La crescente pressione economica sulle famiglie con disabilità

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La società contemporanea è testimone di un’evoluzione economica tumultuosa, con la pressione economica sulle famiglie con disabilità che si fa sempre più avvertire in modo inequivocabile.


Negli ultimi tempi, il contesto socioeconomico è stato segnato da una serie di avvenimenti che hanno generato allarmi diffusi nella società. Il “caro energia“, l’incremento dei prezzi dei generi alimentari essenziali e l’aumento dei costi dei carburanti sono solo alcune delle problematiche che hanno suscitato preoccupazioni tra la popolazione. Tra le vittime più vulnerabili di tali difficoltà economiche, si annoverano in particolare le persone con disabilità e le loro famiglie.

In un quadro di crisi economica generalizzata, i nuclei familiari che accolgono individui con disabilità o anziani devono affrontare un ulteriore fattore di stress economico: i costi legati al lavoro domestico. A partire dal 1° gennaio 2023, questi costi sono stati ridefiniti in seguito a un accordo sui minimi retributivi, tenendo conto dell’incremento del costo della vita, e, chiaramente, questo accordo ha comportato un aumento delle retribuzioni.

Il lavoro domestico e la contrattazione collettiva

Durante il dibattito in sede del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) sul salario minimo, è emerso che il settore del lavoro domestico è escluso dalla contrattazione collettiva. Tale esclusione può avere un impatto economico significativo su coloro che necessitano di assistenza personale nelle diverse fasi della vita quotidiana, dalle attività più semplici a quelle più complesse.

Questa esclusione dalla contrattazione collettiva contribuisce all’incremento dei costi nel lavoro domestico, che grava pesantemente sulle famiglie che già affrontano situazioni complesse. L’effetto cumulativo di questi fattori può rendere la situazione insostenibile, specialmente quando si somma agli altri aumenti dei costi precedentemente menzionati.

Segregazione e povertà

L’attuale contesto di crescita dei costi legati al lavoro domestico potrebbe accentuare la segregazione delle persone con disabilità, spingendo alcune di esse a considerare alternative come le strutture residenziali chiuse. Questo scenario costituisce un vero e proprio “viatico ideale” per la segregazione delle persone con disabilità, minando il principio di inclusione sociale e contribuendo a marginalizzare ulteriormente questa popolazione.

L’importanza di intervenire tempestivamente in questo settore è evidente. È cruciale che i provvedimenti economici futuri tengano conto delle esigenze delle famiglie con disabilità e degli individui anziani che sono ormai sull’orlo della povertà, se non già al di là di essa. È fondamentale riconoscere che la disabilità e la povertà possono interagire in un circolo vizioso, amplificando la difficoltà di coloro che si trovano in queste situazioni, soprattutto in periodi di crisi economica.

L’aumento dei costi legati al lavoro domestico rappresenta una sfida significativa per le famiglie che accolgono persone con disabilità o anziani. La loro esclusione dalla contrattazione collettiva accentua ulteriormente questa difficoltà, con il rischio di alimentare la segregazione e la povertà tra queste categorie di persone. È imperativo che le politiche economiche future includano misure di sostegno che allevino le pressioni finanziarie su queste famiglie e promuovano un’effettiva inclusione sociale. La società deve riconoscere l’urgenza di affrontare questa problematica e adottare misure concrete per mitigare gli effetti negativi che essa comporta.

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