Nell’Artico, la crisi climatica minaccia l’allattamento degli orsi polari, e una popolazione una volta maestosa ora crolla inesorabilmente del 50%.
I grandi orsi bianchi del Polo Nord, noti come orsi polari o Ursus maritimus, sono tra le creature più afflitte dai mutamenti climatici che stanno trasformando il loro mondo. La causa di tale preoccupazione è lo scioglimento implacabile dei vasti estuari ghiacciati dell’Artico, che sottrae, inesorabilmente, il terreno sotto le loro massicce zampe. Questi formidabili plantigradi, nel loro habitat, fanno affidamento sulle estese piattaforme di ghiaccio come terreno di caccia per le loro prede preferite: le foche. Ma non si limitano solo a loro, poiché quando possibile, si lanciano anche nella caccia dei maestosi cetacei, specialmente quando questi si “perdono” tra i complessi canali ghiacciati e rimangono al riparo delle acque aperte. Ma a causa del riscaldamento globale, il ghiaccio marino stagionale scompare sempre prima durante le “stagioni calde” e tardi durante le stagioni fredde.
Questo processo, inevitabilmente, si traduce in un prolungamento del digiuno cui sono costretti gli orsi polari durante i mesi più caldi, quando non riescono a catturare le loro prede. Le conseguenze per la loro salute sono devastanti, ma le creature che patiscono in modo particolare sono le madri orse con i loro piccoli. Le madri si trovano a fronteggiare un notevole dispendio di energia per produrre il prezioso latte, ricco di grassi, che è essenziale per il nutrimento dei loro cuccioli. Più il periodo senza cibo si protrae, minore è la quantità di latte che possono offrire, quando ancora sono in grado di produrlo. Questa combinazione di eventi mette a repentaglio non solo la sopravvivenza delle madri ma anche quella dei loro piccoli indifesi.
Secondo un recente studio condotto da un team internazionale di ricercatori, il drammatico declino del 50% della popolazione di orsi polari nell’area occidentale della Baia di Hudson, in Canada, avvenuto negli ultimi decenni, sembra essere direttamente correlato all’estesa riduzione del ghiaccio marino stagionale. Questa riduzione impedisce alle madri orse di prendersi cura di se stesse e dei loro cuccioli, proprio come facevano in passato. Il gruppo di scienziati, guidato da esperti del Quantitative Global Change Ecology Laboratory dell’Università di Toronto Scarborough, ha lavorato in stretta collaborazione con colleghi dello US Geological Survey – Alaska Science Center di Anchorage, Stati Uniti, e del Dipartimento di Ecologia e Biologia Evoluzionistica dell’Università di Toronto.
La professoressa Louise Archer, che ha guidato la ricerca, ha rivelato che gli orsi polari producono un latte ad alto contenuto energetico con un impressionante contenuto di grassi che può raggiungere anche il 35%, rendendolo simile a una deliziosa panna montata. Questo latte nutriente consente ai cuccioli di crescere rapidamente, passando da soli 600 grammi alla nascita a oltre 100 chilogrammi quando raggiungono l’età di circa due anni e mezzo e diventano indipendenti dalle loro madri. Attraverso l’analisi dei dati raccolti, gli scienziati hanno scoperto che circa tre decenni fa, quando le femmine trascorrevano tre mesi sulla terraferma durante il periodo di scioglimento del ghiaccio stagionale, avevano il 53% di probabilità di allattare cuccioli appena nati. D’altra parte, le femmine con cuccioli di un anno avevano solo il 35% di probabilità di allattarli. Ma dato che il numero di giorni senza ghiaccio marino è aumentato di sette giorni ogni decennio a causa del riscaldamento globale, i ricercatori ritengono che il prolungamento del digiuno abbia avuto un impatto disastroso sulla sopravvivenza delle famiglie di orsi. Le madri sono costrette a fare i conti con il compromesso tra smettere di allattare per cercare cibo e sopravvivere, o continuare a nutrire i loro cuccioli e rischiare la morte a causa della carenza di grassi.
L’allungamento dei periodi di digiuno si riflette in modo lampante nella drastica diminuzione della popolazione di orsi polari nella baia di Hudson. Molte femmine muoiono cercando disperatamente di far sopravvivere i loro cuccioli, mentre molti cuccioli perdono la vita a causa delle morte delle madri. Lo studio ha rivelato che più lungo è il periodo di digiuno, maggiori sono le probabilità che l’allattamento venga interrotto. L’energia del latte diminuisce drasticamente quando le femmine devono nutrire due cuccioli anziché uno solo. Gli autori dello studio hanno sottolineato che queste alterazioni nell’allattamento avranno probabilmente conseguenze significative sia sulla sopravvivenza delle femmine sia sul destino della prole, che potrebbe essere drasticamente influenzato fino a minacciare la stabilità della popolazione di orsi polari. Dato che il riscaldamento dell’Artico comporta periodi sempre più lunghi senza accesso alle prede primarie in gran parte del loro territorio, i risultati della ricerca indicano che l’allattamento sarà sempre più compromesso. Questa preoccupante ricerca, intitolata “Lactation performance in polar bears is associated with fasting time and energetic state,” è stata pubblicata sulla rivista scientifica Inter-Research Science Publisher.