Sulla Striscia di Gaza continuano i combattimenti: colonne di fumo e fiamme dipingono il confine. La disumana scelta di Israele: le salme dei combattenti come merce di scambio. Ultimo sotterfugio in un conflitto che non dà tregua, neanche dopo la morte. Una guerra sfibrante che priva gli uomini di ogni indulgenza, di ogni diritto, perfino quello di concedere l’ultimo saluto ai propri cari.
La disumana scelta di Israele: non senza precedenti…
Nel 2018, il parlamento di Israele aveva approvato una legge che permetteva alla polizia di trattenere i corpi dei Palestinesi uccisi, colpiti mentre stavano presumibilmente attaccando degli israeliani. La corte aveva stabilito che l’esercito israeliano ha “il diritto legale di trattenere i corpi dei terroristi uccisi da utilizzare come leva nelle future negoziazioni coi Palestinesi”, come riportato dal The Times of Israel. Da allora, Israele ha trattenuto i resti di oltre una decina di Palestinesi uccisi durante attacchi, presunti e reali, contro le forze di occupazione e i civili. Quindi, il governo israeliano consentiva di conservare soltanto i resti dei combattenti di Hamas, il movimento integralista islamico al potere nella Striscia di Gaza.
La nuova direttiva
La nuova direttiva estende questa misura ai corpi di tutti i palestinesi, indipendentemente dalla loro affiliazione, uccisi negli scontri con Israele. Il provvedimento è stato votato nella sera di mercoledì 2 settembre, durante una riunione del Consiglio dei Ministri.
È la prima sentenza al mondo che permette alle autorità di uno stato di trattenere salme perché possano essere utilizzate come merci di scambio nei negoziati. Ma di questo non c’è notizia sui “grandi” giornali.
Questa nuova misura fa parte del nostro impegno a riportare a casa i nostri ragazzi. Consiglio ai nostri nemici di afferrare e interiorizzare questo messaggio.
ha dichiarato Benny Gantz, il ministro della Difesa, riferendosi ai due ostaggi e ai due corpi di israeliani nelle mani di Hamas, considerati merce di scambio per garantire il rilascio dei detenuti palestinesi o il rimpatrio delle salme.
La disumana scelta di Israele: privati di ogni diritto
Questa politica di utilizzare i corpi umani come merce di scambio viola i valori più fondamentali e il diritto internazionale che proibisce il trattamento crudele e disumano.
ha affermato Adalah in un comunicato. Adalah – un’associazione israeliana che si batte per i diritti dei Palestinesi in Israele – ha aggiunto che la sentenza è stata tra le “più estreme” mai prese dalla corte, “in quanto mina i principi più elementari dell’umanità universale”.
Anche quando si è in guerra esistono dei codici di comportamento. La disumana scelta di Israele rappresenta l’ennesima punizione collettiva inflitta ai palestinesi. E la punizione collettiva è stata esplicitamente vietata dal diritto internazionale umanitario ai sensi dell’art. 33 della Quarta Convenzione di Ginevra. Senza eccezioni.
A morire in Terrasanta è l’umanità
Quando non si ha pietà neanche dei morti, quando come monito si decide di non restituire i loro corpi alle famiglie, allora vuol dire che a morire in Terrasanta è l’umanità.
Ha detto al Globalist Mairead Corrigan Maguire, Premio Nobel per la Pace 1976.
Al giorno d’oggi, la questione palestinese sembra essere uscita dall’agenda.
Il processo di pace che aveva suscitato tante speranze è ormai sepolto. Rimane solo la prospettiva di una dittatura militare sulla popolazione palestinese, esercitata da uno Stato sedicente “democratico”.
Sono decenni che la pratica degli arresti arbitrari, della tortura e della violenza istituzionale, caratterizza sia le fasi di tregua che i momenti di conflitto più acuto, quando si spara da entrambi i lati. Ma questa violenza non è simmetrica. Cinque milioni di palestinesi non possono essere considerati dei fantasmi: le loro vite contano, da vivi come da morti.
Voglio riportare una frase di Bertolt Brecht:
Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere.
Giulia Chiapperini