La disabilità nei cartoni animati e le Principesse Disney rispecchiano quanto accade nella società? Il Rapporto mondiale dell’OMS sulla disabilità dimostra che il 15% della popolazione mondiale, ovvero più di 1 miliardo di persone è affetta da qualche forma di disabilità; all’incirca il 5% della popolazione italiana pari a 3,1 milioni di persone, secondo i dati Istat del 2019. Un fenomeno dunque, che non può essere sottovalutato né trascurato.
Presto o tardi, ogni bambino si trova a relazionarsi con la disabilità, fisica o cognitiva, di un compagno di classe o di un conoscente. Cosa può accadere se fino a quel momento non si è coltivata l’empatia e normalizzata la diversità, avendo considerato le disabilità nella società e nei cartoni animati un tabù e qualcosa di cui vergognarsi?
La tv, nonostante sia spesso sottovalutata ed etichettata come forma sterile di intrattenimento per i bambini, può in realtà offrire elementi di riflessione su temi di carattere sociale. I bambini trascorrono spesso gran parte del loro tempo davanti alla tv, ed è anche attraverso ciò che passa sullo schermo che si forma la loro idea del mondo e di ciò che li circonda. In tal senso, dare spazio alla disabilità nei cartoni animati diventa una priorità.
La disabilità raccontata nei cartoni animati
Fra le varie iniziative mosse per sensibilizzare l’opinione pubblica, sulle diversità presenti nella società, vi sono stati cartoni animati che hanno affrontato la tematica della disabilità.
“Le avventure di Peter Pan”, un film d’animazione del 1953 prodotto da Walt Disney, mostra tra i suoi personaggi principali Capitan Uncino, una figura che ha vissuto l’amputazione di una mano. Tuttavia, nel racconto tale aspetto non è qualcosa che svaluta il personaggio, ma una sua peculiarità.
Il 1978 è, invece, l’anno del debutto sulle reti RAI della serie “Heidi”, la cui protagonista conosce una cara amica di nome Clara in sedia a rotelle a causa della poliomelite.
Infine, nel 2003 si assiste all’uscita dei cartoni “Le storie di Anna” e “Alla ricerca di Nemo”. Nel primo, la protagonista è una bambina in sedia a rotelle che mantiene un’incredibile vitalità insieme ai suoi amici. Mentre, nel cartone animato della Pixar Animation Studios si narra la storia di un pesce pagliaccio, Nemo, che vive con una piccola pinna atrofica insieme ai suoi compagni, tra cui: Bombo, un pesce palla che si gonfia in momenti di forte stress o l’amica Dory, affetta da una perdita di memoria a breve termine di tipo cronico che renderà il racconto ricco di avventura ed imprevisti.
L’obiettivo di questi tre prodotti culturali è stato andare contro la rappresentazione convenzionale delle diversità, percepite e viste come un peso, considerandole qualità dei personaggi attraverso l’accettazione di sé e degli altri.
La disabilità nei cartoni animati? Nuovo successo con “Lampadino e Caramella nel MagiRegno degli Zampa”
Nel 2019 è stato aggiunto un ulteriore tassello nel processo di accettazione e inclusione delle disabilità nella società. Su Rai Play e Rai Yoyo è andata in onda la serie animata “Lampadino e Caramella nel MagiRegno degli Zampa“, prodotta da Animundi e Rai Ragazzi. Un cartone animato accessibile a tutti i bambini, con o senza deficit sensoriali, grazie all’uso di voce narrante, sottotitoli, interpreti della lingua dei segni (LIS), con uno stile di animazione studiato per le diverse disabilità sensoriali e attento ai temi dell’inclusione e dei BES (Bisogni educativi speciali).
La storia racconta di due fratellini che, attraverso una formula magica, giungono in un regno incantato dove incontrano il loro amico chiamato Zampacorta, per avere una zampa più corta dell’altra, ed ulteriori amici, anch’essi spesso affetti da disabilità.
Il cartone animato ha raggiunto traguardi notevoli e indici di ascolti record, con picchi di oltre 300.000 spettatori, tanto da produrre una seconda stagione nel 2022.
Anche in questo caso, il messaggio ribadito è che le disabilità possono essere superate e i cartoni animati possono essere promotori di valori educativi su temi di carattere mondiale.
La Disney e gli stereotipi diffusi con le Principesse delle fiabe
E il mondo delle Principesse Disney? Mostrate sempre giovani, belle e perfette? In questo caso si è dinanzi a proiezioni che innescano, in chi guarda, processi di immedesimazione difficilmente realizzabili.
Nel 2016 la Brigham Young University ha svolto una ricerca, dal titolo: “Pretty as a Princess: Longitudinal Effects of Engagement With Disney Princesses on Gender Stereotypes, Body Esteem, and Prosocial Behavior in Children“, attraverso la quale si è scoperto che le Principesse Disney, non solo non trasmettono valori di inclusione e diversità, ma contribuiscono anche alla creazione di stereotipi femminili nelle bambine.
A tal proposito, si può ricordare il caso di Lowri Moore, bambina di Nottingham che nel 2020 ha indirizzato una lettera a Bob Iger, l’ex Ceo dell’azienda Disney, per chiedere di vedere una Principessa indossare gli occhiali, come lei. Dunque, se ci si ferma a pensare per un momento ai cartoni animati in cui protagoniste sono le Principesse delle fiabe, nessuna di loro porta gli occhiali e nessuna di loro ha una qualsivoglia imperfezione, ma perché rappresentare una realtà che non esiste anziché mostrare le diversità presenti, da sempre e per sempre, nella società?
Le Principesse Disney e Alexsandro Palombo
Risale al 2014 la campagna contro la discriminazione dell’artista e attivista Alexsandro Palombo, con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della diversità attraverso i cartoni animati delle Principesse delle fiabe. L’artista ha mostrato come la bellezza delle Principesse Disney possa esistere anche stando sedute su una sedia a rotelle, con arti mancanti o con protesi, sfidando il concetto della “donna ideale”.
Ma, a distanza di dieci anni dalla campagna abbiamo assistito a cambiamenti in merito? Tanti sono stati i cartoni animati proiettati nelle sale dal 2014 ad oggi, ricordate protagoniste delle fiabe Disney con queste caratteristiche? Le cose, nel 2024, non sembrano essere cambiate.
L’auspicio è che il grande colosso Disney possa contribuire allo sviluppo di una sensibilità che serve e servirà, nell’infanzia, nell’adolescenza e nell’età adulta, per migliorare le relazioni sociali. Una qualità che, nonostante i passi in avanti compiuti negli anni, sembra mancare ancora oggi.
Lucrezia Ciotti