Dai primi mezzi di comunicazione ai Social network
Come scrisse Aristotele nel suo Politica (IV secolo a.C.), l’uomo è un animale sociale e ha da sempre la tendenza ad aggregarsi in società con altri individui. Da questa premessa, notiamo come ogni epoca sia scandita dai mezzi di comunicazione che permettono agli esseri umani di entrare in connessione gli uni con gli altri.
Il primo strumento di cui l’umanità ha potuto disporre è stata la voce, l’unico fino a circa 5000 anni fa, quando comparvero le prime forme di scrittura in Mesopotamia. La scrittura avviò la comunicazione a distanza, che fece un ulteriore balzo in avanti grazie all’invenzione della stampa a caratteri mobili a metà del XV secolo. Nel corso dei secoli, i canali comunicativi si sono evoluti fino a modificare non solo la percezione dello spazio ma anche quella del tempo: è il caso del telegrafo, della radio e del cinema. Si arriva così al Novecento, il secolo delle grandi comunicazioni di massa e nel quale affondano le proprie radici Internet e i social network. Dalla sua privatizzazione nel 1993 infatti, Internet si è diffuso a macchia d’olio in ogni angolo del pianeta fino a raggiungere il 63% degli esseri umani ed assumere un’importanza tale da creare delle vere e proprie forme di dipendenza.
Il fenomeno FOMO: un altro lato della dipendenza
La disponibilità sempre maggiore di interconnessione ha esacerbato la tendenza dell’uomo ad aggregarsi e a creare contesti sociali, tanto che l’idea di restare sconnessi ci terrorizza. Postare su un Social network, condividere foto o video della nostra vita ce la rende più vivida, al punto tale che a volte si ha la sensazione che non postare una determinata esperienza equivalga quasi a non averla fatta.
Nel 2004, lo studioso americano Patrick J. McGinnis coniò l’acronimo FOMO, “Fear Of Missing Out”, letteralmente “paura di essere tagliati fuori”. Questa parola indica una forma d’ansia sociale caratterizzata dalla paura di essere esclusi, di perdersi eventi ed esperienze e dal conseguente bisogno di essere costantemente in contatto con gli altri. Gli smartphone, la connessione ad Internet e l’accesso ai Social network (in particolare Facebook, Instagram, Twitter, TikTok e Snapchat) sono i migliori dispositivi per far fronte a questo bisogno e proprio per questo è facile che individui più fragili possano farne una dipendenza.
La FOMO, come qualsiasi altra forma d’ansia, può presentarsi in varie forme. A chi non è mai successo di avere a portata di mano il proprio cellulare e avere l’impressione che emettesse vibrazioni, per poi rendersi conto di averlo solo immaginato? Si chiama”ringxiety” (ring e anxiety) ovvero sindrome della vibrazione fantasma e rientra nel fenomeno della No.Mo.Fobia, “No mobile (phone) Fobia”, la paura di rimanere senza connessione a Internet e social network, o in un’accezione più ampia quella di rimanere senza telefono.
Quando i social diventano dipendenza
Mark Griffith (2005) ha stilato una lista di condizioni che se soddisfatte identificano un dato comportamento come una dipendenza. Vediamole nell’ottica dei social network:
- Salienza: quando l’utilizzo dei social diventa preponderante nella scala d’importanza dell’individuo
- Modifica dell’umore: l’utilizzo di piattaforme social ha un impatto importante dal punto di vista emotivo; si tratta degli stati d’animo che un individuo sperimenta connesso al loro utilizzo
- Tolleranza: più si utilizza i social e più saranno visibile e sperimentabili gli effetti connessi alla modica dell’umore
- Sintomi di astinenza: effetti negativi sia di tipo fisico che psicologico causati dalla mancanza di utilizzo dei social
- Conflitto: ci si riferisce in questo caso ai conflitti sia intrapersonali che interpersonali dovuti all’abuso dei Social
- Ricaduta: dopo periodi di utilizzo controllato, questo parametro rappresenta il ritorno alla situazione iniziale di abuso.
Sebbene il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi mentali (dsm-5) non annoveri queste recenti formi di dipendenza tra i disturbi mentali riconosciuti, essi ne presentano tutti i sintomi, tra cui e ansia e depressione. Le ricerche dimostrano che l’uso eccessivo di queste piattaforme possa causare gravi danni alla salute di molte persone, in particolare adolescenti e studenti universitari.
Alcuni dati
Secondo il report del 2022 di We are social, 2 persone su 3 accedono ad Internet (4,95 miliardi di persone), mentre quelle che utilizzano i social sono 4,62 miliardi, circa il 58,4% della popolazione mondiale, in crescita di oltre il 10% rispetto al 2021. In particolare gli utenti social sono più che triplicati negli ultimi dieci anni. Il 15,7% degli utenti tra i 16 e i 64 anni ha indicato come social preferito Whatsapp, seguito da Instagram (14,8%) e Facebook (14,5%). Nonostante queste preferenze, il social più utilizzato risulta essere proprio Facebook con 2,90 miliardi di persone iscritte.
Sebbene la dipendenza da Internet e social network sia un caso estremo, è innegabile che questi strumenti siano diventati una parte integrante della nostra vita quotidiana. La media giornaliera di ore trascorse connessi ad Internet è di circa 6 ore e 37 minuti mentre quelle dedicate ai social sono 2 ore e 28. Viviamo in una società digitalizzata e che digitalizza ogni cosa, in un vortice di interconnessione al quale risulta pressoché impossibile sottrarsi. Il confine tra vita online e vita offline sembra essere sempre più sbiadito e c’è da chiedersi se sia ancora possibile differenziarle.
Margherita Buzzoni