La modella in realtà non esiste, ma ha 600mila follower

Si chiama Miquela Sousa, conosciuta su Instagram anche con lo pseudonimo “Lilmiquela”, la modella statunitense che è riuscita a raggiungere i 600mila follower, senza che però esista concretamente nella realtà.

Fonte: thrillzz.com

Si, proprio così: la ragazza è un prodotto del computer, che pubblica costantemente foto di se stessa in pose comuni a tante modelle e si abbiglia prevalentemente con vestiti streetwear di varie marche, come Supreme, Vans e molte altre, nonostante non esista fisicamente.

C’è da dire che talvolta la fake-modella, attraverso i suoi post riesce anche a portare avanti temi non semplici, come le discriminazioni verso gli afroamericani o i transgender, oltre a rappresentare una critica del confine purtroppo sempre più sottile tra realtà e finzione nel mondo del web. Infatti, colei (o colui, non ha mai voluto svelare la sua identità) che ha generato l’account, è stata intervistata dal sito “Business of Fashion” ed ha rivelato il desiderio di voler essere descritta come un’artista, senza essere giudicata soltanto dalle sue qualità superficiali. Non per niente, ha anche pubblicato un singolo musicale, “Not Mine”, che l’anno scorso, nel mese di agosto è perfino salito all’ottava posizione della playlist Spotify Viral.

Ma, per quanto le simulazioni si siano affinate sempre di più, fino a far addirittura apparire Miquela accanto a modelle realmente e fisicamente esistenti, è tutta una finzione.

Tutto ciò è perfettamente surreale, eppure, questo account ha migliaia di like ad ogni foto pubblicata, e riesce a generare guadagno suscitando l’interesse di alcune agenzie di moda, oltre che dagli streaming delle sue canzoni.

A questo punto la domanda sorge spontanea: chi c’è dietro?




Ovviamente sono sorte parecchie ipotesi. C’è chi sospetta sia Nicole Ruggiero, una grafica di Los Angeles, pratica con le immagini in 3D e chi invece crede sia Arti Poppenberg, un’altra artista. Entrambe hanno negato, e l’ultima dopo l’accusa si è addirittura cancellata dai social network.

Tuttavia, nonostante Lilmiquela non sia reale, reali (e parecchi) sono i suoi follower, soprannominati peraltro “miquelites”, i quali non perdendosi nemmeno un post dell’account generato al computer, dimostrano come Instagram possa essere un importante strumento per fare business oltre che capace di proporre come in questo caso, metodi sempre più innovativi per promuovere la moda. 

La certezza che il mondo virtuale sia formato da persone che esistano davvero, cala sempre di più, e se ci si ferma a riflettere, l’idea che si possa arrivare a preferire una pubblicità da parte di una persona virtuale piuttosto che da una persona fisica, lascia piuttosto atterriti.

L’esperimento in ogni caso è riuscito: si può considerare il primo di una lunga serie?

Roberta Rosaci

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