A giudicare dalle reiterate iniziative degli ultimi mesi su diversi livelli amministrativi, una delle più impellenti priorità per la destra italiana è quella di arginare il dilagare della “cristianofobia” in Italia. Come dargli torto: chiunque può accorgersi del fatto che le pagine di cronaca strabordano quotidianamente di casi di discriminazione sulla base del credo di cittadini di fede cristiana in Italia. D’altronde, tutelare maggiormente da un punto di vista normativo i fedeli di quella che nel nostro paese è una religione minoritaria rispetto alle altre sarebbe un dovuto gesto di civiltà.
Un “Osservatorio sulla cristianofobia” in Lombardia
L’ultimo atto di questa crociata contro i mulini a vento si è svolto pochi giorni fa in Regione Lombardia, dove Lega e Noi con l’Italia hanno proposto di utilizzare dei fondi pubblici per istituire un “Osservatorio sulla cristianofobia”. E dire che la libertà di professare la fede cristiana fu garantita per la prima volta proprio nel capoluogo lombardo da Costantino I nel 313 con l’Editto di Milano. Da più di 1700 anni non si registrano casi di persecuzioni di cristiani in Italia. Ciononostante, il consigliere leghista Max Bastoni sostiene che “la cultura italiana ed europea” sono “sotto attacco” per via dell’emergenza di cristianofobia in Italia, e la mozione ha l’appoggio della maggioranza.
La posizione della Lega lombarda sulla cristianofobia in Italia
Bastoni prosegue dicendo che in Italia “una semplice messa a favore della famiglia naturale oppure un rosario contro i matrimoni gay finisce per entrare nelle statistiche dei tribunali”. È facile dedurre da questa dichiarazione che per il consigliere leghista tutelare la libertà di professare la fede cristiana significa inesorabilmente negare altri diritti fondamentali. Qui si scorge qual è l’effettivo ragionamento che sta dietro al supporto a questo tipo di iniziative. Secondo questa logica il cristianesimo sarebbe “sotto attacco” quando i cittadini sono liberi di non attenersi pedissequamente all’interpretazione più tradizionalista e letterale del suo testo sacro.
La libertà di professare una religione cristiana sarebbe effettiva solo quando non siano tollerati comportamenti che si discostano dalla sua ortodossia. Insomma, potremmo dire, usando un’iperbole con una certa dose di provocazione, che l’obiettivo della destra in Italia è quello di istituire una sorta di “sharia in salsa occidentale”. Ma non è tutto: per Bastoni questa emergenza di cristianofobia sarebbe causa “della demolizione dei diritti sociali”. Quali sarebbero questi diritti sociali demoliti non è dato saperlo. L’obiettivo però è quello di cercare di demolire diritti civili nel nome di una religione che dovrebbe professare l’uguaglianza.
Si tratta di una destra che tenta di farsi promotrice di una libertà a due velocità. Libertà che deve riguardare in via quasi esclusiva chi si attiene rigorosamente a dei presunti precetti cristiani ed essere limitativa per le minoranze. Questo supposto sentimento cristianofobico sarebbe inoltre per Bastoni alla base della “decrescita demografica”. Ma anche – per non farsi mancare la più celebre delle tematiche del repertorio leghista – “dell’immigrazione di massa”.
Una proposta già avanzata in Regione Lazio
La mozione della destra lombarda non è un caso isolato. A fine settembre 2020 una proposta analoga era stata avanzata dalla consigliera regionale del Lazio in quota Lega, Laura Corrotti. Per l’esponente del Carroccio la necessità di istituire un “Osservatorio regionale sulla cristianofobia” deriva dal danneggiamento di alcuni luoghi di culto. A suo avviso si tratterebbe di una vera e propria persecuzione dei cattolici. Le indagini degli investigatori avevano però già dimostrato che si era trattato solo di pochi episodi isolati provocati da individui con disturbi psichici diagnosticati.
La battaglia della Lega a livello nazionale sulla cristianofobia in Italia
La Lega ha portato avanti questa battaglia anche a livello nazionale. Lo scorso dicembre, infatti, era stata proposta una legge per punire la cristianofobia. Il primo firmatario era proprio l’ex Ministro della famiglia (“tradizionale”) Lorenzo Fontana. Negli stessi giorni si discuteva in Parlamento la norma sulla omotransfobia. Un tempismo che potrebbe lasciar supporre ai malpensanti si trattasse di una sorta di infantilistica ripicca.
Marketing politico o mistificazione della realtà?
È ipotizzabile che quella della caccia alle streghe della fantomatica cristianofobia in Italia sia uno dei tasselli di una più ampia strategia di marketing politico. Diversi indizi suggeriscono che la Lega voglia accaparrarsi il favore degli ambienti religiosi più integralisti. Un esempio lampante è l’ostentazione da parte del capo politico di una certa simbologia che rimanda alla frangia più conservatrice della Chiesa. In effetti l’area cattolica rappresenta un appetibile bacino di voti lasciato scoperto dalla dissoluzione della Democrazia Cristiana. Quella di ergersi a baluardo dei valori cristiani tradizionali è con ogni probabilità una mossa influenzata (se non dettata) dai sondaggi.
Se i leghisti credano sul serio che esista un’emergenza di cristianofobia in Italia o meno è impossibile dirlo. Quel che appare chiaro è come gli esponenti del Carroccio riescano a padroneggiare anche in questo caso una buona dose di arte mistificatoria. Per avvalorare la loro tesi infatti fanno riferimento a situazioni reali ma che si svolgono in paesi del terzo mondo. Un esempio è quello del Pakistan, in cui si registrano violenze sulle minoranze cristiane. Ma qual è il nesso tra queste vicende e l’istituzione di osservatori regionali di cristianofobia in Italia o di leggi che puniscano specificatamente le discriminazioni nei confronti dei cristiani sul suolo italiano? Per rendere la questione più local vengono portati in causa degli sporadici atti di vandalismo, lasciando intendere si tratti di una strategia integrata di lotta al cristianesimo.
Marco Giufrè