Nel mondo contemporaneo, l’evoluzione del potere occidentale è diventata oggetto di crescente preoccupazione. La storia ci insegna che periodicamente il potere, sia a livello nazionale che internazionale, attraversa fasi di turbolenza, spesso culminando in eventi significativi che segnano il corso della storia.
Storicamente, nel corso dei secoli, l’Occidente ha attraversato periodi di follia al potere, manifestandosi con turbolenze interne ed esterne. La follia non si materializza improvvisamente ma si annuncia attraverso indizi sparsi, infiltrati nell’architettura stessa della società e nelle azioni quotidiane del potere. Osservando il presente, dovremmo tutti sentirci in dovere, soprattutto i più attenti osservatori consapevoli degli avvenimenti, di segnalare una deriva del potere occidentale che, se proseguita, potrebbe riecheggiare le tragedie del passato.
Dal 2020, l’anno in cui la pandemia di Covid-19 si è scatenata, il potere occidentale ha assunto una dimensione sfrontata, irresponsabile, acrimoniosa e superba, sfidando le aspettative. Un campanello d’allarme cruciale riguarda l’assenza del dibattito interno, un elemento fondamentale per le democrazie. Quando il potere vuole raggiungere rapidamente un obiettivo, specialmente nelle democrazie, sembra preferibile bypassare il dibattito, presentando le decisioni come già discusse e approvate. La difficile missione di rendere queste scelte accettabili al pubblico spetta poi a giornalisti e scrittori.
L’assenza del dibattito conduce al deterioramento dei principi etici, che costituiscono l’identità di una società occidentale. Questi principi vengono sostituiti con altri precedentemente considerati inaccettabili. Questa evoluzione influisce inevitabilmente sui diritti individuali e collettivi, nonché sulla percezione della giustizia all’interno della società. La mancanza di dibattito minaccia di rimodellare la società dall’interno, indebolendo il concetto stesso di diritto e, di conseguenza, di giustizia.
Inoltre, la libertà di espressione, il pensiero critico e la dignità salariale sono stati messi in discussione con sempre più forza. Questo ha creato una sensazione di incertezza tra la popolazione occidentale, poiché la perdita di questi principi sembra meno temporanea di quanto fosse stato dichiarato.
La guerra in Ucraina ha portato alla luce un nuovo modo di concepire la diplomazia, che giustifica l’invio di armi come mossa strategica di alto livello. Questo ha sollevato sospetti preoccupanti, legati agli indizi lasciati dalla gestione della pandemia.
Poco dopo, il conflitto in Palestina è riemerso, scuotendo nuovamente l’opinione pubblica occidentale. L’uso della forza e delle sanzioni economiche contro un’intera popolazione per sospette connessioni terroristiche ha sollevato domande sulla giustizia e la moralità di tali azioni.
Tutti questi eventi mettono in luce la fragilità del potere occidentale e la sua incapacità di affrontare le sfide attuali. Il rischio è che, storica mente, quando l’Occidente si trova in una situazione del genere, commette atrocità inenarrabili. Sono questi i segnali inquietanti dei nostri tempi, una chiamata d’allarme per riflettere sul futuro dell’Occidente e della sua leadership.