fuori dei canoni convenzionali della lirica cortese, diventando, piuttosto, un fatto personale che riguarda il singolo individuo.
La novità del Dolce stil novo, rispetto ai rimatori precedenti, è che la sua poetica presenta alcune differenze e varietà nei contenuti; l’omaggio feudale rivolto dal vassallo alla dama è sostituito da una visione più spiritualizzata della donna, la quale appare eterea e incorporea come la luce. La donna è rappresentata come un angelo, un essere divino sceso in terra per manifestare la salvezza e la bellezza di Dio. Il poeta diviene il contemplatore di questa bellezza.
La Beatrice dantesca, celebrata dal poeta nelle sue opere più importanti come la “Vita nuova” e la “Divina commedia” è l’emblema della donna angelo.
Così Dante scrive di Beatrice nella conclusione della Vita nuova:,
“Se sarà volontà di Dio per il quale tutto il mondo vive, che la mia vita duri altrettanti anni, io spero di scrivere di lei ciò che mai fu detto di nessuna donna”
La Laura di Petrarca come “senhal”
Sulla scia di Dante, il grande Francesco Petrarca estremizzò nelle sue opere la spiritualizzazione della figura femminile. Il poeta racconta di aver incontrato Laura per la prima volta il 6 Aprile del 1327, venerdì santo, in una chiesa di Avignone. Da quel momento se ne innamorò, tanto da lodarla in quasi tutte le sue poesie, raccolte poi nel ‘Canzoniere’. Il poeta si serve della figura di Laura come “senhal”, cioè come simbolo, metafora, fonte d’ispirazione e “ponte” che conduce alla perfetta comunione con Dio.
A tal proposito, molti studiosi contemporanei affermano che Laura in realtà non sia mai esistita. Il poeta aveva una cura quasi ossessiva per gli aspetti retorici e la donna sarebbe semplicemente un espediente poetico e un simbolo/metafora della Poesia. Il “laurus” (alloro) è la pianta prediletta del Dio della poesia Apollo e la corona di alloro rappresentava la gloria e l’ambizione massima a cui un poeta potesse aspirare.
La figura della donna verrà celebrata in tutte le epoche, nella letteratura, nelle arti figurative, nella musica e nei film. Mai però sarà eguagliata la perfezione estetica e spirituale raggiunta dalla poesia medievale italiana.