I retroscena dell’ammissione della Croazia nello Spazio Schengen

area schengen

Dal 1 gennaio 2023 la Croazia è entrata nella zona di libera circolazione prevista dagli accordi di Schengen. Quali sono i lati oscuri di questa ammissione?

Cos’é lo Spazio Schengen?

Lo Spazio Schengen  è stato creato nel 1985 e garantisce la libera circolazione all’interno degli spazi dei paesi dell’Unione Europea, senza che alle frontiere vengano richiesti documenti personali. Nato come progetto intergovernativo tra cinque paesi dell’UE – Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo –  si è gradualmente ampliato fino a diventare la zona di libera circolazione più estesa al mondo. Oggi garantisce la libera circolazione di 400 milioni di persone lungo i confini dei paesi aderenti. Oltre ad apportare numerosi vantaggi per i trasporti delle imprese  o per i flussi turistici, la Zona Schengen permette di vivere, studiare, lavorare e andare in pensione in ogni paese della zona.

Attualmente sono 27 i paesi dell’UE che fanno parte dell’Area, infatti vi sono alcune eccezioni. Non tutti i paesi europei aderiscono a questo progetto europeo: l’Irlanda per esempio ha scelto di non entrare a far parte dello Spazio Schengen e ha la propria area di libera circolazione con il Regno Unito.

Allo stesso tempo vi sono paesi extraeuropei che fanno parte dell’Area: Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein.

La Croazia è entrata nella Zona Schengen

La Croazia ha raggiunto la piena integrazione nell’Unione Europea, così come era stato per la Slovenia,  mentre per alcuni paesi, ad esempio la Serbia,  dell’est questo obiettivo sembra ancora molto lontano. L’ingresso della Croazia nello Spazio Shengen, come riportato su OpenMigration «suona come un premio per le autorità croate nella gestione della frontiera». Sono molti coloro che sostengono che l’ammissione della Croazia sia legata alle politiche di espulsione dei migranti dalle frontiere, facendo riferimento ai numerosi respingimenti illegali che si verificano al confine tra Bosnia Erzegovina e Croazia. In Croazia, il capo del governo ha annunciato con entusiasmo questo passo di integrazione europea, ma nel paese vi sono anche voci dissonanti. Alcune organizzazioni non governative  che si occupano dei flussi migratori hanno dichiarato, che la Croazia avrebbe ricevuto “un premio per sei anni di violazioni dei diritti umani”.

 




Anche Amnesty ha denunciato le  violazioni e gli abusi sistemici del diritto comunitario e internazionale che avvengono in prossimità delle frontiere croate.

Il Codice frontiere Schengen richiede in modo il rispetto del diritto internazionale e comunitario che include anche il principio di non respingimento sancito all’articolo 78 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea. Vietando di fatto l’esercizio di  respingimenti illegali di persone con diritto alla protezione internazionale ai confini dell’Ue nel processo di controllo e gestione delle frontiere.

Secondo i dati raccolti dal Danish Refugee Council, tra il 2019 e il 2021 sono stati registrati più di 30mila respingimenti illegali dalla Croazia alla Bosnia ed Erzegovina. Queste cifre mostrano chiaramente che l’Unione Europea, ammettendo la Croazia nello Spazio Schengen, non ha adottato le misure previste dal diritto comunitario.

Ludovica Amico

 

 

 

 

 

 

Exit mobile version