La crostata rappresenta uno dei dolci tipici più antichi della pasticceria italiana, basato sull’impasto della pasta frolla e farcito con confetture, frutta fresca, creme e marmellate. Caratterizzato, inoltre, dalla decorazione in superficie di vari intrecci fatti con la stessa frolla.
La nascita della ricetta della crostata non è facilmente collocabile, infatti, attorno ad essa ruotano diverse leggende e credenze popolari di cui parleremo in seguito. Il primo scritto si trova comunque all’interno del manoscritto, Le Viandier, di Taillevent risalente al XIV secolo.
Ma sembra che una ricetta molto simile venne già usata intorno all’anno mille a Venezia, quando iniziò l’importazione dello zucchero dall’Oriente.
Le varie farciture della crostata
Come abbiamo detto in precedenza la crostata è un dolce tipico dell’arte culinaria italiana e molto spesso rappresenta il classico dolce della nonna. Può essere preparato con creme, composte, ricotta e cioccolato, frutta fresca ma è anche possibile fare la crostata con la vostra confettura preferita.
Per farcire la crostata, grazie anche all’impiego della cucina moderna, si possono utilizzare tantissime creme, glasse e preparazioni come la panna cotta.
Gli ingredienti per preparare la base della crostata sono quelli della pasta frolla: zucchero, farina, burro e uova. L’impasto ottenuto da questi quattro ingredienti deve riposare in frigo per almeno 30 minuti.
Ma ovviamente se l’impasto della pasta frolla riposerà il giusto tempo il risultato sarà sicuramente perfetto. Sostanzialmente possono essere usati tre metodi per preparare la frolla della crostata:
- La classica pasta frolla più corposa e sostenuta.
- La pasta brisé che è meno zuccherata.
- La pasta sablé leggera e sofisticata.
La differenza degli impasti sta nelle dosi e nell’uso dello zucchero a velo che rende l’impasto più fine e delicato.
Tradizioni e leggende
Tra le leggende legate alla nascita della crostata, e in particolare alla pastiera napoletana, che abbiamo menzionato nell’introduzione di questo articolo ne troviamo una legata a un rito pagano in onore della sirena Partenope.
Partenope, che aveva stabilito la sua dimora nel golfo di Napoli, ogni primavera risorgeva dalle acque e pensava ad allietare le popolazioni del luogo con il suo canto. Così gli abitanti decisero di ringraziarla con le cose più preziose che avevano.
Sette fanciulle furono incaricate di consegnare alla sirena i doni simbolici rappresentati da:
- La farina per forza e ricchezza
- La ricotta per simboleggiare il lavoro e i suoi frutti
- Le uova che stavano a significare il rinnovamento della vita
- Il grano tenero bollito nel latte che indicava i due regni di Sicilia formati dal Regno di Napoli e Regno di Trinacria
- L’acqua di fiori d’arancio che simboleggia il ringraziamento alla natura
- Le spezie che indicavano i popoli lontani
- Infine lo zucchero che era il simbolo della dolcezza del canto di Partenope
Oltre questa leggenda ci sono altre credenze popolari e racconti interpretati in maniera differente, infatti la ricotta e lo zucchero sono la trasposizione culinaria del latte e miele presenti in offerte delle prime cerimonie cristiane.
Le uova simboleggiano il ritorno alla vita e l’acqua di fiori d’arancio il risveglio della natura, quindi di fatto il ritorno della primavera. Tuttavia questa leggenda si concluderebbe con la sirena che pone i doni ricevuti ai piedi degli dei, che apprezzando il gesto le restituirono il dolce. Che a sua volta la sirena dona agli abitanti che avevano mostrato gratitudine e generosità per il suo canto.