La crisi idrica è un grande problema attuale che colpisce soprattutto i bambini dei Paesi più poveri. Tra fame, malattie e sete questi piccoli non hanno speranza.
La crisi idrica è allarme nel mondo. Secondo l’Unicef 190 milioni di bambini sono in pericolo per le minacce legate all’acqua. Per farvi capire la quantità di persone, sono come la popolazione di 3 Italie. Sono 10 i Paesi dove l’acqua non è più reperibile, tutti in Africa occidentale e centrale, tra cui Nigeria, Somalia, Burkina Faso, Camerun, Benin, Ciad, Costa d’Avorio, Guinea, Mali e Niger. Questi territori sono vittime di una forte insicurezza idrica e di un impatto climatico devastante. La minaccia più grande è verso i bambini, ogni giorno ne muoiono 5.000 a causa di diarrea legata all’acqua non potabile.
La crisi idrica nel mondo
Nel mondo circa 2 miliardi di persone non hanno acqua sicura da bere e 3,6 miliardi non hanno servizi igienici adeguati, in pratica mezzo mondo. Ogni anno 1,4 milioni di persone, per la maggior parte bambini, muoiono per acqua non potabile e scarsi servizi igienici. Sono numeri esorbitanti che fanno capire quanto il mondo stia diventando un posto pericoloso, questo sempre a causa nostra. Spesso le zone in cui l’acqua non è più garantita sono vittime di conflitti armati che rendono ancora più grave la situazione di quei popoli. La crisi idrica si sta abbattendo in tutte le aree del mondo a causa dei cambiamenti climatici, lo scioglimento dei ghiacciai e la siccità. Se nei Paesi più sviluppati questo fenomeno ancora non porta gravi conseguenze per la popolazione, nei Paesi poveri è già un flagello per milioni di persone ogni giorno. L’acqua non potabile porta inevitabilmente alla contrazione di molte malattie infettive, a diarrea ed epidemie, proprio come sta accadendo in Africa.
In Africa non c’è scampo alla morte
Pensate solo un momento a com’è la vita di tutti noi ogni giorno. Ogni singola azione riguarda l’acqua: andare in bagno, farsi il caffè, lavarsi i denti, bere, mangiare. L’acqua permette la vita, e non una vita agiata come la nostra, ma anche semplicemente una vita dignitosa. Ecco tutto questo, la nostra quotidianità, non è possibile per i Paesi più poveri e i bambini non sapranno mai cosa vuol dire vivere dignitosamente perché la maggior parte muore prima dei 5 anni a causa della mancanza di acqua.
Nei 10 Paesi più colpiti un terzo dei bambini non ha accesso all’acqua e due terzi non hanno accesso ai servizi igienici di base. Le inondazioni contaminano le riserve idriche e le alte temperature permettono ai batteri patogeni di riprodursi più velocemente. 450 milioni di bambini vivono in aree con un alto rischio di vulnerabilità idrica e dilagano le epidemie di colera e tifo.
Com’è la situazione?
In Somalia 43.000 persone sono già morte a causa della siccità, la metà erano bambini. Si stima che che potrebbero morire 135 persone al giorno a causa della crisi idrica. La Somalia sta attraversando 5 stagioni consecutive di mancate piogge. È più grave della crisi della siccità del 2017-2018. Circa 2 milioni di bambini sono a rischio malnutrizione.
In Nigeria 78 milioni di bambini sono più esposti al rischio delle minacce legate alla crisi idrica. I livelli delle acque sotterranee si stanno abbassando tanto che la popolazione è costretta a scavare pozzi profondi il doppio rispetto a un decennio fa. A causa delle precipitazioni irregolari si alternano periodi di estrema siccità a gravi inondazioni che contaminano la poca acqua esistente. La Nigeria è tra i primi Paesi africani per morte di bambini dovuta a malattie diarroiche proprio a causa della contaminazione delle acque. Al ritmo attuale si stima che ci vorranno circa 16 anni per raggiungere l’accesso all’acqua sicura solo in Nigeria.
In Burkina Faso i conflitti armati gravano ancora di più sulla crisi idrica. Per lo sfollamento delle comunità, dei civili, vengono attaccate le strutture idriche. Nel 2022 sono stati attaccati 58 punti di approvvigionamento idrico, come se la carenza di acqua non fosse già abbastanza.
La crisi idrica all’attenzione del mondo
Dal 22 al 24 marzo si è tenuta a New York la conferenza mondiale sulla crisi idrica. L’Unicef ha portato alla luce la grande emergenza umanitaria dei Paesi più poveri. L’Unicef ha chiesto, tra le varie cose:
- Un aumento degli investimenti nel settore idrico e dei finanziamenti globali per il clima.
- Dare la priorità alle comunità più vulnerabili nelle politiche dei servizi idrici e igienici.
- Attuare il quadro di accelerazione globale SDG6 di UN-Water.
In Africa il prezzo dell’acqua è schizzato alle stelle, aumentando del 400% da gennaio 2021. Dalla conferenza è stata pubblicata la Water Action Agenda 2030, che contiene tutte le misure politiche ed economiche da adottare per sconfiggere la crisi idrica.
Molti Paesi si stanno dando da fare per risolvere il problema. Gli Stati Uniti per esempio hanno messo a disposizione 49 miliardi di dollari per investimenti per l’accesso all’acqua. La “Freshwater Challenge” invece è una sfida proposta da diversi Paesi come la Colombia, l’Ecuador e il Messico per ripristinare 300.000 chilometri di fiumi e 350 milioni di ettari di zone umide entro il 2030.
Speranze per il futuro
Insomma sembra che qualcosa si stia muovendo, il mondo sembra aver capito quanto la crisi idrica stia portando disastri imminenti e gli obbiettivi globali sembrano chiari. È pur vero che avere acqua a disposizione non vuol dire garantirla a tutto il mondo. I governi africani, come ho spiegato, sfruttano la mancanza di acqua per acuire i conflitti. Finché non cambieranno le politiche dei Paesi più colpiti dalla crisi, la situazione disastrosa in cui versano milioni di persone e bambini ogni giorno non potrà cambiare. Per migliorare realmente la situazione non basta portare loro acqua pulita e sicura, ma agire sul territorio per rendere i popoli liberi di avere le loro riserve d’acqua come tutti gli altri Paesi nel mondo. Per le politiche di quei luoghi la popolazione deve rimanere povera e ignorante, i capi si arricchiscono sulla pelle di quei poveri bambini che rischiano di non superare neanche la prima infanzia. Il mondo deve cooperare per poter cambiare la situazione africana, iniziando da quella politica.
L’acqua è un bene primario, noi siamo fatti al 95% di acqua, non è più accettabile che milioni di bambini muoiano per questo.