Arriva “ShowReal”, la campagna di sensibilizzazione per promuovere e incentivare la disabilità nella pubblicità.
Abbiamo ormai perso il conto delle persone che convivono con una forma di disabilità, ma sembra che questa consapevolezza non basti, infatti, sono ancora poche le pubblicità che rappresentano questa condizione. Nasce così la campagna di sensibilizzazione “ShowReal”, al fine di incentivare le aziende e il mondo della comunicazione a rappresentare in maniera più autentica la disabilità nella pubblicità.
Non è mai troppo tardi per agire e per aiutare chi è in difficoltà.
I volti protagonisti di “ShowReal”
“ShowReal” è una campagna di sensibilizzazione sociale digital, pensata da Valore D, Fondazione Diversity, OBE e YAM112003. Questa campagna vede anche la partecipazione di tre creator, che sanno bene cosa significa essere disabili: Arianna Talamona, Ludovica Billi e Marco Andriano.
Arianna Talamona è una nuotatrice italiana che convive fin da piccola con una paraparesi spastica ereditaria. Ciononostante, si è avvicinata al nuoto, esordendo a livello internazionale ai campionati europei del 2011 e non solo.
Ludovica Billi, altra protagonista della campagna, è sorda dalla nascita, ma questa disabilità per lei non ha rappresentato un limite, anzi, le ha permesso di creare la pagina The Deaf Soul tramite la quale poter affrontare i diversi temi legati alla disabilità.
Marco Andriano è co-fondatore di una startup, Novis Games, che ha lo scopo di rendere maggiormente accessibili i videogiochi alle persone cieche, esattamente come lui dall’età di quattro anni. Marco Andriano ha detto che:
«Cerco sempre di rendere i miei messaggi un gioco, anche sui social. Sento che così riesco ad avvicinare le persone alla tematica della disabilità facendole sorridere, abbattendo la paura di accostarsi o di fare gaffe; se sono io il primo a fare dell’ironia, la tensione si smorza e le persone tendono ad aprirsi».
Lui, come anche gli altri protagonisti già ricordati, spera di avvicinare le persone ancora lontane da questa tematica grazie alla sua ironia.
Un invito a rappresentare la disabilità nella pubblicità
È solo uno lo scopo di “ShowReal”, ossia di avvicinare più gente possibile al concetto di disabilità, augurandosi di ottenere una rappresentazione maggiore anche nel campo pubblicitario. La disabilità nella pubblicità è quindi sottorappresentata, probabilmente questo scenario dipende dalle narrazioni stereotipate e scorrette che sono state fatte negli anni. Racconti che non hanno sensibilizzato a dovere, incentivando la distanza tra chi ha una forma di disabilità e chi ne è estraneo. Non considerare le persone con disabilità significa allontanarle sempre di più dalla realtà, contribuendo alla diffusione di una scarsa informazione e all’isolamento. Invece, se fossero di più le pubblicità a rappresentarli, automaticamente anche lo spettatore li accoglierebbe più facilmente.
Sarà sicuramente un percorso molto lento, ma l’obiettivo finale nel futuro sarà quello di non accorgerci se il protagonista sia o meno una persona disabile.
La disabilità nella pubblicità: ecco i dati
Oggigiorno, sono tanti i cambiamenti che stanno avvenendo a favore di diverse lotte come verso l’ambiente, i diritti di genere e anche verso il concetto di disabilità. Non si può escludere che in molti utilizzano la parola disabilità solo per ottenere consensi e seguaci, con uno scopo che non ha niente a che vedere con la sensibilizzazione di questa tematica. Ma per fortuna, non sono tutti così. Si sono verificati già dei veri cambiamenti nel linguaggio, nell’approccio e nella mentalità.
Ma il settore pubblicitario è veramente inclusivo? In realtà, una ricerca condotta negli Stati Uniti da Nielsen, società globale che si occupa di ricerche di mercato, ha dimostrato come sia scarsa la rappresentatività delle persone con disabilità nell’ambito pubblicitario.
Il 26% dei cittadini statunitensi convive con una forma di disabilità. Ciononostante, solo l’1% delle pubblicità, che vengono trasmesse in prima serata, mostra persone con disabilità. Possiamo così notare una forma di repulsione da parte di molti brand verso questa condizione. Il settore pubblicitario ha nelle mani un grande potere, ossia la possibilità di far conoscere questo mondo e queste persone, ma, a quanto pare, non lo fa adeguatamente.
Nella ricerca condotta da Nielsen, solo 6 mila, delle 450 mila pubblicità prese in considerazione, rappresentano persone disabili. Inoltre, principalmente al fine di promuovere dei prodotti o servizi appartenenti al settore medico o per la cura personale.
La Nielsen ha ricordato che:
«Gli advertiser hanno l’opportunità di presentare le persone disabili nella quotidianità, mentre utilizzano dei prodotti e dei servizi offerti dai differenti brand».
L’inclusione delle persone con disabilità nella pubblicità dovrebbe avvenire in modo naturale, mostrando delle scene appartenenti alla vita quotidiana. Quindi, non includerli solo quando si vuole pubblicizzare dei servizi. La loro vita va oltre alla disabilità in senso proprio, ed è giusto che siano scelti come protagonisti di qualsiasi altra pubblicità.