La prima cosa che si fa in un golpe è occupare la radio e la televisione. In Italia non ce n’è bisogno perché l’hanno già occupata.
È una dittatura non dichiarata, ti priva della libertà senza che te ne accorgi, ti ingozza di parole il cervello fino a fartelo scoppiare, con il metodo che si usa con le anatre per fare il foie gras.
Tutte le sere va in onda lo stesso blitz. E tutte le sere provi a fare il cinesino di piazza Tienanmen. No, niente carri armati, qualcosa di peggio, di più subdolo. Non un dittatore solo, una sessantina. Perfettamente integrati ma che gridano e imperano sulle nostre zucche attonite da una ventina d’anni, senza ricambio alcuno: prendere o lasciare. E senza nemmeno partigiani a combatterli e “Belle ciao” da cantare per fare resistenza in qualche radio montanara.
Siamo soli, noi sotto loro. Perché in un paese in crisi economica si esce poco e accendere la TV è il modo meno costoso per svoltare la serata, così li lasci entrare dentro tutti e sessanta, i tirannucci, come si fa con i tarallucci e il vino. E ti intossichi. Lasciatemi divertire. I loro volti per me sono come divise col basco e il moschetto. Ci sono i politici: Renzi, Meloni, Di Maio, Salvini, Carlo Calenda, Bersani. I giornalisti: Beppe Servergnini, Augias, Alessandro Sallusti, Vittorio Feltri, Belpietro, Scanzi e Concita De Gregorio. Gli esperti: Contarelli che sorride sempre, la Elsa Fornero che non ride mai, Nando Pagnoncelli e i sondaggi di mia nonna. Conosco tutti i loro nei, tic, lessici familiari. Li ho visti invecchiare. Potrei leggere nelle loro menti prima che parlino, come una fattucchiera di Treviso, perché frequento più loro dei miei figli, dei quali non conosco il numero esatto dei peli del naso, ma dei dittatori televisivi sì. I programmi che li ospitano sono sempre quelli, una stagione dopo l’altra. I conduttori, idem.
Non fraintendetemi, non ho nulla contro queste persone, anzi, di molti ho stima (per quanto la si possa avere di una presenza tirannica ossessionante, sia chiaro). Mi indigna solo che alla TV abbia diritto di parola esclusivamente questa lobby degli ospiti, questo vippume politico-giornalistico, questo governo ombra. E mi ribello (da solo in salotto) a questa dittatura mediatica di una sessantina di persone mascherata da pluralismo democratico. So bene che un volto noto più lo vedi e più fa audience, e che vi convengono questi, per la bistecca. Ma c’è un’Italia di giovani senza volto né voce, un paese ricco di eccellenze di tutte le età che meritano la ribalta, di cervelli ancora freschi prima che li abbiate lobotomizzati del tutto. Basta con l’eterna chiacchiera delle stesse facce, specchio di un paese stanco e sfibrato, alla deriva. Basta con questa sporca sessantina. C’è bisogno di qualche dozzina di nuove idee, di nuove trasmissioni, di mille altre opinioni. Mille come i garibaldini. Se quelli fecero l’Italia, e nessuno prima li aveva mai sentiti nominare, con mille ospiti diversi si potrà almeno rivoluzionare il pensiero televisivo dominante? Sarebbe il primo passo verso una rinascita. E per non morire, un po’ di più ogni sera, di disperanza e noia.