Un incontro storico tra americani e cinesi
Il 10 aprile del 1971, il team americano di ping pong fu invitato dalla Repubblica Popolare Cinese a visitare la Cina pochi giorni dopo il Campionato mondiale in Giappone. La vicenda fu di tale portata da essere rinominata “Diplomazia del ping pong”. Dal 1949, ovvero, da quando Mao aveva preso il potere, nessuna delegazione americana mise piede in Cina se non per gli undici americani affiliati al Partito internazionale delle Pantere Nere. La Cina comunista, infatti, coltivava un sentimento antiamericano e di forte contrapposizione al governo statunitense. Persino il Senatore Eugene McCarthy nel lontano 1968 espresse il desiderio di visitare la Cina ma non riuscì ad ottenere l’accesso pur rasentando un’importante carica istituzionale.
Secondo Tim Boggan, uno degli accompagnatori della squadra americana in Giappone per il Mondiale di ping pong, quell’incontro tra americani e cinesi fu il risultato di politiche protratte dal gallese Roy Evans. Il presidente della Federazione Internazionale di Tennis da Tavolo che suggerì alle autorità cinesi di aprirsi al mondo tramite eventi sportivi. Ma forse, l’origine di questo evento noto come la “Diplomazia del ping pong” fu diretta conseguenza dell’incontro tra un atleta americano e un atleta cinese durante il mondiale in Giappone.
La “Diplomazia del ping pong” e l’importanza dello sport
Come sempre lo sport ci regala perle che non hanno a che fare unicamente con l’aneddotica ma che entrano di diritto nella sfera sociale, sfociano nell’unione tra i popoli e cambiano le sorti di un determinato contesto. Glenn Cowan, pongista americano, era intento ad allenarsi a Nagoya nel periodo dei mondiali. Una volta finito l’allenamento, uscì dal palazzetto senza, però, trovare il pullman del team americano. L’unico mezzo rimasto per tornare in albergo non era che il pullman dei giocatori della nazionale cinese. Questi invitarono Cowan a salire sul mezzo. Nella nazionale cinese giocava il pongista più forte del mondo, tale Zhuang Zedong. Zhuang si fece avanti e tentò di intavolare un discorso con Cowan principiando con un regalo: un ritratto su seta dei monti Huangshan. Cowan cercò di ricambiare, ma l’unica cosa che possedeva era un pettine.
Inutile dire che una volta scesi dal pullman, i fotografi immortalarono il momento e gli scatti fecero il giro del mondo. Nei giorni successivi Cowan incontrò nuovamente Zhuang Zedong. Scusandosi per il pettine, donò lui una maglietta con il simbolo della pace in rosso blu e bianco.
Lo sport arriva dove la politica internazionale non riesce
Ancora una volta, lo sport si inserisce in dinamiche politiche e sociali indifferenti alle ostilità e ai pregiudizi protratti dai governi. Nel massimo torneo internazionale di ping pong due esseri umani (prima che due atleti) hanno condiviso un momento di pura genuinità contraddistinto da uno scambio di doni. È proprio la genuinità dello sport che ha reso possibile l’incontro tra due persone dal retroterra culturale profondamente diverso. Il rapporto tra americani e cinesi di quel periodo era tutto eccetto che disteso, ma i due hanno contribuito a renderlo possibile o, quantomeno, non così distante.
Persino Mao, venuto a conoscenza della vicenda, si convinse a invitare la squadra statunitense per un incontro dopo anni di richieste declinate. Il 10 aprile del 1971 il team americano passò una settimana in Cina tra visite guidate, partite amichevoli ed eventi mondani. Nel febbraio del 1972, a pochi mesi dall’inizio dello scandalo che sconvolgerà l’intero apparato politico e amministrativo statunitense, Richard Nixon compì la sua storica visita in Cina. Mao Zedong ricambiò volando in Usa circa due mesi più tardi. La “Diplomazia del ping pong” fece riconciliare due paesi che per più di venti anni avevano covato antipatia l’uno per l’altro.
Lorenzo Tassi