Quando la droga diventa più importante di tuo figlio

Foto di Irina Popova.

Esiste una tipologia di nucleo familiare che viene “volutamente” ignorata: i genitori tossicodipendenti e i figli a seguito.

Un legame familiare distorto dalla cosiddetta “Addiction” ovvero la dipendenza da droghe o sostanze psicotrope: una ricerca spasmodica della sostanza tanto da non essere più coscienti quando la si assume e frequenti sbalzi d’umore quando non si può acquistare la droga.




Nel 2012, a Londra, le donne che facevano uso di droghe durante la gravidanza si aggirava tra l’11% e il 16%.

Si può essere sia genitori che drug-addicted? Ovviamente la genitorialità di un padre o una madre che consuma spesso oppiacei, o qualunque tipo di droga, porta con sé delle anomalie. Queste sono state segnalate dalla Classificazione internazionale delle malattie (ICD-10): si tratta di comunicazione familiare inadeguata e disaccordo intrafamiliare che incide sul benessere dei figli e devianza presente già durante l’adolescenza.




Le donne che consumano droga, quasi sempre, realizzano di aspettare un bambino molto tardi. E ciò può mettere in pericolo sia la loro salute che del feto: a causa del consumo di droga può verificarsi un distacco prematuro della placenta, cardiopatie e aritmie nel feto, parto prematuro, morte intrauterina. Ma una delle più pericolose è che anche il neonato diventi dipendente dalla droga assunta dalla madre e, di conseguenza, andare in crisi d’astinenza quando, una volta nato, avviene la sospensione dell’assunzione di sostanze.




Nei genitori che consumano droga si attiva, spesso, un processo cognitivo nato dal bisogno di consumare droga e che non lascia tempo o spazio al bambino. Tutte le azioni del nucleo familiare hanno come fine la ricerca e il consumo di sostanze stupefacenti, e il legame tra i partner si rinforza proprio nella condivisione di quella parte “malata”.

I genitori tossicodipendenti, prima della nascita del figlio, non hanno minimamente pensato a preparare uno spazio per la nascita del figlio e così molto spesso i neonati vengono curati o nutriti con superficialità.

Per questo lo Stato italiano ha pensato ad uno strumento che tuteli i figli nati da tossicodipendenti: si tratta della dichiarazione di adottabilità dei minori, valida pure nel caso in cui condividano un forte legame con i genitori.

Attuabile anche nel caso in cui essi abbiano avviato un percorso di riabilitazione dalla tossicodipendenza ma non siano assistiti da una prognosi favorevole inerente il recupero delle capacità genitoriali. Perché, come specifica la dichiarazione, l’unico fine deve essere “la salvaguardia del benessere dei piccoli e la prevenzione di ulteriori pregiudizi”.

La quotidianità di una famiglia con genitori tossicodipendenti è stata ripresa dalla fotografa russa Irina Popova che voleva rappresentare la complessità e la disfunzionalità del legame che condividono con il figlio.

I soggetti che la fotografa riprende sono Pasha e Lilya ovvero i genitori di Anfisa, una bambina di due anni. Irina ha incontrato Lilya, nel 2008, mentre usciva da un locale notturno con al seguito la piccola Anfisa. Da lì è nata l’idea di fotografare la famiglia per due settimane.

La quotidianità che emerge da queste foto mostra un nucleo familiare complesso in cui vi sono sia momenti di grande affetto ma sia anche comportamenti pericolosi per la bambina.

Dorotea Di Grazia

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