La delusione non delude mai
Nell’economia generale dei sentimenti umani la delusione è una componente quasi atmosferica, come l’ossigeno, l’azoto, le polveri sottili, l’idiozia e la mediocrità. Tutti l’abbiamo non solo respirata, ma anche copiosamente prodotta … ah dimenticavo l’anidrite carbonica, l’ossido di carbonio, i metalli pesanti dei gas di scarico, casaPound, la Meloni e Salvini!
Va’ però chiarito che respiriamo tutti la stessa aria; dunque le delusioni le possiamo sia subire che impartire, ma – chissà come mai – quelle provocate dagli altri sono sempre le peggiori. Infatti non è un caso che questa insana alchimia produca come materiale di scarto enormi quantità d’ipocrisia quasi impossibili da smaltire.
Ci sono persone che deludono “a priori”, soggetti dai quali non ti aspetti nulla e che si adoperano immancabilmente per dimostrarci il “peggio”. Insomma, gente che nel deluderti … non ti deluderà mai! Ma questa gente è anche quella che una volta assunto un ruolo importante – per un puro scherzo del destino di pessimo gusto – è pronta a fare e a dire di tutto solo perché non ha assolutamente nulla da perdere.
Pensate ad esempio a cosa ha detto Salvini a proposito dell’iscrizione al registro degli indagati del ministro Savona per il reato di usura bancaria: “Savona non ha la faccia da usuraio”.
Ovviamente siamo davanti a una risposta deludente. A conti fatti Salvini non dice nulla, non può dire nulla. La sua è la tipica risposta idiota di un idiota che non sa cosa dire. Se usassimo il suo stesso metro allora dovremmo dire che Pacciani era solo il puttino andato a male della Madonna Sistina di Raffaello, che Renzi andrebbe denunciato per oscenità in pubblico, con quella faccia dovrebbe essere obbligato a portare delle mutande in testa, e che lo stesso Salvini usa sicuramente come dopobarba la “Preparazione H”. Ma che risposta è?
Però Salvini può permettersi di essere deludente perché ha dalla sua il consenso. La sua assoluta inadeguatezza è compensata dall’ efficace e grezza propaganda che fa di sé.
Non ha ancora fatto una emerita mazza, se non contribuito cinicamente a fare altri morti in mare, ma dice quello che la maggior parte della gente si vuol sentir dire.
Però il consenso di pancia – come la propaganda senza risultati – è un’arma a doppio taglio. Innanzitutto fa credere a chi lo riceve di essere immune da tutto. Tutti i megalomani sono frutto di un consenso inizialmente plebiscitario, non si scappa, ma tranne nei fumetti io non ho mai visto supereroi, e, credetemi, lì devono restare.
Signori i supereroi non esistono! Se ti morde un ragno radioattivo non diventi Spiderman, sei solo un coglione che è andato a fare pasquetta a Chernobyl.
Seconda e più terrificante conseguenza del cieco e immotivato consenso è il suo inevitabile epilogo. Se sei uno che va avanti a slogan per aver voti ma non fai nulla, quando arriverà il giorno in cui la gente se ne renderà conto – e lo fa sempre … anche se troppo tardi –, beh caro mio, non vorrei essere al tuo posto. L’inettitudine accompagnata al consenso ha sempre prodotto – e sempre produrrà – rabbia e tragedie.
Ma affrontare la delusione è terribile, noi faremmo di tutto per non venire delusi, persino negare a noi stessi di essere stati delusi.
Così come quando deludiamo cerchiamo sempre una scusa per salvare la faccia – siamo capaci di dare una ragione a tutto-, così quando restiamo delusi non vogliamo crederci fino in fondo. Ci illudiamo fino al parossismo, diamo sempre una possibilità fino alla fine. Non tanto perché crediamo nell’altro, no… troppo altruistico – ci piacerebbe – ma perché non siamo disposti ad ammettere che potremmo aver sbagliato noi.
L’altro non può e non deve deluderci solo perché deve essere per noi l’illusoria conferma che non possiamo fallire. Il fallimento è molto più cogente della delusione, fa ancora più male, fa male in modo atroce. La delusione mina la fiducia negli altri, il fallimento può annientare quella in noi stessi. Da una delusione ne potremo uscire casomai un po’ rotti, ma dal fallimento si rischia di uscirne distrutti. Allora ci ostiniamo e neghiamo fino al peggio, fino anche a perdere il rispetto di noi stessi. Forse ho sbagliato il titolo del post … che delusione.
fonte immagine Allposter Buster Keaton nel film, The General, 1927