La Corte Suprema di Mauritius depenalizzata l’omosessualità: sentenza storica

La Corte Suprema di Mauritius depenalizza l'omosessualità.

L’abrogazione della legge anti-Lgbtqia+ è stata decisa dalla Corte Suprema di Mauritius nella capitale Port Louis:“E’ un retaggio coloniale”. La criminalizzazione e il divieto di intraprendere rapporti tra persone dello stesso sesso, fino ad oggi valida nel Paese africano, sono stati definiti “discriminatori” e “incostituzionali.

Con la sentenza decisa mercoledì scorso, la Corte Suprema di Mauritius ha ribadito lo stato democratico e laico del Paese africano. Dunque, non può essere giustificata l’intromissione dello Stato nella vita privata delle persone appartenenti alla comunità Lgbtqia+.

La sezione 250 del Codice penale, dunque, è stata definita discriminatoria e incostituzionale perché non rispecchia i valori e i principi di Mauritius.

“Criminalizza l’unico modo naturale per Abdool Ridwan Firaas Ah Seek e altri uomini omosessuali di avere rapporti sessuali, mentre agli uomini eterosessuali è concesso il diritto di avere rapporti sessuali.”

Cosa prevedeva la norma anti-Lgbtqia+

Risalente al 1838, e quindi riconducibile ad una chiara presa di posizione di matrice coloniale, la sezione 250 del Codice penale di Mauritius era rimasta invariata anche dopo la conquista dell’indipendenza nel 1968.

Tale norma prevedeva fino a 5 anni di carcere per coloro che erano coinvolti in relazioni omosessuali e scoperti colpevoli di “sodomitismo”.

L’iter per l’annullamento di tale legge in vigore è iniziato nel 2019, grazie ad un’azione legale intrapresa dalla società civile Young Queer Alliance.

La Corte Suprema di Mauritius e la sentenza storica per i diritti Lgbtqia+

La sentenza che riguarda i territori  di Mauritius non deve essere celebrata solo per quanto riguarda i confini di questo Paese, ma rappresenta una conquista per tutto il territorio africano, dove, ancora oggi, molti Stati si trovano a adottare ideali troppo spesso opposti a tale presa di posizione.




Il presidente dell’organizzazione locale LGBTQIA+ Collectif Arc-en-Ciel, Abdool Ridwan Firaas Ah Seek, sostenuto dallo Human Dignity Trust di Londra, ha avviato un’azione legale con la quale contestava la costituzionalità della sezione 250 del Codice penale di Mauritius.

L’argomentazione principale faceva leva sul fatto che egli stesso, cittadino di una Stato democratico e laico, aveva regole e interferenze dettate dallo Stato per quanto riguarda la sua vita privata.

Il giudice, infatti, ha riconosciuto che l’orientamento sessuale del querelante come “naturale e innato… non può essere alterato ed è una variante naturale della sua sessualità”.

I punti principali che la Corte Suprema di Mauritius ha preso in considerazione

I punti cardine presi in considerazione per emettere questa sentenza sono:

  • La sezione 250 rappresentava palesemente una violazione dei valori costituzionali di Mauritius, ovvero i principi di democrazia e laicità.
  • La criminalizzava dell’omosessualità condannava ingiustamente l’unico modo naturale per persone appartenenti alla comunità di avere rapporti sessuali, mentre gli eterosessuali godevano di piena libertà.
  • Il riconoscimento dell’orientamento sessuale come “naturale e innato” in quanto non può essere cambiato e che quindi rappresenta una variante naturale della sessualità umana.

Le razioni e il sostegno delle organizzazioni e degli attivisti per i diritti umani

Dopo questa storica sentenza, sono state numerosi gli attivisti dei diritti umani che hanno espresso il loro sostegno in merito a tale presa di posizione.

Lo Human Dignity Trust ha twittato:

“Human Dignity Trust applaude questa decisione, così come il lavoro del governo per riformare leggi più ampie sui reati sessuali, per eliminare la discriminazione e fornire un’adeguata protezione contro la violenza sessuale. Questa vittoria porta a 65 il numero di giurisdizioni che ancora oggi criminalizzano le persone LGBTQIA+. Mauritius si unisce ad altre nazioni africane come Sud Africa, BotswanaSeychellesMozambico, che hanno sradicato simili disposizioni criminalizzanti dell’era coloniale dai loro codici.”

Mentre, Pliny Soocoormanee, gay dichiarato e funzionario dell’organizzazione per i diritti umani The Peter Tatchell Foundation ha affermato:

“Sono felicissimo che dopo 185 anni di criminalizzazione delle persone LGBT a Mauritius, questa legge omofobica sia finalmente giunta al termine. Non abbiamo mai chiesto un trattamento speciale, solo uguaglianza e rispetto. Mauritius può essere piccola, ma il messaggio che invia al mondo è enorme. La criminalizzazione in ogni Paese appartiene al passato. Come gay mauriziano, questo giorno vivrà con me per sempre”.

Andrea Montini

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