La cultura nella Russia contemporanea

Si è svolta nella Cripta Aula Magna dell’Università Cattolica di Milano la conferenza sulla cultura nella Russia contemporanea tenuta da S. Ecc. Aleksandr Alekseevich Avdeev, Ministro russo della Cultura dal 2008 al 2012 e Ambasciatore della Federazione Russa presso la Santa Sede dal 2013. La relazione è stata introdotta dal saluto dell’attuale Preside della Facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere della Cattolica, Prof. Giovanni Gobber, e da quello del Prof. Adriano Dell’Asta, docente di Slavistica presso la stessa Facoltà. L’interpretazione dalla lingua russa, eseguita dalla Prof. Elena Freda Piredda, ha permesso al vasto pubblico formato da professori, studenti e curiosi – attirati dal nome noto del relatore – di seguire l’intera conferenza.

Fonte: mospat.ru
Fonte: mospat.ru

“L’Europa deve tornare a respirare con tutti e due i polmoni, quello occidentale e quello orientale”. Così, con questa citazione dal Santo Papa Giovanni Paolo II, Avdeev ha iniziato il suo discorso, caratterizzato proprio da continui paragoni tra la Russia e il mondo occidentale a proposito della cultura nelle sue macrocategorie. In Russia, come anche in Italia, ci si pone spesso una domanda: perché è necessario preservare la propria cultura? Semplice: per non venire inghiottiti dalla globalizzazione. Lo scopo della cultura è quello di formare i valori etici e morali di una nazione e oggi, sotto la morsa sempre più stretta della commistione tra popoli, conservarla diviene un dovere morale. Questo non significa chiusura, bensì attenzione a mantenere gli aspetti più tipici della propria comunità.

In Russia si legge sempre di meno: colpa della computerizzazione e dell’utilizzo smodato della lettura dallo schermo. Prima un russo leggeva in media tre, quattro ore al giorno; oggi dedica la stessa quantità di tempo all’utilizzo del computer e di Internet. Ed è così in tutta Europa. La lettura elettronica è cresciuta in maniera inversamente proporzionale alla tiratura dei libri; in Unione Sovietica, la tiratura media fino a vent’anni fa era di 200-300mila copie, oggi solamente 5mila. Uno studio del Vaticano ha evidenziato come la lettura da tablet avvenga nell’emisfero sinistro del cervello, lo stesso che ha a che fare con l’informatica e la lettura veloce, indifferente alla bellezza della lingua. Con questo tipo di lettura, le informazioni acquisite vengono eliminate dalla memoria nel giro di poche settimane. La lettura dei libri cartacei è invece totalmente diversa: avviene nell’emisfero destro, è lenta e fa apprezzare maggiormente tutte le particolarità di una lingua. Questo tipo di lettura è anche quello più indicato per accogliere i valori morali ed etici contenuti nelle opere letterarie. Come insegna la storia, il libro deve continuare a esistere perché è solo attraverso di esso che l’eredità di un popolo può essere tramandata, favorendo lo sviluppo umano. Un altro problema è quello legato alla mercificazione dei libri: durante il periodo sovietico il libro non era considerato merce, veniva venduto a un prezzo inferiore rispetto a quello che era costato per essere prodotto. In questo modo, chiunque poteva creare la propria biblioteca. Oggi invece il libro dipende esclusivamente dalla pubblicità e, perciò, è sottoposto in tutti i modi alle leggi del mercato. La minore richiesta di libri ha portato conseguentemente alla scomparsa dei generi. La letteratura ha smesso di essere tribuna sociale e politica ed è diventata mero oggetto di mercato.

Il cinema, veicolo di informazione importante tanto quanto la letteratura, risente in Russia della forte influenza americana, leader mondiale in questo settore: infatti, il 90% delle catene di distribuzione è americano (e quindi anche i capitali). Avdeev ha portato l’esempio della Francia, che ha cercato in tutti i modi di riguadagnare un’identità cinematografica; il Paese guidato da Hollande stabilì una legge secondo cui il 60% dei film in circolazione dovesse essere francese, ma i risultati non furono quelli sperati. Allora fu deciso che, per ogni biglietto di un film americano, metà del guadagno dovesse essere reinvestito nella produzione di film francesi. Ma ancora una volta l’obiettivo non fu raggiunto.

Per quanto riguarda il teatro, altra grossa componente culturale, la Russia appare più meritevole rispetto all’Occidente. Sono presenti infatti un istituto di cinematografia, unico al mondo, dove si studia per sei anni e più di venti scuole di recitazione che prevedono un percorso di cinque anni. Per tutte le specializzazioni in questo campo, i russi si sono rifiutati di rientrare nel sistema 3+2 anni, che ben conosciamo in Italia: questo per poter garantire la massima qualità possibile di insegnamento e tenere alta la reputazione di Mosca come capitale teatrale del mondo.

Sono stati poi toccati numerosi altri argomenti, tra cui l’opera, il balletto e la conservazione dei monumenti. Tramite il suo discorso, Avdeev ha voluto destare consapevolezza su come, senza arte e cultura, non si possa verificare lo sviluppo di ogni individuo e, per questo motivo, tutti gli stati dovrebbero evitare che il processo culturale subisca rallentamenti o si blocchi del tutto. I dati sulla Federazione russa riportati dall’ambasciatore durante la sua relazione, soprattutto quelli relativi alla lettura e alla letteratura, sono del tutto equiparabili a quelli della situazione italiana attuale. Serve l’impegno di tutti per fare in modo che questa tendenza prenda una direzione diversa, per cercare di salvare la cultura e quindi il nostro futuro.

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