La divisa rosa della Germania e i preconcetti di genere

è da donna

La Federcalcio tedesca ha annunciato una notizia che negli ultimi giorni ha scatenato non poche polemiche. La notizia in questione riguarda la nuova divisa rosa da trasferta della Germania. La maggior parte dei tifosi tedeschi e anche il quotidiano Bild si lamentano del colore poiché “è da donna e non adatto al calcio”.

Una questione più ampia

La polemica scoppiata tra i tifosi tedeschi sulla divisa da trasferta rosa della Germania mette in luce un’importante questione che fuoriesce dalle notizie meramente calcistiche e ci offre una visione più ampia sulla società odierna. Limitare il colore rosa esclusivamente alla dimensione femminile è problematico, in quanto sottolinea lo stereotipo di genere che associa il rosa esclusivamente alle donne, implicando che non sia adatto, poiché poco virile, agli uomini. Questo modo di pensare non solo riflette una visione che dovrebbe essere ormai superata, ma anche una mentalità discriminatoria che impone dei rigidi ruoli di genere e limita la libertà di espressione individuale.

Modelli di linguaggio discriminatori: “il rosa è da donna”

Spesso la comunicazione quotidiana è intrisa di espressioni cariche di stereotipi, pregiudizi e disuguaglianze di genere. L’espressione “è da donna” è solo uno degli esempi di frasi discriminatorie che caratterizzano la comunicazione quotidiana. Il problema non si limita solo al colore di una divisa sportiva, ma ai ruoli rigidi e limitanti basati sul genere. Il commento “è da donna” sembra sottolineare che con questa frase si voglia fare un commento negativo. Il problema nasce dall’associazione del rosa al concetto di femminilità e all’atto di sminuire tutto ciò che viene forzatamente correlato alla dimensione femminile.

Presupponiamo per un attimo che abbia senso categorizzare colori, vestiti e comportamenti come “da/per ragazzi” o “da/per ragazze” e che di conseguenza abbia senso (spoiler alert: non ne ha) relegare il commento “è da donna” alla nuova divisa rosa della Germania. Se così fosse, se pure fosse “da donna”, quale sarebbe il problema? Cos’è che rende negativo o inferiore qualcosa che viene tipicamente associato alla categoria “da donna”? Forse è il momento che la mascolinità, qualsiasi cosa si intenda con questo termine, smetta di sentirsi minacciata da… un colore.

Sull’identità nazionale

Oltre ad affermare che “la nuova divisa è da donna”, alcuni tifosi sostengono che “non è una maglia da Germania”. Per quanto si è disposti a credere che questa frase si riferisca semplicemente a una questione di non somiglianza alle precedenti divise, potrebbe ed è percepita come frase problematica nel momento in cui è affiancata a frasi senza dubbio obsolete come “è da donna” e “non è adatta al calcio”.  L’ex calciatore tedesco Paul Breitner si chiede: “La Germania è forse troppo conservatrice su certi temi? Nessuno vuole il progresso?”.

Queste domande sollevano delle riflessioni importanti. Il progresso non dovrebbe essere visto come qualcosa di negativo, come una minaccia, ma come un’occasione che spinga alla crescita e all’accettazione dei cambiamenti del mondo moderno.

Il calcio, come altri ambiti della vita sociale, dovrebbe offrire l’occasione di accedere a una realtà caratterizzata dall’inclusività. Le divise nazionali non dovrebbero essere vincolate da stereotipi di genere o da limitazioni culturali. Dovrebbero, invece, riflettere un’espressione di modernità e pluralità della nazione che rappresentano.

La storia del colore rosa

Il commento “è da donna” riferito a un oggetto rosa è relativamente nuovo. La fluidità delle percezioni sociali riguardo ai colori, in particolare per quanto riguarda il rosa, è un riflesso dei cambiamenti culturali avvenuti nel corso della storia.

Inizialmente era considerato un colore adatto alla dimensione maschile, in quanto presenta delle tonalità accese. Al contrario, il blu, in quanto colore meno appariscente, era associato allo stereotipo della “donna tranquilla”. Solo successivamente, per una strategia di marketing, ovvero quella di vendere più vestiti, si decise di associare il rosa alle donne.

Questo dovrebbe far capire che l’assegnazione dei colori al genere non è altro che un costrutto sociale e culturale, che può cambiare e assumere diverse interpretazioni nel corso del tempo. Essere consapevoli di ciò ci aiuta a combattere gli stereotipi di genere.

Poiché le concezioni legate ai colori hanno subito diverse evoluzioni, evidenziando la possibilità di mettere in discussione e modificare le percezioni sociali, questo è ciò che ci si augura avvenga con la nuova divisa rosa della squadra nazionale tedesca.

 

Elena Caccioppoli

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