La fantastica signora Maisel – Il racconto di una società

Si è da poco conclusa la quarta e penultima stagione de “La fantastica Signora Maisel”, la serie pluripremiata targata Amazon Prime, e l’attesa per il prossimo capitolo sembra già interminabile. Ancora una volta, Miriam Maisel, con indosso i suoi guanti di velluto in perfetto stile anni ’50, ha lasciato il palco sotto scroscianti applausi. Il pubblico ha ancora in mente le sue chiacchiere schizofreniche e i monologhi brillanti, colmi di battute e riflessioni.

La chiave del successo

La protagonista, Miriam “Midge” Maisel, è una casalinga che scopre il suo talento per la stand – up comedy proprio la sera in cui il suo matrimonio va in pezzi, a causa del tradimento del marito. E forse basterebbe questo a stuzzicare la curiosità per una storia divertente e bizzarra, ma Midge non è solo una casalinga tradita dal marito. Midge è una perfezionista. Un’egocentrica. Una pessima amica. Una madre distratta. E ancora peggio, per l’America degli anni ’50 e ‘60, è una donna in un mondo di uomini che vuole percorrere, a qualunque costo, la strada verso il successo.

“La verità è ciò che è”

Lenny Bruce è un comico realmente esistito, rappresentato nella serie, a cui si deve la nascita del monologo satirico irriverente, tipico della stand – up comedy americana. Nel 1965 scrive: “la verità è ciò che è, non ciò che dovrebbe essere. Ciò che dovrebbe essere è una sporca bugia.”

Il personaggio di Midge racconta il disallineamento tra l’identità imposta dalla società e quella personale, che rappresenta ciò che sappiamo di noi stessi. Sul palco, Miriam decide di farsi chiamare con il suo nome da sposata, Signora Maisel, quindi con lo status con cui la società la identifica. E puntualmente, con i suoi monologhi, lo demolisce per mostrare la realtà. Midge parla della “verità” nascosta sotto al “dovrebbe essere”, facendosi portavoce del genere femminile.

È interessante… mio padre mi ha fatto notare che la mia parte preferita di un giornale è la pubblicità delle scarpe. E mi sono sentita male al riguardo, ma adesso penso che forse mettono quegli annunci nei giornali per distrarci. Perché se le donne non realizzano cosa sta succedendo nel mondo, non si faranno avanti per aggiustarlo. Perché lo aggiusterebbero e lo decorerebbero.”

– Miriam Maisel

Negli anni ’50 e ’60 l’idea di una donna che metteva al primo posto la carriera, a discapito della famiglia, risultava bizzarra e inappropriata. Un sentimento che risulta riconducibile anche alla realtà di oggi, soprattutto se parliamo del mondo della commedia.

Evoluzione mancata

Il personaggio di Midge è ispirato a diverse figure del mondo della commedia americana, per la maggior parte uomini, il primo su tutti è Don Sherman. Non è difficile immaginare il perché: anche se presenti, le comiche erano meno visibili. Perché secondo il credo comune, in quanto donne, non facevano ridere.

Eppure sono stati proprio i locali che si prestavano alla stand – up comedy, i night e i comedy club, a diventare le prime istituzioni pubbliche a far entrare le donne. Gli spettacoli proposti si differivano da quelli più classici di Broadway, principalmente perché gli artisti che si esibivano creavano una vera e propria interazione con il pubblico, condividevano con loro una dimensione di intimità che ha contribuito a cambiare per sempre sia gli artisti che il pubblico stesso.

In Italia, a causa degli anni del fascismo, il mondo della commedia non ha  vissuto direttamente quest’evoluzione, che ha potuto sperimentare solo negli ultimi anni, grazie a internet. E quando questi esperimenti riguardano le stand – up comedian italiane, si portano dietro lo stesso bagaglio critico di sessant’anni fa e la stessa credenza che sopravvive al peso degli anni: le donne non fanno ridere.

“La Fantastica Signora Maisel” contribuisce a spezzare questa specie di falso mito: fa ridere tutti, donne e uomini, dal ventesimo al ventunesimo secolo.

La comicità è alimentata dall’oppressione, dalla mancanza di potere, dalla tristezza e dalla delusione, dall’abbandono e dall’umiliazione. Ora, chi diavolo descrive meglio questo fenomeno più di una donna? Giudicando con questi standard, solo le donne dovrebbero essere divertenti.

– Miriam Maisel

Carlotta Pinto

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